Debenedetti, un secolo di «ebraica libertà» di Elena Loewenthal

 Debenedetti, un secolo di «ebraica libertà» Debenedetti, un secolo di «ebraica libertà» A gioventù è intorbidata da pese aspirazioni: me¬ te imprecise la lusingano tmm e vaghe nostalgie la esal¬ tano. Attratti da questi fuochi, le lacune dell'esperienza e il disordine nuovo delle impres¬ sioni tendono a disporsi in appassionate e provvisorie ri¬ costruzioni dell'universo: gioventù schiva e dottorevole... è l'atmosfera in cui suole ravvolgersi la giovinezza degli uomini pensosi...»: così tratteggia la poesia adolescenziale dì un Saba già lontano nel tempo quel crìtico «vergo¬ gnosamente giovane» che lo scrittore volle andare a conoscere, partendo apposta dalla sua Trieste verso una Torino che da allora egli amò sempre con una nostalgìa autentica, per quan¬ to un poco sarcastica. Ha poco più dì vent'anni, Giacomo Debenedetti (1901-1967) quando scrive queste ri¬ ghe, ora racchiuse in un volume dei Meridiani Mondadori (uscito nel 1999 per la cura di Alfonso Berardinelli insieme ad altri) contenente i saggi del grande critico. Inizia così nel 1923, all'ombra dì quell'esperienza intellettuale tanto bre¬ ve quanto intensa che fu la rivista «Primo Tempo», un'amicizia destinata a durare sino alla morte e, come capita solo ai legami umani grandi davvero, a mutare insieme al tempo che trascorre, ad alimentarsi di entusiasmi e dolori, delusioni e manchevolezze, doni inatte¬ si e risposte tempestive: questo ed altro racconta il loro scambio di lettere, quelle di Saba a Debenetti conservate con scrupolo e poi depositate all'archi¬ vio Bonsanti presso U Gabinetto Vies- seux di Firenze, quelle di Giacomino al poeta conservatesi solo frammentaria¬ mente e ora affidate alla Fondazione Centro Manoscritti presso l'Università di Pavia. I cent'anni dalla nascita di Giacomo Debenedetti, critico non convenzionale per eccellenza, sono stati cele¬ brati in febbra¬ io con un conve¬ gno a cura della Casa delle Lette: rature di cui escono in questi giorni gli Atti (nel numero di settembre di «Nuovi Argo¬ menti» - Giaco¬ mo Debenedetti e il secolo della critica, a cura di RECENElLoew SIONE na nthal Alfonso Berardinelli, Giulio Ferroni, Maria Ida Gaeta, pp.383,L.18.000), e contempo¬ raneamente per i tipi di Scheiwiller vedono la luce quelli di un altro incontro dedicato a questo intellettua¬ le, tenutosi a Biella - la sua città natale - nel 1996 («L'arte leggere» pp. 134, L. 30.000). Paola Frandini pubblica invece per l'editore Manni una vera e propria biografia di Debenedetti, condotta sulle opere e sui documenti: «Il teatro della memoria». Intellettuale aperto quanto mai al¬ tro. Debenedetti insegna alla critica un'assenza di metodo che è rimasta esemplare, oltre che insuperata, il rifiu¬ to d'ogni teoria che si fa sempre fertile percorso di lettura e anche di scrittura: «Non scrivere mai una riga che non sia assolutamente ispirata, necessaria, to¬ tale...» gli aveva detto perentorio Saba all'inizio, appena era uscito il suo racconto Amedeo, e pare davvero che Giacomino l'abbia preso in parola, nell' impegno e nella levità, nel garbo e nel vigore. «Essere civili con trepidazione, con inquietudine, con angoscia, questo è assai insolito», così Eugenio Montale ricorda il critico cui la sorte e le macchinazioni negarono fino all'ultimo il posto che gli spettava fra le cattedre delle italiche lettere, ma che ha lasciato dietro di sé un piccolo nugolo di discepoli e seguaci di passione oggi critici militanti. Così, la biografia dì Paola Frandini ne segue passo a passo la vita, negli eventi quotidiani e in quelU fatali che tutti segnarono, dalla calma borghese di una famiglia ebraica all'indomani dell'Emancipazione all'avvento del fa¬ scismo, le leggi razziali, le persecuzioni e la clandestinità e poi il faticoso ricominciare con uno smarrimento in¬ guaribile, gli impegni editoriali e l'uni¬ versità di Messma, conferenze e scoper¬ te, le tante sigarette al giorno. Giacomo Debenedetti morì d'infarto il 20 gennaio del 1967, a dieci anni - mese più mese meno - da Umberto Saba. Sulla sua scrivania c'era un biglietto aereo per Israele. Il viaggio era in fondo iniziato tanto tempo prima, con le Cinque conferenze sui Profeti pubblicate soltanto nel 1998 (da Mondadori, per la cura di Giuliana Citton), nella cui filigrana è forse dato di leggere quel «libro da fare» che percorre la sua vita inquieta, in un «in cerca» senza fine: «Giacomino in brac¬ cio a Saba - scrisse Giacomo Novanta - e in disparte, stava là, - trasognato in una fiaba - dell'ebraica libertà». RECENSIONE Elena Loewenthal Paola Frandini II teatro della memoria. Giacomo Debenedetti dalle opere e i documenti Manni. pp. 349,L.35.000

Luoghi citati: Biella, Firenze, Israele, Pavia, Trieste