La Nato; evitare la psicosi collettiva

La Nato; evitare la psicosi collettiva INTERVIENE IL VICESEGRETARIO DELL'ALLEANZA ATLANTICA La Nato; evitare la psicosi collettiva «Ilproblema è scientifico, non c'entra con la politica» intervista Maurizio Moiinari corrispondente da BRUXELLES D AVANTI alle polemiche in Italia sull'uso di proiettili all'uranio impoverito duran�te i bombardamenti della Nato su Bosnia e Kosovo il Segretario Gene�ralo dell'Alleanza, George Robert�son, lascia il compito di risponde�re al suo vice e braccio destro. E' un italiano. Si chiama Sergio Balanzino e dal 1995 ricopre la carica di vice-segretario generale dell'Al�leanza Atlantica. Diplomatico ac�corto, Balanzino si è trovato spes�so in questi anni stretto fra l'incari�co istituzionale di primo piano che ricopre nell'Alleanza e le levate di scudi italiane nei confronti della Nato, prima sulle basi militari, poi sulle bombe nell'Adriatico, quindi sulla guerra in Kosovo ed adesso sui proiettili all'uranio impoveri�to. Anche in questa occasione Balanzino non perde la calma e reci�ta tino in fondo la sua parte: evita le polemiche con il governo in carica, spiega le posizioni dell'Aileanza e parla apertamente del pro�prio Paese. Al quale rivolge una richiesta che assomiglia quasi ad un appello: «Evitiamo una psicosi collettiva su questa vicenda del�l'uranio impoverito». Ambasciatore Balanzino per�ché teme una psicosi? «Ho osservato con attenzione le reazioni suscitate in Italia da que�sto caso. Si parla molto. Si dicono tante cose. Vedo i\ pericolo di una psicosi popolare sul'uranio impo�verito, con tutte le sue conseguen�ze. E questo non giova agli italiani per comprendere le cose, i fatti concreti». Intende dire che il premier Giuliano Amato ha forzato i toni nella sua richiesta di de\ucidazioni recapitata alla Nato? «No. Amato ha fatto benissimo a dire quello che ha detto. Ogni Capo di Governo ha il diritto di rivolgersi all'Alleanza. Fa parte del sistema di consultazioni che regola e distingue la Nato. Se c'è un dubbio va fugato. Il passo compiuto dal presidente del Consi�glio e quello precedente del mini�stro della Difesa, Sergio Mattarel�la, di chiedere delucidazioni sono legittimi, giusti». E allora a cosa si riferisce quando parla denuncia il ri�schio di «psicosi» in Italia? «(Ad alcune circostanze concrete. Uno esempio fra tanti. Uno degli ultimi casi sollevati in Italia di supposti danni alla salute a causa dell'uranio impoverito ri�guardava tm mihtare che invece li contrasse a causa di una prolunga�ta vicinanza al benzene. Psicosi significa sollevare sospetti prima di avere dati certi». Crede che l'intera vicenda dell'allarme-uranio sia una bol�la di sapone? «No. Credo che si tratti di una questione seria perchè riguarda la salute. Non ha a che vedere né con la politica né con le emozioni ma solo con la scienza. L'interrogati�vo al quale siamo di fronte è puramente scientifico: l'uranio im�poverito può arrecare dei danni alla salute oppure no?». Quale è la risposta? «L'Italia rivolse questa doman�da per iscritto con una lettera del ministro Sergio Mattarella dello scorso 27 novembre. Il Consiglio Atlantico girò per competenza la domanda al Comando supremo delle forze alleate, che ha risposto con le dovute spiegazioni lo scorso 20 dicembre. L'uranio impoverito può essere dannoso solo al momen�to dell'impatto sul bersaglio, per un periodo limitatissimo di tem�po, in un raggio di circa trecento metri. Le indagini svolte dal Programma Ambientale dell'Onu non hanno dato risultati diversi. An�che l'Italia ha svolto un'indagine. Se ne potranno fare altre. E' giu�sto. Ma la risposta che stiaj.no cercando è scientifica. E finora nessuno scienziato ha certificato che l'esposizione all'uranio impo�verito può arrecare danni alla salu�te». La prossima settimana il Con�siglio Atlantico si riunisce per discutere del caso. Avremo le risposte che mancano? «Marted�si svolgerà la riunio�ne preparatoria a livello di comita�to, mercoled�quella degli amba�sciatori rappresentante i Diciannove paesi membri. E' la seconda quella che conta. Immagino che l'ambasciatore italiano Amedeo De Franchis ed i suoi colleghi degli altri Paesi che hanno sollevato il caso porranno chiaramente la que�stione che resta da chiarire, ovve�ro le aree geografiche dove i proiet�tili all'uranio vennero adoperati durante in Bosnia. Sul Kosovo invece i dati sono già da tempo noi». Quindi le mappe saranno re�se pubbliche? «Quando alcuni ambasciatori faranno la richiesta, altri, presu�mo, dovranno rispondere. In parti�colare chi rappresenta i Paesi che possiedono munizioni di questo tipo e che le hanno usate per le operazioni in Bosnia». Di quali Paesi si tratta? «Degli Stati Uniti». Di nessun ciltro? ((Anche la Gran Bretagna possie�de questo tipo di munizioni ma non risulta che le abbia usate durante le operazioni in Bosnia». Quindi dovranno essere gli americani a fornire le mappe delle zone geografiche... «Le munizioni sono un fatto nazionale. Il Paese che le usa sa quando, quante e come le usa. Solo quel Paese può dare le infor�mazioni. Ma la Nato è un'organiz�zazione dove ogni decisione si ottiene all'unanimità. E' di tutti, nessuno escluso. Senza unanimità non c'è decisione». «Anche la Gran Bretagna possiede le munizioni che ora sono incriminate» «I danni alla salute non sono provati C'è pericolo solo allo scoppio Un soldato italiano si ammalò perché fu spesso a contatto con il benzene» Mattarella oggi ha incontrato i nostri soldati a Sarajevo K, Continuano le polemiche sul proiettili all'uranio impoverito lanciati dalla Nato nei Balcani