cinefili contro Hollywood di Lietta Tornabuoni

cinefili contro Hollywood VIDEOCLUB Lietta Tornabuoni cinefili contro Hollywood Nel film con Melanie Griffith diva fatale, un'ironia quasi educata, ma il regista John Waters resta uno dei più beffardi ed intelligenti NEL periodo trionfale dei film hollywoodiani in Eu¬ ropa, quello dehe feste di fine d'anno, si può adot¬ tare per contraddizione e per ironia il cinema anti-Hohywood, la commedia da ridere di John Waters, 54 anni, americano, auto¬ re negh Anni Settanta-Ottanta di film oltranzisti e oltraggiosi, non sempre arrivati in Itaha, spesso interpretati dal grasso travestito Divine («Pink Flamingos», «Mon¬ do Trash», «Polyester», «Hair- spray») e nel 1994 regista del sarcastico «La signora ammazza- tutti» («Serial Mom»). In (A morte Hollywood!» John Waters passa all'ironia quasi educata, a spirito¬ saggini un poco invecchiate e remote, a trasgressioni abbastan¬ za fuori del tempo; ma resta uno dei registi più intelligenti e beffar¬ di che ci siano in gho. Una banda di ragazzi cinefili, nemici dei film hollywoodiani brutti, dà inizio a una campagna violenta per azzittire i critici, per distruggere il cinema dominante e creare un nuovo cinema sovver- John Waters A morte Hollywood! Elleu/Bìm/WarnerHome Video. In vendita COMMEDIA Melante Griffith, diva fatale nel film «A morte Hollywood!» sivo. Deha campagna fa parte la realizzazione d'un film assoluto, definitivo; i congiurati voghono che la protagonista del loro «Bel¬ lezza fatale» sia la star Melanie Griffith, e allo scopo la rapiscono tenendola sotto sequestro. Ma nella troupe di drogati e di satani- ste la diva si trova a disagio; \ azioni aggressive, assalti ai paren¬ ti («Famiglie di merda!») e scontri a fuoco turbano la lavorazione; aha fine il gruppo si disperde, restano in pochi a «portare l'eter¬ na bandiera dei fanatici del cine¬ ma». Il capobanda platinato dei ter¬ roristi del cinema si chiama Cecil B. DeMented, alterazione di Cech B. DeMihe, e porta tatuato sul braccio il nome di Otto Preminger, come altri hanno tatuati i nomi di Spike Lee, Almodóvar, Fassbin- der. «A morte Hollywood!» colpi¬ sce bersagli del tutto giusti, i remàkes americani di film euro¬ pei, i film ricavati da videogiochi o serial televisivi cretini, i séguiti di kolossal tremendi, gli autori «cine¬ matograficamente scorretti»; ma si ride solamente ogni tanto d'una comicità amabile soprattutto per nostalgia, per quanto somiglia al¬ l'umorismo sfrontato e caro degh Anni Settanta.

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