Il Califfo si mobilita contro Wall Street

Il Califfo si mobilita contro Wall Street PER LA PRIMA VOLTA;DOPO DUE MESI DI BOMBARDAMENTI, BlNjla^DEftfc APPARE STANCO^ ACiCNNA ALLA POSSmiUTA' Di MORIRE^ 3!a-n i.i r. tó crtso, u Il Califfo si mobilita contro Wall Street Al centro del video una nuova strategia: colpire l'economia americana analisi Maurizio Molinari dal corrispondente da NEW YORK NEL video di 33 minuti fatto recapitare alla tv Al Jazira nel giorno di Natale, Osama bin Laden rovescia l'immagine della guerra che conosciamo: chi ritiene che Al Qaeda sia sconfitta si sbaglia, la verità è un'altra e opposta, per l'Ameri¬ ca «la fine è vicina» e al fine di affrettarla il Califfo del terrori¬ smo indica ai suoi seguaci quel¬ la che sarà l'arma vincente per piegarla, gli attacchi contro «la sua economia». Gli Stati Uniti hanno rovesciato con il loro esercito il regime dei taleban a Kabul e smantellato i campi di Al Qaeda in Afghanistan ma la campagna militare che Bin La¬ den sta combattendo è un'altra ed è lontana dai campi di battaglia tradizionali. La guerra asimmetrica è ini¬ ziata lanciando l'il settembre quattro aerei-kamikaze contro i simboli del potere militare ed economico degli Stati Uniti e tre mesi dopo il bilancio è vittorioso perché «diciannove ragazzi e non diciannove Nazio¬ ni» hanno fatto tremare il Pae¬ se più potente del mondo. E chi trema nel deserto ha già perdu¬ to. «E' importante colpire l'eco¬ nomia perché è la base del loro potere militare - dice Bin La¬ den - se noi colpiamo l'econo¬ mia loro si preoccupano». Ov¬ vero: per allontanare gli Stati Uniti dal Golfo, dall'Arabia Sau¬ dita e dell'Afghanistan bisogna colpirli in casa propria, dove sono più vulnerabili. E' questa la strategia che ha ispirato l'attacco asimmetrico dell'I 1 settembre ed è questa la minac¬ cia che ora pende sui centri nevralgici del sistema economi¬ co americano: sono obiettivi militari come, se non più, di quanto non lo siano sfati la «Uss Cole» nello Yemen nel 2000, le ambasciate in Africa Orientale nel 1998 e la caserma dei marines a Dahran nel 1995. Osama rivendica la paterni¬ tà della «guerra all'economia» ed è convinto che porterà alla vittoria delle «masse musulma¬ ne» indipendentemente dal fat¬ to se lui sia ucciso o meno in combattimento. E' la prima volta che in un video Bin Laden accenna alla possibilità di morire. E' probabilmente il risultato di due mesi di massic¬ ci bombardamenti americani sulla rete di basi, bunker e grotte nella quale aveva edifi¬ cato il proprio regno del terro¬ re. Le bombe del Pentagono lo hanno segnato, i B-52 impres¬ sionano anche i Califfi: la sua barba è diventata più bianca, appare stanco, quasi immobile e non ha più neanche il tradizio¬ nale corpricapo bianco, sostitu¬ ito con un turbante d'emergen¬ za. Solo il fucile mitragliatore russo è quello di sempre. Muo¬ ve sempre la mano destra, quella più importante per l'Islam, ma lui è mancino. La parte sinistra è del tutto immo¬ bile, potrebbe essere il risulta¬ to di un incidente o di ima ferita. Quando arriva alla fine, è sull'orlo delle lacrime. Bin Laden ritiene la morte possibile e mostra di non temer¬ la, si dice sicuro che la strate¬ gia della guerra economica por¬ terà comunque alla vittoria, ovvero al ritiro degli Stati Uni¬ ti dalle terre d'Islam e quindi anche alla fine del sostegno politico americano per lo Stato di Israele «che uccide i nostri figli». Nominando le terre di scontro con l'Occidente a fian¬ co di Palestina ed Iraq aggiun¬ ge Kashmir, Somalia e Sudan meridionale: potrebbe essere un tracco per indirizzare altro¬ ve chi è a caccia della sua taglia. Sull'attacco dell'11 set¬ tembre il leader di Al Qaeda da un lato accusa l'America di aver scatenato una guerra «sen¬ za prove» ma dall'altra confer¬ ma il suo ruolo di regista, scandendo orgogliosamente i nomi dei Paesi di provenienza dei diciannove kamikaze: 15 sauditi, due degli Emirati Ara¬ bi Uniti, l'egiziano Mohammed Atta e Ziad al Jarrah «del Levante». Il riferimento ai sauditi è il più dettagliato: Bin Laden fa i nomi delle città, delle province d'origine dei kamikaze, descri¬ ve la mappa della sua Arabia. E' la conferma che è nel regno wahabita che Al Qaeda ritiene di avere le radici più profonde, i legami più solidi. E' la monar¬ chia di Riad che Bin liaden vuole abbattere per poter colpi¬ re l'America lì dove la sua economia è più vulnerabile, il petrolio. I reali wahabiti conti¬ nuano a mantere un profilo molto basso sui sostegni finan¬ ziari, religiosi e logistici di cui gode Al Qaeda in patria ma il loro silenzio è per Bin Laden una conferma di debolezza e vulnerabilità. Per questo li in¬ calza. Il leader di Al Qaeda appare stanco, provato, sofferente E alla fine del suo discorso quasi scoppia in lacrime E' mancino, ma muove solo la mano destra, la più importante per l'Islam. Ma forse la sinistra è stata ferita La barba è diventata più bianca e sul suo capo compare persino un turbante d'emergenza Accanto a Palestina e Iraq elenca Somalia e Sudan, ma potrebbe essere solo un trucco Fa i nomi delle città e province d'origine dei kamikaze sauditi: è Riad che vuole abbattere Un mujahed, con le sue temibili armi, fa la guardia a Torà Bora davanti a uno dei palazzi espugnati nei giorni scorsi

Persone citate: Ameri, Bin Laden, Maurizio Molinari, Mohammed Atta, Nazio, Osama Bin Laden, Ziad Al Jarrah