CHURCHILL a Manhattan di Maurizio Molinari

CHURCHILL a Manhattan DAL LIBRO DI JENKINS A QUELLO DI LUKACS: LE BIOGRAFIE DELLO STATISTA INGLESE SONO DIVENTATE IN AMERICA UN CASO LETTERARIO E POLITICO CHURCHILL a Manhattan Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK QUANDO l'ottuagenario ex Cancelliere dello Schacciere Roy Jenkins programmò la presentazione a New York del suo libro sulla vita di Winston Churchill (uscito per i tipi della Ferrar, Straus and Giroux) si augurava un successo di pubbli¬ co e critica ma mai avrebbe pensato di diventare il catalizza¬ tore di un fenomeno culturale che si intreccia con la vita pubbli¬ ca, il costume, il lessico e perfino una vera e propria guerra nell' America post-11 settembre. Alla Merrill House, sulla 64a Strada, il Camegie Council è stato obbli¬ gato ad affittare tavoli e sedie per far fronte al gran- numero di critici, diplomatici, business- men, giornalisti e curiosi che avevano fatto richiesta di assiste¬ re al breakfast con l'autore, in una sala in genere riservata a non più di quaranta ospiti (pagan¬ ti). In vetrina da quindici giorni nelle più importanti librerie, pro¬ mossa a pieni voti dalle pubblica¬ zioni letterarie la biografia firma¬ ta da Jenkins continua a vende¬ re, trascinando con sé altri recen¬ ti libri sull'ex premier di Sua Maestà che guidò la Gran Breta¬ gna contro la Germania di Adolf Hitler: dal Churchill di Martin Gilbert a Pive Days in London - May 1940 (Cinque giorni a Lon¬ dra - Maggio 1940) di Jobn Lukacs. «Trovandoci ad attraver¬ sare fuoco e fiamme - ha scritto Harold Evans sul Boofc Review del iVew Ybrfc Times - l'immagina¬ zione di molti è attirata da Win¬ ston Churchill, il cuor di Leone britannico bastione della civiltà che non aveva altro da offrire alla sua gente se non sangue, fatica, lacrime e sudore». Gli americani in guerra contro il terrorismo vedono come un esempio da seguire la ferrea determinazione con cui la Gran Bretagna resistette da sola con¬ tro Hitler dal maggio 1940 al dicembre del 1941. Gli americani oggi come gli inglesi allora si battono in una guerra che minac¬ cia direttamente le loro vite ed i loro valori ma che non sanno quando finirà. Fu quella scelta di «non arrendersi mai» - che impe¬ dì a Hitler di vincere la guerra prima dell'entrata in guerra di Unione Sovietica e Stati Uniti - a cui il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, non ha mai cessato di richiamarsi dall'indo¬ mani dell'attacco contro le Torri Gemelle. «Mi piace leggere, ho iniziato a farlo sui libri scritti da Chur¬ chill e dopo l'I 1 settembre ne ho letti tre su di lui», ha confessato il sindaco a Barbara Walters sugli schei-mi dell'Abc, traccian¬ do un parallelo nitido fra New York colpita dai kamikaze fonta- mentalisti islamici di Osama bin Laden e Londra sotto le bombe della Luftwaffe di Adolf Hitler: «L'unica maniera per descrivere cosa sta passando la nostra gente è un'analogia con la battaglia d'Inghilterra, quando gh inglesi vennero bombardati ogni giorno per un anno intero ma non venne¬ ro mai meno, resistettero con determinazione, continuarono le loro vite, non permisero ai nazi¬ sti di sopraffare i loro spiriti, questo deve essere oggi l'esem¬ pio per noi da seguire». I vetrinisti di Bamey's su Ma¬ dison Avenue per celebrare le feste di fine anno, attirare i clienti e raffigurare lo spirito patriottico dell'I 1 settembre han¬ no puntato sul grande volto di cartapesta di un Giuliani assai somigliante a Churchill, sovrasta¬ to da ima frase che li accomuna: «We bave never been bravar, we bave never been stronger» (Non siamo mai stati più coraggiosi, non siamo mai stati più forti). E' soprattutto il linguaggio di Chur¬ chill che ritoma in continuazio¬ ne ogni volta che si parla della guerra al terrorismo. «Dall'I 1 settembre il presidente George Bush ha citato spesso Churchill» ha ammesso Andrew Card, capo di gabinetto della Casa Bianca con lo zampino in molti dei testi ufficiali. L'ammirazione di Bush per Churchill è nota da tempo - non a caso fece portare un suo busto nell'Ufficio Ovale poco dopo l'in¬ sediamento ed a Londra andò a visitare con la moglie Laura lo storico bunker sotto il ministero della Guerra - ma l'idea di ispirar¬ si così sovente a lui dopo l'il settembre si deve ai consigli di Karl Bove, il regista della campa¬ gna presidenziale del 2000 impe¬ gnato a preparare quella per il Congresso del prossimo novem¬ bre. Dietro il richiamo a Chur¬ chill c'è il paragone fra due mah assoluti come il nazismo ed il terrorismo, uniti dall'essere cie¬ chi e orrendi, dal voler distrugge¬ re libertà, democrazia e valori della civiltà occidentale, dall' aver incenerito le proprie vitti¬ me. L'effetto-Rove si evince ascol¬ tando Bush ripetere quasi ogni giorno frasi e motti si sapore churchilliano: «Non tentenere- mo né falliremo», «i nostri nemi¬ ci ci hanno sottovalutato», «non ci fermeremo finché non si saran¬ no arresi», «i nostri militari sono straordinari», «sarà una guerra lunga, la nostra arma é la pazien¬ za». Rove da politico navigato però ha anche avvertito di un rischio: «Churchillinsegna, i lea¬ der del tempo di guerra non vanno bene quando é il tempo della pace». Come dire: il difficile verrà quando taceranno le armi. Churchill ha molti altri discepoli illustri ai vertici dell'Ammmini- strazione. Il vicepresidente Dick Cheney e Karyn Hughes - assi¬ stente-ombra di Bush - hanno bene in mostra nei rispettivi uffici la stessa placca con il suo motto: «Non ero un leone ma ho dovuto ruggire». Il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, é ricorso a Churchill per sfuggire all'assedio dei cronisti che gli rimproveravano troppe mezze verità sulla guerra: «In tempo di guerra la verità é così preziosa che deve essere sempre protetta da un guardaspalle di bugie». Di fronte alla Churchill-mania dell'America di Bush Roy Jenkins non perde l'aplomb ma¬ turato in mezzo secolo di politica lungo il Tamigi e, sfoderando un humor tagliente, invita all'atten¬ zione su ciò che Bush e Churchill non hanno in comune: il primo è magro, astemio ed è noto per inciampare sui vocaboli, l'altro era corpulento, non poteva far a meno dei liquori e usava le parole «come fossero spine». Sull' ipotesi che Bush e Churchill po¬ tessero andare idealmente d'ac¬ cordo perché uniti dal compito di difendere la civiltà occidentale dall'impersonificazione contem¬ poranea del Male nelle rispettive epoche Jenkins è ancor più graf¬ fiarne: «Non so se Bush avrebbe apprezzato Churchill come avvie¬ ne oggi con il premier britannico Tony Blair perché Willie quando venne ospitato da Roosevelt alla Casa Bianca non si accontentò di un pasto e di un incontro con i giornalisti ma rimase per tre intere settimane, facendosi por¬ tare in camera ogni giorno sher¬ ry prima di colazione, due scotch con soda prima di pranzo ed prima di andare a letto un bran¬ dy vecchio di 90 anni accompa¬ gnato da champagne, ovviamen¬ te francese». Gli Stati Uniti feriti dall'11 settembre s'entusiasmano per il coraggio dell'ex premier di Sua Maestà Allora l'Inghilterra combatteva contro la Germania di Hitler, oggi gli americani devono affrontare la sfida contro un nemico altrettanto temibile che minaccia direttamente le loro vite e i loro valori E nell'immaginazione collettiva le Torri Gemelle colpite dai kamikaze ricordano drammaticamente la Londra bombardata dalla Luftwaffe Dal sindaco Giuliani al presidente Bush tutti rileggono le.gesta de! Cancelliere inglese: «Non ero un leone ma ho dovuto ruggire» WCHURCHILL a Manhattan Churchill nelle vie di Londra bombardata dagli aerei della Luftwaffe; a destra, il presidente Bush con i pompieri tra le rovine del World Trade Center