L'Italia è tutta una finestra di Giorgio Boatti

L'Italia è tutta una finestra L'Italia è tutta una finestra reportages Anni 50 di Carlo Levi: un viaggio premonitore alle radici nazionali del «Grande Fratello» | TALIA dell'inno di Mameli o delle cento città, delle mille I patrie? Di questi tempi l'enfa�si posta sull'orgoglio patriotti�co a volte esibito come un refrain musicale da far marciare sul ritmo sempre più accelerato dell' inno di Mameli, non s'accompa�gna sempre ad una comparabile, adeguata attenzione dedicata ad altri aspetti: quelli dell'intreccio composito delle diversità, delle profonde e variegate radici che costituiscono l'insieme di questa nostra nazione. Sembrano appartenere ad un' altra era i tempi in cui narratori come Piovene percorrevano con lucidissima attenzione le città e la provincia italiana fissandole in quel memorabile affresco co�stituito da Viaggio in Italia. E' vero che da quell'itinerario è trascorso quasi mezzo secolo e tuttavia molte delle tappe com�piute nelle diverse città fanno affiorare nelle pagine di Piovene quasi inconsapevoli premonizio�ni su quello che poi sarebbe accaduto, che poi sarebbe stato. Intuizioni innestate sulla capaci�tà di scrutare in profondità e trasformare in narrazione le spe�cificità e le radici delle nostre genti. Oggi che il futuro è sotto i nostri occhi, frutto dell'amalga�marsi di antiche costanti e di avveniristiche contaminazioni, si ha l'impressione che il timore di apparire provinciah avulsi dai venti delle modernizzazioni e delle globalizzazioni planetarie che investono ogni angolo della penisola impedisca di posare sulla nostra realtà quello sguar�do che Piovene ha saputo affida�re al suo libro. Nato già allora non lo si dimentichi, visto che va per la maggiore attualmente l'idea della contaminazione dei vari mezzi di comunicazione come un lungo reportage radiofo�nico. E se diagnosi bisogna cerca�re a questa cecità, a questo muti�smo, forse occorre attingere a Emesto De Martino, quando spiegava la necessità di avere un villaggio nella memoria poiché "coloro che non hanno radici, e sono cosmopoliti, si avviano alla morte della passione e dell'uma�no; per non essere provinciah occorre possedere un villaggio vivente nella memoria, a cui l'immagine e il cuore tornano sempre di nuovo, e che l'opera di scienza o di poesia riplasma in voce universale". In anni più vicini a noi, altri ad esempio Gianni Celati o San�dro Onofri hanno saputo con i loro personalissimi approcci, tracciare le mappe delle infinite diversità che compongono questa nostra Italia. Per chi non le conoscesse inoltrarsi nelle pagi�ne de Le magnifiche sorti lascia�te da Onofri prima della sua prematura scomparsa è andare alla scoperta di una Padania afferrata nella stupefacente gag di "o mio babbino mio" (dialogo surreale tra l'autore e un portiere d'albergo in quel di Reggio Emi�lia). E' sprofondare in alcuni an�goli e storie dove la realtà della Calabria s'illumina di improvvi�se, folgoranti intuizioni. E' per�correre le strade di un Appenni�no immutabile e dove anziché varcarne lo spazio Onofri pare traversarne gh strati temporali, facendone uscire con totale natu�ralezza e grande efficacia perso�naggi e vicende che stanno tra di noi ma sembrano contempora�nei a secoli trascorsi. La stessa sensazione di una girandola di tantissime diversità italiane scrutate con intelligente leggerezza emerge da Le mille patrie. Uomini, fatti, paesi d'Ita�lia con cui l'editore Donzelli ha riunito una serie di articoli di Carlo Levi pubblicati tra il finire degli anni quaranta e i primissi�mi anni sessanta. Chi vuole capi�re la provocatoria, preziosa at�tualità del volume in queste settimane in cui metà del nostro Paese è in crisi di astinenza per la conclusione del "Grande Fratel�lo" e l'altra metà s'interroga per�plessa sulle ragioni più profonde di questa sindrome si vada a leggere l'articolo "Le finestre". Levi scrive dunque: "Il nostro, è un paese di finestre, e di occhi che stanno intenti dietro le fine�stre, e guardano, scrutano, spia�no, contemplano, si arricchisco�no di immagini, si dimenticano di sé nell'atto di guardare, e brillano di simpatia per quello che vive e si muove là fuori, e si animano di vita per questa shnpatia. Passa per le pupille questo continuo nutrimento, questa as�similazione del mondo, che scac�cia la malattia mortale della noia e l'avaro isolamento". L'articolo era stato pubblicato da Carlo Levi su La Nuova Stam�pa del 25 settembre 1956: qual�cuno, nonostante i decenni tra�scorsi, può sostenere che in queste intuizioni di tanti decenni fa non ci fosse già la filigrana che porta all'Italia di Taricone e di Marina? Svariate sono le occasioni che hanno portato Levi a scrivere questi testi che apparvero su numerose testate. E tuttavia an�cora ima volta l'autore di Cristo si è fermato a Eboli dimostra di essere uno dei pochi narratori del nostro Novecento che dawe-, ro percorrono quella mappa dell' italianità che in mille mescolati frammenti è stesa sul territorio della nostra penisola. Quello che impressiona davanti agli assilli dei modemizzatori e dei globalizzatori assatanati a tagliare me�morie e radici è come siano nuovi, pervasi del nostro attuale presente, quésti pezzi che vengo�no dedicati ad un'Italia apparen�temente immobile, arcaica, len�tissima. Efficacissimi lampi che scaturiti dal passato illuminano d'inteUigenza un presente assolu�tamente vicino. Davanti al crescere del "mamelismo", tutto inni e buonismo patriottico, si salga con Levi sulla scalinata del monumento al Milite Ignoto, lungo il percor�so delineato nell'articolo "la pa�tria di marmo": "e cos�forte era il contrasto tra la vivente realtà del paese e l'irreale assurdità del mio osservatorio, che un'infinità di immagini, di problemi, di do�mande non potevano non affol�larsi alla mente; e prima di tutto il ripensamento sui fatti e sui valori fondamentali della nostra storia unitaria, sul rapporto tra il nostro popolo e la sua classe dirigente...". Infiniti gli spunti: dal mutamento del ruolo delle piazze nella politica italiana ("Le piazze erano più forti delle paro�le: le accoghevano ma le spegne�vano o le costringevano aùa loro forma...") ai treni, a personaggi indimenticabili. Frammenti di un'Italia che per infinite vie giun�ge dal passato per operare anco�ra nel presente. Basta saperla vedere. Carlo Levi: Donzelli pubblica «Le mille patrie», un viaggio in Italia DA LEGGERE Carlo Levi Le mille patrie. Uomini, fatti, paesi d'Italia Donzelli, Roma 2000 Sandro Onofri Le magnifiche sòrti Racconti di viaggio (e da fermo) Baldini 8 Castoldi, Milano 1997 LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Itaiia di Oreste dei Buono e Giorgio Boatti (gboitti@venus.it)