Sicurezza la priorità nel primo giomo del governo Karzai di Pierangelo Sapegno
Sicurezza la priorità nel primo giomo del governo Karzai Sicurezza la priorità nel primo giomo del governo Karzai Trenta marines inglesi pattugliano strade e palazzi: la sera vanno all'aeroporto di Baghram perché nessuno ha trovato loro un tetto Pierangelo Sapegno inviato a KABUL Il giorno che il governo di Kabul si riunisce per il suo primo consiglio dei ministri, ci sono i marines inglesi a pattugliare le strade e i palazzi. Trenta soldati per garanti¬ re la sicurezza: un po' poco. Attor¬ no, arrivano le Toyota che scarica¬ no i militari afghani, con le loro divise strappate ai cadaveri lungo qualche strada e qualche batta¬ glia, un mitra a tracolla, o un sacco con i lanciarazzi, le barbe e i berretti russi. Anche i ministri arrivano accompagnati dalle loro milizie. Alla fine Hamid Karzai, il presidente del consiglio, dirà che «l'atmosfera è stata assolutamen¬ te perfetta». Fuori, nelle vie di Kabul, centinaia di donne manife¬ stano «la loro gioia», come dice Soraya Parleka, sfilando pure con i burqa. Hanno ricominciato a pian¬ tare i fiori nei vasi e nei campi. A scuola si sono riaperti proprio oggi i corsi invernali e per la prima volta dopo cinque anni c'erano anche le femmine tra i banchi. Abduìlah Kandaharai, il consiglie¬ re di Karzai, ha addirittura promes¬ so la riforma della polizia: «Saran¬ no rappresentate tutte le etnie e anche le donne». Ma questa è la voce deUa speranza. La realtà, invece, è nella notte di Kabul, a tratti ancora senza luce, in questa vita colorata di nero e accesa dagli spari, nel silen¬ zio che copre la paura, non la pace. La realtà è nell'isolamento di que¬ sta città, circondata dai campi minati e da strade occupate dai banditi. La realtà è nell'unico aero¬ porto aperto, lontano 80 chilome¬ tri, e per raggiungerlo bisogna ancora oggi guadare un fiume, magari con una macchina vecchia di 50 anni, perché il ponte e distrut¬ to e nessuno ha potuto ricomincia¬ re a ripararlo. La realtà è che da una provincia del Nord, dove gli americani sono accusati di aver ucciso una delegazione diretta a Kabul per l'insediamento del go¬ verno, i capi delle tribù minaccia¬ no la lotta civile. «Abbiamo discus¬ so delle priorità che ci siamo assun¬ ti per questi sei mesi di lavoro», dice Karzai: «La più importante, ora, è quella della sicurezza». Il fatto è che questo problema è collegato a tutti gli altri. Il governo dovrà riuscire a dare un senso a questa ricostruzione che sembra così lontana e impossibile, in un Paese dove le guerre hanno distrut¬ to completamente ogni forma di vita civile e reso abitudine l'assur¬ do. La moneta afghana fluttua in questi giorni senza una regola qualsiasi, balzando in un mese da 85 mila per dollaro a 14 mila e 500, e oggi, dopo l'insediamento del governo, a 23 mila. Tutto segue questo andamento, anche i prezzi: un pacchetto di sigarette costa 4 dollari, quando fino a ieri ne basta¬ va uno, mentre per ima lattina di Coca Cola bisogna sborsare 2 dolla¬ ri, una bottiglia d'acqua minerale pure 2 dollari, una birra 6, .come 100 grammi di formaggio; una cena in un ristorante minimo 35 dollari a testa, e una bottiglia di whisky dai 100 ai 150 dollari. La legge del mercato è una sola: costano le cose che si vendono agli occidentali perché sono gli unici che possono comprare. Gli altri, gh abitanti di Kabul, vivono come prima, in stato di guerra. Ex tale¬ ban, giovani, vecchi, disoccupati, corrono tutti dai miliziani dell'Al¬ leanza del Nord a chiedere un fucile: è l'unico lavoro che conta. Glielo danno e'gli dicono: mettiti lì, tu devi sorvegliare questa zona, o questa strada. Il denaro non glielo danno, ovviamente: se lo deve prendere. In questa dimensione guerre¬ sca, l'altro grande problema è quel¬ lo della viabilità e dell'isolamento. Un convoglio della Croce Rossa è fermo al Nord, nascosto da qual¬ che parte per non essere razziato. Un cargo dell'Alitalia con gh aiuti umanitari è bloccato da quattro giorni a Islamabad e non riesce a venire in Afghanistan. Gli america¬ ni non lancialo più il cibb 'dagli' aerei: i bambini che correvano a prenderlo saltavano in aria sulle, mine. A Kabul'è difficile'entrare, ma adesso, a meno che tu non sia un diplomatico, è diventato quasi impossibile uscire. I voh dell'Onu, che prima andavano e venivano tutti i giorni, sono diventati tre alla settimana e sono già tutti pieni con lunghe hste d'attesa fino ai primi di gennaio. Tutto è così kafkiano da sem¬ brare incredibile: le Poste sono aperte, i dipendenti vanno negh uffici disastrati di piazza Pul-e-Ba- ghe Aumomi, ma sono senza lavo¬ ro e senza stipendi, come le ban- òHe che hanno gli spòttéÙi'apèrti per nessuno, perché non ci sono i .soldi per il cambio, per i depositi o per qualsiasi operazione finanzia¬ ria, e tanto meno per i salari. Al direttore delle Poste Mahommed Yassim abbiamo chiesto che cosa fa fare si suoi impiegati: «Niente. Gli faccio pulire gU uffici». Solo per questo, ci vorranno mesi. Le lette¬ re aspettano. Scrivere in Afghani¬ stan non serve. Nessuno può porta¬ re niente a Kabul, una capitale che in certe ore del giomo sembra completamente isolata dal mon¬ do, ancora senza tv, senza comuni¬ cazioni, senza niente, solo con gh spari e le raffiche di mitra che accompagnano la buonanotte. Le strade che portano fuori dalla città coUegano in pratica un campo minato all'altro, e sono in mano a gruppi armati e banditi. Certo, Hamid Karzai, capo del governo appena nominato, non può far altro che garantire ottimi¬ smo e promettere la rinascita: «I primi impegni - continua a ripete¬ re - saranno quelli che'riguardano la pace e la sicurezza». Gh fanno eco i ministri dell'Interno e degh Esteri: «Non ci può essere ripresa economica, nel Paese, senza ordì-1 ne». Dichiarazioni quasi obbliga¬ te: l'Afghanistan deve uscire defi¬ nitivamente dalla guerra e riparti¬ re con gh aiuti intemazionah. Ma deve anche ritrovare le condizioni che consentano tutto questo. Oggi non ci sono. Però ci sono i marines che controllano i palazzi: grazie a loro sono gh unici posti sicuri di Kabul. Solo di giorno. Di notte i Royal Marines devono sloggiare e farsi 80 chilometri fino all'aeropor¬ to di Baghram: non gh hanno trovato neanche un tetto per dor¬ mire. Un altro grande problema è quello della viabilità che provoca l'isolamento della capitale. Poste e banche sono aperte, ma non c'è lavoro e il personale ripulisce Militari afghani di guardia all'ingresso del palazzo presidenziale nel centro di Kabul
Persone citate: Hamid Karzai, Karzai, Soraya Parleka
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