Duello di Natale tra Sharon e Arafat di Aldo Baquis
Duello di Natale tra Sharon e Arafat Duello di Natale tra Sharon e Arafat Vietata al raiss la messa a Betlemme, «Ci andrò lo stesso» Aldo Baquis TEL AVIV Le solennità natalizie a Betlemme hanno fornito ieri la opportunità a Yasser Arafat e ad Ariel Sharon per ingaggiare un ruvido braccio di fer¬ ro, subito trasformatosi in un inci¬ dente diplomatica che ha messo in azione le cancellerie di numerosi paesi. Confinato di fatto da Israele da tre settimane a Ramallah, il presiden¬ te palestinese ha chiarito che - come da anni è ormai sua abitudine - è deciso a ricevere oggi a Betlemme la tradizionale processione guidata da monsignor Michel Sabbah e poi assi¬ stere alla Messa di mezzanotte nella Basilica della Natività. Il premier israeliano ha deciso che ciò non dovrà avvenire. Prima che Arafat possa lasciare i suoi uffici di Ramallah - ha ribadito ieri un portavoce israeliano - dovrà impegnarsi a sradicare le infrastrut¬ ture terroristiche nei Territori, re¬ quisire le armi illegali, catturare gh assassini del ministro Rehavam Zee- vi e i loro mandanti del Fronte popolare, mettere fine alla propa¬ ganda ostile ad Israele nei mass media palestinesi. «Nessuno al mondo potrà mai impedirmi di raggiungere Bet¬ lemme» ha protestato ieri Arafat, da Ramallah: ossia da una quarantina di chilometri dalla città di Gesù. «Se necessario, ci andrò anche a piedi». Nello stesso momento l'esercito israe¬ liano era impegnato a rafforzare i posti di blocco fra Ramallah e Gerusa¬ lemme, nella ipotesi che il presidente palestinese potesse presentarsi all' improvviso davanti a una guarnigio¬ ne di soldati, magari- accompagnato da una folla di palestinesi oppure da telecamere. Ma ieri Arafat ha preferito avva¬ lersi della diplomazia. Il segretario del suo governo, Ahmed Abdel Rah- man, ha invocato un intervento della Santa Sede. Dalla Giordania, re Ab- dallah ha offerto i suoi buoni uffici e un elicottero pronto in ogni momen¬ to a trasportare Arafat a Betlemme. Da Washington il dipartimento di stato ha suggerito a Sharon di rivede¬ re la sua posizione, mentre dal Belgio il ministro degli esteri Louis Michel - a nome della Unione Europea - ha emesso una formale protesta. Sharon è rimasto inamovibile. Sabato, dopo aver constatato che sia Shimon Peres (Esteri) sia Benyamin Ben Eliezer (Difesa) ritenevano sba- ' gliato impedire ad Arafat di parteci- pare ad un evento di carattere religio¬ so (anche per non creare nuovi moti¬ vi di tensione fra Israele e il mondo cristiano), il premier ha chiesto un voto del Gabinetto di difesa del gover¬ no, dove era sicuro di aver forte sostegno. E così è stato. Nel frattempo fra Sharon e Peres si sono create ieri ulteriori frizioni quando il quotidiano Yediot Ahronot ha pubbUcato la bozza di una intesa che sarebbe stata raggiunta dal mini¬ stro degh Esteri con Ahmed Qrei (il presidente del consigho legislativo palestinese) e Muhammed Rashid, un consigliere economico di Arafat. «Uno stato ora, le trattative do¬ po», è la formula, ideata da Peres per uscire dal buio tunnel della intif ada e riprendere i negoziati di pace. A due mesi dalla finna di un nuovo accor¬ do, secondo il giornale, Israele ricono¬ scerebbe lo stato della Palestina su circa le metà dei Territori, dove già oggi i palestinesi hanno un controllo totale (zone A) o parziale (zone B). Nell'anno successivo le due parti dovrebbero intendersi sulle questio¬ ni irrisolte: i confini definitivi della Palestina, le colonie, i luoghi santi, Gerusalemme est, i profughi. «Un piano di pura fantasia, addi¬ rittura pericoloso per Israele» ha subito commentato un portavoce di Sharon. Peres, secondo i suoi collabo¬ ratori, è allora andato su tutte le furie dato che lo aveva già discusso con Sharon, il quale lo aveva incorag¬ giato a proseguire i contatti con i dirigenti della Autorità nazionale palestinese. Ma la controparte palestinese ha reagito alle rivelazioni del giornale con totale indifferenza. Se nel docu¬ mento israeliano c'erano della con¬ cessioni israeliane, il ministro pale¬ stinese per la informazione Yasser Abed Babbo non le ha trovate. «Gli israeliani - si è lamentato - ci offrono solo un gioco, ossia di denominare 'Stato' quell'intrico di cantoni e di enclavi circondate da colonie dove noi oggi viviamo, costretti a destreg¬ giarci fra posti di blocco mihtari e sempre esposti alla minaccia di confi¬ sche di terre da parte di coloni». «Per giunta - ha aggiunto - dopo otto anni di trattative, vorrebbero proseguire con nuovi accordi di transizione». «Per noi - ha concluso il ministro - lo stato palestinese deve estendersi sulla intera Cisgiordania, su Gaza, su Gerusalemme est. Dobbiamo poterci muovere da nord a sud e varcare i suoi confini senza imbatterci in sol¬ dati israeliani». L'Anp invoca una presa di posizione del Vaticano ReAbdallahmettea disposizione un elicottero Il ministro degli Esteri belga Michel manda una nota di protesta in nome dell'Europa
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