IK. Dick è il neo Profeta

IK. Dick è il neo Profeta IK. Dick è il neo Profeta LA fantascienza è un genere stra¬ no dai singolari intrecci e dai de¬ stini imprevedibili, condizionato, più di quanto comunemente si creda, non tanto da un futuro immagina¬ rio quanto da un presente incalzan¬ te, rivissuto a livello di scrittura attraverso la cifra di un fantastico inteso il più dehe volte come un diacronico iperrealismo. Nel secondo dopoguerra, dopo la cosiddetta space-opera e le prime e pionieristiche fantacronache, domi¬ nava la logica avventurosa dehe nuove tecnologie, con il grande Isaac Asimov che, aspirante accade¬ mico, proponeva la psicostoriogra¬ fia nel ciclo dehe Fondazioni e mi neoumanesimo meccanico neha sa- ;a dei robot e dehe loro celebri eggi. Un gioco cui io stesso ho partecipato, allorché invitato a scri¬ vere una monografia, forse la pri¬ ma, su un autore di Sf, proposi proprio un saggio su Asimov, auto¬ re capace di contrapporre all'inva¬ denza dei Solariani, proiezione av¬ veniristica di una società di stampo neonazista, la concretezza terra/ter¬ ra e a modo suo ((poetica» dei miseri terrestri, destinati a lungo termine a trionfare. Poi vennero i vari Ron Hubbard, con le ambizioni sottaciute o forse in un primo tempo inconsapevoli e incolpevoli, a dirci che la prospetti¬ va deho scudo spaziale andava let¬ ta anche nella logica dehe star wars e a proporci di conseguenza approc¬ ci mistici ed esotericoAecnologici. Seguì la moda dei cibemauti, legata all'esplosione di Internet e dei pc (c'erano infiniti gadgets nascenti, ma non ancora i cellulari, tantome¬ no in versione Umts), che si confuse per un certo periodo con le elucu¬ brazioni sul virtuale e sulle sempre più invadenti interfacce coheganti il meccanico al neuronico. Il tutto, sempre, sotto l'ala protettiva e mi- RECENRugBia SIONE ero chi nacciosa di una cultu¬ ra a vario titolo psiche- dehca, che è poi la cul¬ tura che domina e de¬ termina, con i suoi mol¬ teplici «distinguo» sul¬ la droga, gli ultimi qua¬ rant'anni del secolo ap¬ pena trascorso. Oggi toma (ma forse non è mai passata) la prospettiva di un approc¬ cio molteplice dove, al di là di ogni differenza, il tutto coincide davve¬ ro col tutto, come aveva anticipato in maniera nemmeno troppo cripti¬ ca Aldous Huxley e, con maggior durezza, William Burroughs. Di questa tendenza, volta a in¬ tendere il presente come un poten¬ ziale futuro in irreversibUe tenden¬ za aha realizzazione, si è fatto (o è stato fatto dai media) interprete principale e insuperabhe Philip K. Dick, non a caso conteso dai tanti editori che dicono di possederne i diritti, e non a caso al centro deha più massiccia biografia critica ap¬ parsa finora sul mercato. Divine invasioni di Lawrence Sutin, corre¬ data da una agiografica ma pur sempre stimolante videocassetta, con testimonianze a volte vagamen¬ te folli da parte dei suoi infiniti fans, editors, curatori di siti e di fanzines. Classica strenna per appassiona¬ ti, volume e cassetta (in cofanetto di carta) forniscono dati importanti suha gestazione dei libri più noti di un narratore ai suoi tempi incom¬ preso (come, a dir loro, James Joyce, William Blake, H.P. Love- craft, J.R.R. Tolkien, ma addirittu¬ ra Confucio e Marilyn Monroe); del quale tuttavia la componente fonda¬ mentale è qui il fattore biografico/ esistenziale, condito a dovere di traumi, morti, follie, ricoveri di disintossicazione, Cia e agenzie se¬ grete di ogni tipo, contatti ravvici¬ nati aha ET. e non solo, voci e apparizioni mistiche, visioni profe¬ tiche e messaggi satellitari persona- hzzati. Più che di fronte a uno studio critico ci troviamo insomma davan¬ ti alla santificazione aha Ron Hub¬ bard di una voce ((profetica» che, a detta di autori e curatori, avrebbe persino potuto dar vita a una nuova religione. Quasi a insinuare che, non avendolo potuto fare Dick in persona, potranno farlo a breve termine i suoi seguaci e quanti detengono il copyright del suo mate¬ riale, ancora in parte medito ma ben protetto da un'opportuna fon¬ dazione californiana. Un pensiero che mi reca turba¬ mento, anche per due ragioni all'ap¬ parenza puramente formah. La pri¬ ma è che Dick, anticipatore del nostro superfuturo, usava per scri¬ vere a volte la mano stessa e, più sovente, un'Ohvetti portathe. Una scelta per me assai gratificante. La seconda è che nel video l'unico a non comparire di persona è proprio l'autore di Le tre stimmate di Pal¬ mer Eldritch, Noi marziani. L'uo¬ mo nell'alto castello (La svastica sul sole), Cronache del dopobomba (Il dottore Bloodmoney), Ma gli androidi sognano pecore elettri¬ che? (Biade runner) e Deus Jrae (uno dei suoi ultimi romanzi, scrit¬ to in cohaborazione con Zelazny): un omaggio aha virtualità pura, sebbene in termini di film d'anima¬ zione, o un'operazione vagamente cinica in vista di nuove «uscite» importanti di mediti? D'altronde ad altro livello, sarà un semphee caso che nel video la voce di Dick sia un gehdo suono robotico, tipo numeri verdi deha Telecom e deh'Omnitel? Posti i necessari paletti vai co¬ munque la pena di sfoghare il volu¬ me e di degustarne i filmati che l'accompagnano. Si discute in essi della Sf come di qualcosa che riguar¬ da comunque il «qui e ora»; si sondano i rapporti tra fisica e filoso¬ fia e tra realtà e virtualità, con le opportune digressioni nell'ambito degh studi suha percezione; s'insi¬ ste suha presenza attiva del futuro nel quotidiano; si disserta (ma già Asimov lo faceva) suha funzione insostituibile dei perdenti, degh ho¬ meless, degh underdogs.di strada e insomma degh everymen, cui sol¬ tanto è delegabile, come nei segreti di Fatima, un futuro ancora trasfor¬ mabile, suh'intèrdipendenza tra ra¬ gione e insania e suha vitalità im¬ prescindibile di una «lucida follia»; si reinventa la storia dall'Antico Testamento a oggi, da Platone agli odierni apocahttici, senza trascura¬ re i rimandi a Star Trek e all'astrolo¬ gia, aha casistica delle rivoluzioni, aha telepatia, agli androidi, alla psicologia di Laing e al sincretismo newage. Philip Dick non è certo il nuovo Messia. Non è né Cristo né Maomet¬ to; ma qualcosa da dirci e da darci ce l'ha comunque e merita quindi, ben più di molti altri, di essere letto o riletto, anche a vent'anni dalla su^i morte. A VENT'ANNI DALLA MORTE QUASI UNA SANTIFICAZIONE: LA PIÙ MASSICCIA BIOGRAFIA CRITICA APPARSA FINORA, CORREDATA DA UNA AGIOGRAFICA VIDEOCASSETTA RECENSIONE Ruggero Bianchi Dai «vecchi» marziani agli androidi di «Biade Runner», il mondo di Dick Lawrence Sutin Divine invasioni: la vita di Philip K. Dick trad. di Andre Marti, Fanucci, pp. 373, L 60.000 Cofanetto con video «Il Vangelo secondo Philip K. Dick»