L'Historiador, l'uomo che fa rinascere Cuba

L'Historiador, l'uomo che fa rinascere Cuba ALL'OPERA PER RICUPERARE L'HISPANIDAD CON IL RESTAURO METODICO DEGLI ANTICHI PALAZZI L'Historiador, l'uomo che fa rinascere Cuba In questa città afosa e tropicale, appaiono dunque tratti che rimandano alla nostalgia per la madrepatria iberica, all'abbaglio delle città andaluse (Cadice, soprattutto) o al colore dei quartieri secenteschi di Napoli REPORTAGE Raffaello Masci SONO i tratti di una città spagnola del Settecento, quelli che stanno riemer�gendo dal restauro del�l'Avana vecchia: palazzi nobi�liari dai portali blasonati, edi�fici civili guarniti di logge e lesene, abitazioni comuni dal�le facciate pretenziose che si aprono su «paseos» di evoca�zione aristocratica. In questa città afosa e tropi�cale, appaiono dunque tratti che rimandano alla no�stalgia per la madrepatria ibe�rica, all'abbaglio delle città andaluse (Cadice, soprattutto) o al colore dei quartieri secen�teschi di Napoli. Il recupero di questa «hispanidad» sepolta è opera di una specie di «alto commissario del governo» cubano, la cui carica medesima racchiude nella denominazione un che di spagnolesco: è «el historiador», il custode della storia, e si chiama Eusebio Real. Il lavoro di restauro della vecchia capitale ci viene illu�strato da una sua giovane collaboratrice, Azalia Arias: «Qui a Cuba abbiamo fatto una scelta diversa rispetto ai com�pagni ("companeros") dei Pae�si dell'Est europeo ci spiega -. Noi non vogliamo distrugge�re le tracce del passato, ma recuperare ciò che appartiene alla nostra cultura, alla nostra identità». E la loro identità è soprat�tutto questa impronta iberica. cattolica e mediterranea che traspare dall'antico tracciato urbano. Le statistiche dicono che ci sono 156 edifici del Seicento nel cuore dell'Avana, 200 del Settecento, 460 dell'Ottocento (di epoca isabelina, soprattut�to), senza dire delle molteplici costruzioni Liberty dell'inizio del XX Secolo, affacciate sul lungomare del Malecón o inse�rite nell'esclusivo parco del Vedado. Cuba è stata la prima delle grandi isole ad accogliere gli spagnoli nel 1492 e l'ultimo territorio americano a liberar�sene, nel 1898. Gli iberici, che avevano fat�to terra vergine degli insedia�menti aborigeni, avevano volu�to riprodurre qui a L'Avana la terra che avevano lasciato al di là dell'Atlantico e, come spesso accade agli emigrati, la nostalgia struggente ha defor�mato l'immagine che si voleva riprodurre, idealizzandola. Cos�le chiese hanno voluto competere con quelle spagno�le in sontuosità, i palazzi in alterigia, le case in decoro, le piazze e le vie in ampiezza. Ma tutto questo, con la dipartita degli spagnoli era stato affidato al pragmatismo capitalista degli americani che avevano preferito puntare su edifici nuovi di zecca, su grandi alberghi un po' kitsch, su case da gioco e lupanari. La «down town» spagnola era stata abbandonata a se stessa, al suo degrado graduale e inesorabile, alla sua fatiscenza maleodorante, alla deriva sociale di dormitorio per pove�ri ed esclusi. Neir82 però l'Unesco di�chiarò «L'Avana vecchia» pa�trimonio mondiale dell'umani�tà. Ci sono voluti dieci anni perché il governo cubano tro�vasse una formula che, senza ledere l'ortodossia socialista, consentisse di accumulare i capitali necessari per restaura�re l'antico abitato. L'historiador è il risultato di questo processo. Muovendo da un finanzia�mento iniziale dello Stato (del 1993) ha potuto restaurare alcuni edifici da affittare poi lucrosamente a società, anche straniere, e trarne delle royalties da reinvestire poi nei medesimi restauri, innescan�do un meccanismo esponenzia�le di autofinanziamento che ha consentito, a tutt'oggi, di recuperare circa 400 edifici storici di pregio, attingendo alle più alte competenze euro�pee in materia di restauro conservativo (molti tecnici so�no andati a studiare a Firenze e a Venezia). Il modo migliore per cono�scere le città antiche è quello di perdersi nelle loro vie, ma conviene iniziare dal sito in cui la città ha il suo fulcro. Nel nostro caso plaza de las Armas, una grande area oggi alberata in cui c'è tutta la memoria del potere spagnolo: la cappella che sorge dove fu celebrata la prima messa in terra cubana, il palazzo dei conti di Santovenia oggi «ho�tel di Stato» a cinque stelle, il palazzo del capitano generale (cioè del viceré) oggi museo della città, il «castillo de la fuerza», antico avamposto a protezione delle porte cittadi�ne. Calle Obispo (via del vesco�vo) è l'arteria principale che si apre da questa piazza: la catte�drale e gli altri edifici notabili della città si trovano su dira�mazioni di questa via. E calle Obispo è anche la vetrina della nuova Avana restaurata che appare tanto più splendente in quanto è costante il raffronto con ciò che ancora attende interventi. E cos�ai palazzetti ocra e rosa si alternano catapecchie in disarmo e case cadenti. L'intera città è un mosaico di questa alternanza tra il fatto e il da fare, il pulito e il degrada�to. E c'è anche una terza variante: il restaurato ri-de�gradato perché, in ottemperan�za ad una demagogia tipica di tutti i regimi, i palazzetti restaurati sono stati affidati «alle masse popolari» le quali capiscono il pregio dell'edifi�cio loro assegnato solo fino ad un certo punto, e lo trattano di conseguenza. Non è difficile quindi vedere un lezioso log�giato rococò diviso equamente fra tre inquilini che hanno separato le rispettive zone con lastre di compensato e arreda�to il dehors a piacere (mobilet�ti di formica, panni stesi, sedie di plastica, radioline a gogò). Su questo itinerario si inne�stano i «percorsi ufficiali»: quello della «revolución» che passa per il relativo museo nella casa dell'ex dittatore Batista, o per l'omonima piaz�za sacra alla memoria del Che. Ma c'è anche l'itinerario di Hemingway diventato busi�ness. E c'è il percorso nella «riserva» per soli stranieri: la zona delle ambasciate (il Veda�do). Non c'è invece un itinera�rio shopping: Cuba è un Paese del socialismo reale, e il capita�lismo consumista è presente solo in tracce irrisorie, che non possono sollecitare la sma�nia spendereccia degli europei dalla credit-card facile. UNA SCELTA DIVERSA RISPETTO Al «COMPANEROS» DELL'EST: «NON VOGLIAMO DISTRUGGERE LE TRACCE DEL PASSATO, MA CONSERVARE CIÒ CHE APPARTIENE ALLA NOSTRA CULTURA» Uno scorcio dell'antica Avana e una vista sul Malecón, il famoso lungomare (immagini datate 1959 tratte dal volume «La Cuba di Fidel», foto di Osvaldo e Roberto Salas, edito da Gremese, pp. 175, L.60.000)

Persone citate: Arias, Armas, Cadice, Eusebio Real, Hemingway, Obispo, Raffaello Masci, Roberto Salas