Terim, l'antimago che tutti vogliono

Terim, l'antimago che tutti vogliono L'ALLENATORE TURCO E' NEL MIRINO DEL MILAN E DITANTI GRANDI CLUB Terim, l'antimago che tutti vogliono «La nostra arma è il divertimento: ho paura solo diDio» personaggio Alessandro Rialti FIRENZE SO benissimo chi è la Juventus, conosco la storia immensa di questo club che ha le radici al centro della storia del calcio. So anche che esiste uno storico contra�sto tra Firenze e la squadra bianco�nera e so che la Juve di oggi ha più di una chance di conquistare lo scudetto e che intende strapparlo alla Roma. Ma tutto questo non può cambiare il mio modo di essere e di pensare. Rispetto tutti gli avversari ma poi trasmetto alla mia squadra un solo principio: faccia a faccia, per vincere, contro chiunque...». Fatih Terim è arrivato in Italia quando l'estate era appena un'ipo�tesi. Chiamato da Vittorio Cecchi Cori alla Fiorentina improvvisa�mente lasciata orfana da Giovanni Trapattoni. Quella di allora parve a molti una scelta al limite del suici�dio, quasi una provocazione. An�che se chi conosceva bene il calcio intemazionale non si era fatto sfug�gire questo nuovo personaggio. questo uomo che pareva intaghato con un'ascia, occhi scuri, vigila e in perenne movimento. Un uomo che non aveva paura delle parole né delle sfide. Un attimo dopo essere arrivato a Firen�ze, aveva lasciato tutti a bocca aperta annunciando che in due mesi avrebbe imparato a capire e a parlare l'italiano e che non conosce�va la paura: anzi che aveva paura solo di Dio. Il suo passo era stato quello di far cambiare il ritiro della squadra (via, lontano dai circuiti presunti dell'ala vacanziera), tutti in Au�stria, a Seefeld, poi si era mosso in prima persona per ammorbidire le tensioni di Rui Costa (che mormora�va propositi di cambiar casacca) e dello stesso Toldo. Aveva iniziato una preparazione che subito aveva lasciato perplessi. Niente strumenti avveniristici, una certa arcaicità nel progetto di lavoro, vecchi esercizi ginnici; pe�rò tanta applicazione del pressing, del controllo di palla, dell'automati�smo negli schemi. Infine un'atten�zione formidabile alla natura psico�logica: «Questo conta moltissimo nel calcio di oggi, bisogna trasmettere messaggi precisi, far capire che vincere è l'obiettivo e che per vincere occorre giocare al pallone. Non serve difendersi, se ti difendi e basta puoi allungare solo i tempi dell'agonia. Per vincere bisogna essere in undici a tirare la corda, undici a remare nello stesso senso. Vince una squadra, non la somma di tre distinti reparti». Proverbi, aforismi, slogan, parabole e imma�gini a effetto, Fatih Terim ha cos�conquistato i suoi giocatori e la Fiorentina, Firenze. Ha iniziato a conquistare credi�bilità anche nel calcio italiano. Al punto che, si dice insistentemente, sia già diventato uno dei papabili a importanti panchine. Quella del MÙan in primo piano (sono cono�sciute le sue frequentazioni, seppu�re casuali, coi dirigenti rossoneri) ma si parla anche di Inter, Lazio e Parma. Sicuramente per lui c'è già un'offerta di 5 miliardi netti a stagione del Fenerbahce. Però Terim vuole diventare pro�feta in Italia, o comunque anche lontano dal Bosforo. Premerebbero anche dalla Spagna, ma per primi sono ancora i viola a dover fare una mossa. E verrà, guarda caio. proprio dopo la gara con la Juven�tus. La data è stata fissata dallo stesso Terim: «Aspettare ancora non avrebbe senso, non si può fare aspettare la gente, la squadra, in�somma tutti». Ma non sarà una discussione facile considerato che il tecnico turco chiede alla Fiorenti�na di «diventare la Juve». Sì, per�ché Fatih intende lavorare in un club in grado di dargli tutti gli elementi indispensabili: organizza�zione, immediatezza di intervento, solidità aziendale, programmi am�biziosi. Certo che la gara al Delle Alpi può permettergli di amplificare le proprie pretese, però Terim sa be�nissimo che vincere contro la Juve spesso può restare solo un sogno: «Firenze spera in questo traguar�do, lo sento ascoltando la voce della gente. Però io devo risponde�re che lotteremo per la. vittoria, come sempre, ma che questo non vuol dire vincere. Perché la Juve è grande e proprio come voglio io, ha dentro di sé l'anima giusta, di chi sa cosa vuol dire il successo. Noi opporremo una qualità importan�te: il divertimento. La Fiorentina di oggi quando gioca si diverte: una qualità che ti regala serenità e convincimento». «Dopo la partita di Torino deciderò il mio futuro Voglio vincere in Italia e pretendo una società che mi consenta di farlo» Fatili Terim venne ingaggiato a sorpresa da Cacchi Cori dopo la partenza di Trapattoni Per lui c'è già un'offerta di 5 miliardi netti a stagione del Fenerbahce ma si parla anche di Inter, Lazio e Parma: «Il mio futuro? Non si può aspettare ancora a fare programmi»