I giovani turchi del Raiss di Mimmo Candito

I giovani turchi del Raiss LA MAPPA DEL POTERE NELLA NUOVA PALESTINA I giovani turchi del Raiss l colonnelli che boicottano il dialogo retroscena Mimmo Candito IERI, in Medio Oriente, molti hanno pensato che quello che Clinton stava incontrando alla Casa Bianca fosse soltanto il fanta�sma di Arafat, perchè ormai il vec�chio Abu Ammar che va in giro per il mondo a inseguire una pace sempre più sfuggente è solo un patetico simulacro, un uomo morto. Nelle terre della Mezzaluna l'enfasi è un dovere, non una scelta retorica, e ogni esagerazione fa parte naturale del discorso politico; però mai Ara�fat è apparso, quanto oggi, immagi�ne vuota d'un potere che altri mano�vrano. E se pure in passato lui è sempre risorto dalle proprie ceneri (poco ha contato che fossero le cannonate di Amman o le macerie di Beirut), ora la sua presa sulle rabbie e sui rancori palestinesi ha perduto gran parte dell'antico vigore; tanto che non si sa bene se a farlo comunque sopravvivere sia il bisogno che di lui hanno Mubarak (e l'America) e gli altri arabi moderati, o piuttosto solo la convenienza tattica dei nemici che lui stesso si ritrova in casa, fanatici, intransigenti, e però anche cinicamente realisti. Sono, questi, i «giovani turchi» della nuova Palestina, i colonnelli che oggi pilotano dagli uffici di Gaza la seconda Intifada dopo esseme stati i protagonisti diretti della pri�ma, qumdici anni fa. Allora furono essi a fare i Balilla; oggi, invece, i Balilla li chiamano loro a raccolta col telefonino, e ognuna di quelle telefonate vale quanto un macigno messo sulla strada negoziale di Ara�fat. I tempi sono lontani, di quando il vecchio capo di Fatah aveva per nemici Habash, Hawatmeh, Jibril, Moussa, tutta gente della sua stessa generazione, tutti cresciuti come lui nella difficile vita dei fuoriusciti e tutti, comunque, debitori di spon�sor (Siria, Iraq, Libia) che volevano usare l'Opl per progetti egemonici dove, alla fine, una futura Palestina indipendente era solo l'ultimo degli obiettivi possibili. Quando gli accordi Madrid, e poi di Camp David, portarono alla nasci�ta dell'Autonomia nei territori occu�pati, il nuovo (quasi) Stato fu però un'Arafatlandia piuttosto che una neoPalestina, perchè tutto il potere venne concentrato nei palestinesi «di fuori», quelli di Tunisi, gli esuli, i compagni di strada di Abu Ammar, mentre nulla ebbero i palestinesi «dell'interno», quelli che più e ave�vano subito la repressione israelia�na e avevano poi fatto l'Intifada come ribelHone d'un popolo all'oc�cupazione nemica. La delusione, l'amarezza, lo scontento, dei palesti�nesi deU'intemo sta alla base della rivolta montante contro Arafat e la sua Araftlandia; e quanto più il negoziato di pace ha tardato a porta�re risultati concreti sul terreno soldi, investimenti, piani reali di sviluppo di tanto il risentimento politico si è allargato nel contagio d'una crisi sociale. L'interprete di questo spirito nuovo fanatico ma nient'affatto cieco è Marwan Barghuti, il qua�rantenne «dell'interno» che oggi muove la piazza di Gaza e Ramallah assai più di quanto possa sperare di fare Arafat. Barghuti, quelli che più sanno lo chiamano «Ù Napoleone palestinese», perchè è piccolo quan�to un Napoleone, e quanto un Napo�leone è abile, spregiudicato, e dota�to di carisma. E sa lanciare le pietre ma anche giocare a fare il temporeg�giatore, in attesa di prendere il posto del capo. Israele gli dà una caccia che vale quella che inglesi e austriaci davano al corso d'Ajaccio, con l'aggiunta anche di tutte le fantasticherie del�l'elettronica d'oggi; ma finora Bar�ghuti vince, e Arafat pare sempre più un fantasma. Il fatto è che, dall'altra parte della frontiera liba�nese, gli Hezbollah hanno mostrato concretamente che Israele lo si può sconfiggere, basta continuare a lot�tare. E nell'Arafatlandia ci sono troppi scontenti per una pace fatta solo di promesse, mentre dollari e potere vanno a pochi fortunati. Anche nel Medio Oriente che vive di retorica, alla fine sono i fatti a parlare chiaro.