E ora inizia il duello con il dollaro

E ora inizia il duello con il dollaro UN INTERO CONTINENTE CAMBIA VOLTO E SI PREPARA A MISURARSI CON L'ECONOMIA GLOBALE E ora inizia il duello con il dollaro In mezzo secolo dalla guerra alla valuta comune analisi Mario Deagiio LE autorità monetarie europee non hanno avuto il coraggio di proporre per le banconote in Euro la stessa soluzione adottata negh Stati Uniti per le banconote in dollari: bighetti di uguali dimen¬ sioni, uguale colore (il caratteristi¬ co verde), la cui principale diffe¬ renza è rappresentata dai numeri e dalle lettere che ne indicano il valore: uno, dieci, cento dollari. E questo perché si presume che il cittadino americano sappia legge¬ re, la sua cittadinanza è tangibil¬ mente collegata alla sua alfabetiz¬ zazione; l'Euro prosegue, purtrop¬ po, nella tradizione dei sistemi monetari che si preoccupavano che le loro monete potessero esse¬ re utilizzabili anche dagli analfa¬ beti. E questo perché i cittadini europei a pieno titolo non esisto¬ no ancora; il realtà, ci si aspetta che proprio la nuova moneta con¬ tribuisca a formarh. E' ugualmente mancato il co¬ raggio di inserire sulla banconota un qualche grande motto come «In God we Trust», «Abbiamo fiducia in Dio», che campeggia sulla carta moneta della Repubbli¬ ca Stellata: la «correttezza politi¬ ca», il timore di offendere qualcu¬ no ha prodotto banconote scialbe i cui disegni evitano accuratamen¬ te qualsiasi identificazione con monumenti o simboli riferibDi a uno dei Paesi membri, il che sarebbe segno di parzialità. Le autorità monetarie europee si so¬ no soprattutto preoccupate di di¬ fendersi dai delinquenti con un nutrito bagagho di doverosi siste¬ mi antifalsificazione: le nuove banconote hanno un caratteristi¬ co fruscio, un filo di metallo e un'immagine olografica. Sarebbe stato lodevole se attraverso que¬ ste banconote fosse stato lanciato qualche messaggio positivo ai nor¬ mali cittadini che ricordasse loro che la moneta non è solo affare di contabili o di economisti ma una delle istituzioni fondamentali di una società avanzata e pacifica. Queste eccessive prudenze e queste piccole paure devono però essere ampiamente scusate: non riescono, infatti, a mascherare il carattere straordinario e l'auda¬ cia di fondo del progetto dell'Eu¬ ro. La burocrazia europea, appa¬ rentemente tradizionale, spesso irritante è stata capace di spinge¬ re i politici del contintente sull'on¬ da di un grande disegno grazie al quale noi europei non stiamo introducendo l'Euro per semplifi¬ care i conti e neppure per rendere più facile il confronto dei prezzi tra i vari Paesi o ridurre i costi di transazione, anche se questi effet¬ ti secondari devono sicuramente ritenersi molto positivi. Lo stia¬ mo introducendo per fare davve¬ ro l'Europa: poco più di cin- quant'anni fa, francesi, tedeschi, italiani, tutti fomiti di banconote differenti e rigorosamente non convertibili, si scambiavano can¬ nonate. Da gennaio, supereranno gh ex-confini non solo senza esibi¬ re documenti ma anche senza dover cambiar moneta; è la nuo¬ va tappa di un esperimento senza precedenti nella storia che, passa¬ to attraverso la fase del mercato unico, arriva ora aha moneta unica e dovrà approdare alla citta¬ dinanza unica, un'identità euro¬ pea che si sta costruendo, con la necessaria lentezza di trasforma¬ zioni di tipo generazionale, non sul sangue deUe guerre o suUa violenza del predominio ma sul mutuo, pacifico vantaggio dello stare assieme e dello scambio economico. L'Euro non è quindi un punto di arrivo ma piuttosto un momen¬ to di accelerazione destinato a travolgere molti degh steccati na¬ zionah ancora esistenti: con una moneta unica sarà difficile, e a lungo andare impossibile, giustifi¬ care sistemi fiscali, sistemi pen- sionistici, nonne di Borsa, diver¬ se da Paese a Paese. Il tutto con lo scopo ultimo di garantire stabili¬ tà interna e sicurezza civile agh europei e sopravvivenza intema¬ zionale all'Europa in un mondo difficile e ribohente. E' sufficien¬ te considerare quanto sta succe¬ dendo in questi giorni in Argenti¬ na: degenerazioni monetarie non troppo dissimili avrebbero potuto verificarsi in molti Paesi europei - non esclusa l'Italia - se le loro monete non fossero state colloca¬ te, già da alcuni anni, sotto 1'«om¬ brello» dell'Euro nascente. Nel mondo globalizzato, per un Paese di medie dimensioni le alternati¬ ve monetarie di lungo periodo sembrano ridursi a due: la perdi¬ ta della sovranità monetaria a favore del dollaro (la cosiddetta «dollarizzazione») o la costruzio¬ ne, insieme ad altri Paesi, di una sovranità monetaria nuova, co¬ me è stato il caso dell'Euro. Per questa mancanza di altre soluzio¬ ni, è ragionevole supporre che anche la Gran Bretagna aha fine entrerà nella «casa comune» mo¬ netaria europea. Per questa sua caratteristica unificante, l'Euro si pone in con¬ trasto dialettico con il dollaro, una dimensione di cui si parla poco per una sorta di pudore. Per molto tempo non sarà in grado di contendere alla moneta america¬ na il primato mondiale ma ha già creato un'area non direttamente influenzabile dalla politica mone¬ taria degh Stati Uniti, i quah, del resto, hanno sempre guardato al¬ la moneta nascente con un misto di scetticismo e diffidenza, e tal¬ volta l'hanno anche osteggiata. L'Euro deve servire agh europei a non pagare più in dollari, bensì nella propria moneta, le materie prime di cui hanno bisogno: i fornitori lasceranno consistenti depositi in Euro presso le banche europee, contribuendo così aha stabilità del sistema. La contrap¬ posizione Euro-dollaro non è un male, così come nella globalizza¬ zione di fine Ottocento la contrap¬ posizione tra Unione Monetaria Latina (che può essere considera¬ ta, in un certo senso, l'antenata dell'Euro) e sterlina rappresentò un elemento di stabilizzazione. Per tutti questi motivi occorre superare la miopia con cui oggi si sta accoghendo la nuova moneta: in questi giorni si parla dell'Euro soprattutto per quanto riguarda decimah, arrotondamenti, minu¬ zie contabili, pericoli più o meno gonfiati di modesti aumenti una tantum dei prezzi legati alla tran¬ sizione monetaria. In tutta Euro¬ pa, migliaia di giornalisti sono pronti a trovare qualcosa che non funzioni perché solo questi even¬ tuali piccoh difetti faranno noti¬ zia e non il cambiamento epocale che abbiamo di fronte. In realtà, sotto i nostri occhi si sta svolgen¬ do, finora nel massimo ordine e senza intoppi tecnici di rilievo, la più grande operazione di cambia¬ mento monetario della storia. Ritorniamo così a queste ban¬ conote bruttine e prive di perso¬ nalità, a queste monete troppo pesanti. Nonostante le apparenze dimesse, sono tra i più straordina¬ ri veicoli di un cambiamento positivo e pacifico. Senza l'Euro, già negh ultimi due anni, le mone¬ te europee sarebbero andate allo sbando e i governi europei, non vincolati dai parametri di Maa¬ stricht, avrebbero accumulato in¬ flazione e deficit pubblici. Ora che l'Euro è realtà, aspettiamoci cambiamenti ancora più rapidi e decisivi, magari nel senso di «to¬ gliere il gesso» a società troppo irrigidite neh'assistenzialismo.

Persone citate: Mario Deagiio

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti