Uranio, un altro soldato ucciso dalla leucemia di Vincenzo Tessandori

Uranio, un altro soldato ucciso dalla leucemia Uranio, un altro soldato ucciso dalla leucemia La famiglia: era stato due volte in missione in Bosnia Vincenzo Tessandori PAVIA La cosa peggiore è che ormai se ne parla come di numeri buoni per le statistiche. Tanti in missione, tanti ammalati, tanti morti: forse uccisi dall'uranio impoverito, forse da altro. Vien da domandarsi se lo sapremo mai. L'ultimo caso emerso è quello di un ragazzo siciliano di 24 anni. Due volte nei Balcani, dopo un anno e mezzo di calvario, all'alba di luned�6 novembre è morto in ospedale. Leucemia: e una volta ancora è sospettato l'uranio impoverito, quello usato da americani e britannici prima nella guerra del Golfo poi in Bosnia infine nel Kosovo. Ora la fami�glia chiede che venga riconosciuta la causa di servizio. Salvatore Carbonaro era di Floridia, in provincia di Siracusa. Face�va parte della brigata Garibaldi, a Persane (Salerno). A Sarajevo andò la prima volta nel 1998, due mesi. Si occupava del servizio vettovaghamento, nessun sospet�to, nessun segnale. Nel dicembre di quel�l'anno era tornato per la seconda missio�ne. «Voleva guadagnare un po' di soldi per la sua famiglia, purtroppo non ha avuto fortuna», racconta il fratello Mauro. Ave�va il brevetto di artificiere. Armiere. «A contatto con sostanze pericolose come il benzene», dice ora il fratello. «Abbiamo sue fotografie vicino ad armi che potrebbe�ro avere sparato i famosi proiettili all'ura�nio impoverito e possediamo la perizia di ima tossicologa che attesta come mio fratello fosse a contatto con sostanze considerate ad alto rischio per le malattie come la leucemia». Il ragazzo era rientra�to a febbraio '99, fino a maggio è stato bene. Poi è cominciato il calvario. L'ultima speranza era stato il ricovero all'ospedale San Matteo di Pavia, reparto di ematologia diretto dal professor Mario Lazzarino. «Per il momento niente dimo�stra che la leucemia accusata da questo ragazzo sia dovuta al fatto che sia venuto a contatto con l'uranio impoverito. Non possiamo dirlo. Lui era malato di leucemia acuta linfoide, una malattia rara, che colpisce soprattutto prima dei 40 anni. L'abbiamo sottoposto a nunerosi cicli di chemioterapia: dopo una risposta iniziale positiva, purtroppo si è registrata la caduta fatale. Naturalmente, non si deve nascondere nulla ma neppure creare allar�mismi tra chi, in questo momento, si trova in missione». E' un labirinto maledetto quello in cui si muovono i generali, spesso fin troppo avari di spiegazioni. Ma ancora più intricato appare quello in cui si vengono a trovare i medici quando un ragazzo muore in circostanze che si porta�no dietro ombre e sospetti. La prima cosa che il professor Lazzarino ha fatto è stato di segnalare il decesso alla commissione nazionale di Sanità. Il che, una volta chiarito, non aggiunge�rà neppure un pizzico di tranquillità, perché i troppi silenzi hanno finito per provocare una situazione di sfiducia diffu�sa. «I volontari cominciano a chiamare: per ora è una preoccupazione generica, non specifica, ma certo bisognerà appro�fondire», osserva mons. Vinicio Albanesi, del Cnca, coordinamento comunità di accoglienza. Chiarezza: è mancata e si ha l'impressione che manchi tutt'ora. Angelo Altea, dei Comunisti unitari, sottolinea come «le risposte contradditto�rie del governo a numerose interrogazioni sulle conseguenze per la salute dei nostri soldati dell'uso dell'uranio impoverito nella ex Jugoslavia dimostrano che la decisione di ricorrere a un armamento tanto pericoloso fu presa probabilmente da uno solo dei partner della Nato, gli Stati Uniti, che tennero all'oscuro gli altri di quella che par essere stata un'azzardata e micidiale sperimentazione sul campo, su esseri umani. Tale armamento dev'essere subito tolto dalla circolazione e stoccato in un luogo sicuro, mentre lo Stato italia�no deve fin da ora provvedere a risarcire i nostri soldati colpiti dalle radiazioni e avviare un serio screening medico su tutti coloro che hanno partecipato alle missio�ni». Sia come sia, è il momento di pagare per chi ha taciuto, tuona Paolo Cento, deputato dei verdi: «A cominciare da Carlo Scognamiglio, ex-ministro della dife�sa. Le nostre denunce in Parlamento non ottennero risposte. Il fatto è che su tutta questa vicenda c'è stata troppa ipocrisia». Cifre, numeri. Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, l'associazione dei familiari delle vittime arruolate nelle Forze arma�te, ne aggiunge due, a Roma e in Sicilia. «Si ripropone cos�il gravissimo problema dell'assistenza alle vittime. Che determi�nate patologie siano direttamente ricondu�cibili al contatto con l'uranio impoverito è sancito in modo inequivocabile dalle nor�me di sicurezza distribuite ai reparti operanti nei Balcani il 22 novembre 1999. Si legge: "Le inalazioni di polvere insolubi�le di uranio impoverito sono associate nel tempo con effetti negativi sulla salute, quali il tumore e disfunzioni nei neonati". Quindi, i comandi militari dopo lunghi anni di ponderazione hanno deciso che c'è un nesso tra esposizione all'uranio impo�verito e varie patologie come i tumori e le malformazioni dei neonati».

Persone citate: Angelo Altea, Carlo Scognamiglio, Falco Accame, Lazzarino, Mario Lazzarino, Paolo Cento, Salvatore Carbonaro, Vinicio Albanesi