Nel '900 di Orio Vergani, aspettando che Pirandello finisca i «Sei personaggi» di Orio Vergani

Nel '900 di Orio Vergani, aspettando che Pirandello finisca i «Sei personaggi» Nel '900 di Orio Vergani, aspettando che Pirandello finisca i «Sei personaggi» «Alfabeto del XX secolo»: cose viste, ritratti, incontri di un maestro del giornalismo RECENSIONE Bruno Quaranta CONOSCERE tre lingue, posse�dere tre lauree, vantare tre ma�ster in giornalismo, ov�viamente oltreoceani�ci, e non andare oltre richiesti di raccontare Primo Camera «fu un grande pugile». Lingue, lauree, ma�ster, ovvero il nulla di fronte a questo folgorante rigo: «Il Padreter�no s'era tolto il capriccio di fare venire al mondo una statua. Dalla cintola in su. Camera era un capola�voro della creazione». Piace, tonifica, ristora nuotare nella prosa di Orio Vei^gani, giornali�sta principe, im principe del «Corrie�re» di via Solferino. Se ne andò all'improvviso, forse obbedendo a un dovere tanto misterioso quanto inderogabile, nel 1960, lasciando in eredità a color che sanno (che sanno soprattutto distinguere tra parola e scarabocchio) circa ventimila artico�li. Eccone, per la cura appassionata del figlio Guido, una scelta. Dalla A alla Z, da Alluvione a Zulù, una RECENBrQua SIONE no nta girandola di protagoni�sti, eventi, luoghi del Novecento: «Alfabeto del XX Secolo» (con un ricordo di Indro Monta�nelli e un saggio di Giuliano Gramigna). Questa enciclope�dia fortissimamente voluta da Oreste del Buono, vivida, fresca d'inchiostro, che non archi�via, che non ripone nel baule le storie, ma assicura loro una inossi�dabile contemporaneità, è un ulte�riore omaggio postumo a Orio. Do�po, soprattutto, «Misure del tem�po», il diario 1950-1959, il meglio di Vergani, come lo salutò Montanelli, di Vergani collega, sodale, a Vergani accomunato da un'eguale caratura: «Non è un libro, come si suol dire, da leggere d'un fiato. E' un libro da tenere sul comodino. Io l�l'ho mes�so, accanto al "Journal" di Renard». Se di libri, sul comodino, ne stanno tre, bene. Viceversa con buona pace di Montanelli non si esiti a escludere Renard per r«Alfabeto». Innanzitutto un antidoto con�tro la cultura generale, 1'«analfabe�te» che è. Chi ha memoria di Jac�ques Fath, «il primo uomo capace di carpire alle couturières lo scettro della moda»? Chi ricorda Virgilio Talli, l'attore maestro «che aveva suggerito a Buggeri il tono per dire: "Dormii settecento anni!...»? (Apro�posito: Virgilio Talli è il padre di Orio, Guido verrà a saperlo solo scomparso il genitore, e non dai familiari). Chi rammenta Anselmo Bucci, il pittore autodidatta tra i fondatori di «Novecento» (tomato da Parigi a Milano, «le sue totali clausure invernali duravano cinque mesi. 1...]. Non apriva le finestre per il timore della nebbia fredda e del�l'inverno»)? Fluviale Vergani, mai prolisso, mai arenato nelle brume stilistiche, lui sensibile allo stile mirabilmente «sporco» (quando è «sporco») della commedia umana, estraneo ai ghiri�gori accademici, al vacuo elzevirare. A calamitarlo sono le «cose viste» (come non evocare Ojetti), a esaltante la vena sono gli «incontri» (come non ritornare a Montanelli). Montanelli, rieccolo: «Il suo (di Orio) ha osservato con affettuosa malizia era un giornalismo di evasione che non prese mai di petto nulla e nessuno: un giornalismo di pastello, sfumato e delicato, refrat�tario alle asprezze polemiche e ai toni drammatici». Sarà, sarà il senno di poi, ma è un esempio la voce «Oceanica (adunata)», letta oggi, è una cartoli�na al vetriolo ancorché «pastellata» dell'Italia fascista, accesa da una dolenza surreale, da un disincanto chapliniano, da uno sguardo comi�co («E' il popolo anonimo e innume�revole confuso in una sola ansia di attesa»), qua e là un salvifico eserci�zio letterario, la letteratura che riscatta la cronaca («Gomito a gomi�to, spalla a spalla, questa massa, entro la quale un uomo potrebbe essere stritolato come un canestro di vimini nelle mani di un gigan�te...»). Ma sono gli individui, i chicchi individui, come direbbe Gadda, a folgorare Vergani, da Vei^ani plasti�camente scritturati per la pagina. Si chiamino Pirandello (la fortuna che è virtù volle che Orio si trovasse nello studio del Maestro, mentre questi stava ultimando i «Sei perso�naggi»), o si chiamino Petrolini, Padre Pio, Ludmilla Pitoéff o (insuìerabile ritratto) Federigo Tozzi, 'amico carissimo accolto con Giuliotti alla stazione di Siena: «... in un pomeriggio di tal sole che entrava fin là dentro, a cercare il carro con il feretro e le corone, in fondo ai vagoni d'un accelerato polveroso che aveva contato tutti i cipressi della campagna». Orio Vergani Alfabeto del XX secolo Baldini Se Castoldi, pp. 569, L 39.000 ANTOLOGIA

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