GATTOPARDI IN AGGUATO

GATTOPARDI IN AGGUATO GATTOPARDI IN AGGUATO Michele Alnis F'INE anno, tempo di bilanci. Per gli uomini, le aziende, e ovviamente anche per la nostra vita pubblica, per quel po' di democrazia che ci alleviamo in seno. E che intanto nel 2001 ci ha inondato con altre 139 leggi, in aggiunta alle cinquantamila preesistenti. Non tutte strettamente necessarie, a dire il vero, e non tutte pari alla solennità che sempre s'accompagna al rito parlamenta¬ re. Basta puntare l'indice su una data, il 30 marzo scorso: quando sono state promulgate due distinte leggi, luna sulla cremazione dei nostri cari estinti, l'altra sui "problemi alcolcorrelati» (che mai saranno?). Senza contare i decreti legge (anzi contandoli: ce ne sono caduti sul groppone 47, più di uno a settimana. Ma la Consulta non aveva detto basta al diluvio dei decreti!''), le leggi delegate, i regolamenti, le circolali, gli statuti e tutte le altre regole minute che qui in Italia stabiliscono pure quante volte al giorno devi respirare. Ma non di sole norme s'alimentano le democrazie. Al primo posto c'è la questione del governo, e della maggioranza che lo tiene in sella. A tale riguardo il cambio di legislatura ci ha recato in dote un esecutivo finalmente solido, con uno scarto di oltre cento seggi tra maggioranza e opposizione, quale non si vedeva dai tempi di De Gasperi. Sara per questo che il nuovo governo ha moltiplicato le sue truppe, presentando 6 viceministri in aggiunta ai ministri veri t propri, e in più un superministro (Giuseppe Pisanu) delegato a controllarli, come si fa con una scolaresca un po' irrequieta. Per non essere da meno, l'Ulivo ha fatto salire il numero dei (futuri) presidenti del Consiglio: da Rutelli a Prodi, da Fassino a D'Alema, ormai l'opposizione ha più leader che elettori. In compenso risparmiamo sui deputati, nonché sui giudici costituzionali: ce ne mancano rispettiva¬ mente 11 e 2, un intera squadra di calcio con tanto di riserve, e ci mancano ormai da molti mesi, senza che nessuno alzi mai un dito per colmare la lacuna. Infine le riforme. Una su tutte, il federalismo iniettato nella Costituzione a larghe dosi dopo il referendum del 7 ottobre; peccato che di questo passo saranno i nostri nipoti a godersene gli effetti. Del resto la carta costituzionale l'avevamo modificata già in gennaio, riconoscendo il diritto di voto per gli italiani residenti all'estero: che infatti il 13 maggio scorse non hanno potuto esercitarlo. E di quel giorno tuttavia la novità più dirompente, ossia il presidenzialismo, l'elezione diretta del presidente del Consiglio. Voi dite che anche per questo c'era bisogno di correggere la Costituzione? Niente affatto: è bastato sostituire la vecchia scheda elettorale, scrivendoci sdpra il nome dei candidati a premier. Eccola dunque l'eredità del 2001: l'anno in cui abbiamo cambiato tutto, senza cambiare nulla. micheleainis@tin.it

Persone citate: D'alema, De Gasperi, Fassino, Giuseppe Pisanu, Michele Alnis, Prodi, Rutelli

Luoghi citati: Italia