Lotta per la vita a 10 mila metri Il corpo a corpo con il kamikaze

Lotta per la vita a 10 mila metri Il corpo a corpo con il kamikaze Lotta per la vita a 10 mila metri Il corpo a corpo con il kamikaze E' stata una hostess ad accorgersi che qualcosa non andava: c'era una strana puzza di zolfo. «Gli ho chiesto di spegnere il fiammifero e quello mi ha morso una mano» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Cinte, bretelle, elastici, estin¬ tori e bevande. Passeggeri e personale di bordo del volo 63 dell'American Airlines hanno usato di tutto per immobilizzare il terrorista con l'esplosivo nelle scarpe; ma non ce l'avrebbero fatta a neutralizzarlo senza i poten¬ ti sedativi iniettati da due dottori che si trovavano sul¬ l'aereo diretto a Miami, in Florida. La storia di ordinario co¬ raggio dei passeggeri del volo AA63 si è svolta nella notte fra sabato e domenica, quan¬ do il Boeing 767 decollato da circa tre ore dall'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi con 185 passeggeri a 12 mem¬ bri di equipaggio si trovava nello spazio aereo intemazio¬ nale nel mezzo dell'Oceano Atlantico. Una delle hostess con giacca rossa e gonna blu ha improvvisamente gridato con tutta la voce che aveva in gola: «Aiuto, ho bisogno di aiuto». Il passeggero dal vol¬ to olivastro e la barba incolta seduto nella fila 29 aveva in mano un fiammifero acceso e stava tentando di dare fuoco ad un filo che usciva dalla suola ovvero innescare la miccia dell'esplosivo sfuggi¬ to ai controlli a terra. Se ci fosse riuscito l'aereo sarebbe probabilmente esploso in vo¬ lo e sarebbe stati inghiottito dall'Oceano. La hostess gli si è avvicinata attirata dall'odo¬ re di zolfo per chiedergli di spegnere il fiammifero ma si è trovata di fronte un energu¬ meno aitò oltre un metro e ottanta, che prima non le ha risposto e poi, di scatto, l'ha aggredita mordendole violen¬ temente la mano destra. Il grido di aiuto dell'hostess è risuonato nella cabina pas¬ seggeri. Il parigino Eric De- bry, di 42 anni, seduto nella fila 28 con la moglie Arlette e i due figli, proprio alle spalle del terrorista, si è alzato di scatto ed ha preso da dietro le sue braccia. «Gli sono saltato addosso - racconta - l'ho preso per le spalle per impedirgli i movimenti». Con¬ temporaneamente altri tre passeggeri sono intervenuti e gli hanno bloccato le gam¬ be. Uno di loro Thierry Duge- on, 36 anni giornalista televi¬ sivo a Parigi, era seduto dieci file indietro e si è gettato avanti d'istinto: «E' stata una questione di pochi atti¬ mi, mi sono alzato e buttato su di lui assieme ad altre due o tre persone, è stato tutto immediato, come se ognuno di noi sapesse esattamente cosa doveva fare, non c'era tempo per pensare due volte, abbiamo agito come un te¬ am». Per dieci lunghi, inter¬ minabili minuti i quattro passeggeri assieme a due assi¬ stenti di volo - tutti e sei uomini - hanno tenuto per braccia e gambe il terrorista, che ha tentato di liberarsi in ogni modo gridando e muo¬ vendosi sul suo posto come un forsennato. Kwane James, giocatore professionista di basket in Francia, lo descrive come «un essere che sembrava pos¬ seduto, indemoniato». Ne è scaturita una rissa ed a farne le spese è stato un altro assistente di volo, leggermen¬ te contuso. Durante la collut¬ tazione numerosi passeggeri sono intervenuti, rovescian¬ do sulla testa del terrorista i bicchieri di bibite che erano stati serviti poco prima, un assistente di volo gli ha inve¬ ce aperto contro l'estintore di servizio. Ma il terrorista sembrava indomabile, ad un certo punto è riuscito perfi¬ no a togliersi una scarpa tentando ancora una volta di ripetere il gesto di innescare la miccia dell'esplosivo. «Se non fossimo stati in cinque- sei ci avrebbe sopraffatto quel tipo è molto agile e potente» assicura Dugeon. «Lui era alto 1,82 ma io sono 1,85 - dice Kwame James - comunque da solo non ce l'avrei potuta fare, molti pas¬ seggeri hanno dimostrato grande coraggio in quei fran- genti lassù». Mentre la rissa era in cor¬ so altri a bordo - c'era anche almeno un cittadino italiano - hanno organizzato una rapi¬ da colletta di ogni oggetto che potesse risultare utile a legare alla sedia il terrorista: una ventina di uomini si sono tolti la cinta dai pantalo¬ ni, alcuni hanno messo a disposizione le bretelle, delle signore hanno consegnato na¬ stri elastici. Il tutto è stato affidato agli assistenti di bor¬ do che hanno provveduto a legare il terrorista in modo che non fosse più in grado di muoversi, ma il rischio resta¬ va. E' stato allora che i due dottori a bordo si sono fatti avanti con il comandante ed hanno avuto l'idea di usare il kit medico di servizio, iniet¬ tando al terrorista una cospi¬ cua dose di sedativi. «Sono stati i medici a calmarlo, gli barino fatto due-tre iniezio- ni» racconta Nicholas Green. «Se non avessimo avuto a bordo quei due dottori come avremmo fatto, chi lo avreb¬ be potuto domare?» si chiede inquieta Arlette Debry. Intimoriti dal rischio che potesse avere negli abiti ordi¬ gni o esplosivo un gruppo di passeggeri gli ha tolto le scarpe e lo ha perquisito, prima di procedere ad un rapido interrogatorio. Philip¬ pe Acax, 39 anni di St. Quen- tin Enyvelines, gli ha trovato indosso due audiocassette, consegnate al comandante ed ha subito dubitato della sua identità: «Diceva di esse¬ re giamaicano e parlava in inglese per dimostrarlo ma mentiva evidentemente, lo avevano sentito parlare in arabo con qualcuno dell'equi¬ paggio durante il viaggio». Una frase detta dal terrorista a Kwame James ha gelato il sangue dei presenti: «Vedre- te, vedrete». A colluttazione finita l'aereo era ancora in mezzo all'Atlantico a due ore di volo da Boston, l'aeroporto più vicino e già in preallar¬ me. Il comandante ha ordina¬ to ai suoi assistenti di sorve¬ gliare il terrorista per evita¬ re sorprese ed ha poi tentato di far rilassare i passeggeri con la proiezione del film «Legally Blonde», avverten¬ doli che di lì a poco si sarebbero affiancati al veli¬ volo due F-15 della Guardia Nazionale americana decolla¬ ti dalla base di Cape Cod: «Non vi preoccupate sono qui per proteggerci ed accom¬ pagnarci fino a terra». All'arrivo all'aeroporto di Logan i passeggeri non han¬ no nascosto l'emozione. «Sia¬ mo tutti molto stanchi, stres¬ sati - confessa Peter Ensink, 35enne uomo d'affari svizze¬ ro - questo sarà per tutti noi il migliore Natale di sem¬ pre». Il piccolo Azner Dahan, di soli 9 anni, alza le spalle: «Oramai queste cose succedo¬ no, continuerò a volare, non c'è dubbio». L'elegante signo¬ ra Josse Bernadett ha fretta di terminare il viaggio per Miami ed è sprezzante nei confronti del terrorista; «Ap¬ pena sono salita a bordo mi colpì, assomigliava ad un tossicodipendente della peg- gior specie». Nei racconti dei passegge¬ ri del volo AA63 l'America ha rivissuto il coraggio dimo¬ strato da chi 1' 11 settembre scorso era a bordo del volo della United Airlines UA93 e si gettò contro quattro ka¬ mikaze di Osama bin Laden impedendogli di continuare la corsa suicida verso l'obiet¬ tivo designato, facendo così precipitare il velivolo in un bosco della Pennsylvania. Al¬ lora i passeggeri riuscirono a far fallire i piani dei terrori¬ sti sacrificando le loro vite, sabato notte sono riusciti a sopravvivere. «Sono stati pro¬ tagonisti di atti eroici - ha detto di loro Jane Swift, governatore dello Stato del Massachusetts - che possono aver salvato la vita di quasi duecento persone che eremo a bordo del volo AA63». II vicino di sedile «Gli sono saltato addosso e l'ho preso per le spalle per cercare di bloccarlo» Un giornalista tv «E' stata questione di attimi, mi sono alzato e sono balzato su di lui» Il giocatore di basket «Sembrava indemoniato da solo non ce l'avrei mai fatta a fermarlo» Una passeggera «Se non c'erano i dottori con i sedativi come avremmo fatto?» Un passeggero «Rabbrividivo ricordando che mi aveva detto "Vedrete, vedrete"» Il bambino di 9 anni «Sono cose che succedono, continuerò senza dubbio a volare» Una passeggera, la parigina Amandine Mailer Un'altra donna scampata al fallito attentato sul Boeing I mancato kamikaze, dopo aver sostenuto di essere giamaicano, ha ammesso di essere dello Sri Lanka