«I primi mesi di Berlusconi sono tutti da dimenticare»

«I primi mesi di Berlusconi sono tutti da dimenticare» IL SEGRETARIO AGGIUNTO DELLA CGIL ATTACCA IL GOVERNO «I primi mesi di Berlusconi sono tutti da dimenticare» intervista Roberto Ippolito SEI mesi di vita. «Ed ecco i fatti: il governo Berlusconi prima fa morire la concertazione, poi fa morire il dialogo sociale da lui proposto e con la conferenza stam¬ pa di venerdì passa al monologo»: è taghente la ricostruzione di Gugliel¬ mo Epifani, segretario aggiunto della Cgil. Epifani, non esagera? «Non mi sembra. Nei primi sei mesi di vita, con il pacchetto definito dei cento giorni, la legge finanziaria, i disegni di legge delega per pensio¬ ni, lavoro e fisco, il governo ha attaccato la dignità e la libertà dei lavoratori senza nemmeno dare una risposta ai veri problemi di competitività delle imprese». In sostanza cosa contesta? «Sono ridotte le tutele per i licenzia¬ menti, si introduce la flessibilità senza formazione e contrattazione. E' pericolosamente messo in discus¬ sione l'equilibrio dei conti previ¬ denziali. Sono messe in concorren¬ za le diverse fasce di lavoratori. E' tolto ai lavoratori il potere di deci¬ dere l'uso del trattamento di fine rapporto. Con il progetto per il fisco guadagnano i redditi medio alti». Nulla di positivo per i lavorato¬ ri? «Il governo riduce i diritti dei lavoratori, rende più insicuro il futuro, indebolisce l'autonomia e l'apporto allo sviluppo, contrappo¬ ne giovani e anziani». Ma le misure concepite non mirano allo sviluppo? «Viene affermata la volontà di per¬ seguire lo sviluppo, ma in realtà la direzione è diversa. Per le previden¬ za il governo sostiene che il taglio dei contributi favorisce le assunzio¬ ni, ma così rovina il sistema. Non viene sostenuta l'occupazione nel Mezzogiorno dove c'è bisogno». E perché? «Nel Sud tutte le nuove assunzioni già godono del totale sgravio di contributi; quindi la misura decisa favorisce soprattutto le imprese delcentronord». Le norme contro il lavoro nero non sono utili? «Il primo bilancio delle misure per l'emersione porta a parlare di so¬ stanziale fallimento. E la Tremonti bis, la detassazione degli utili rein¬ vestiti, in realtà non ha raggiunto lo scopo di sostenere lo sviluppo». Non è il caso di valutare i provvedimenti nel complesso? «Io noto la mancanza di un'idea per le liberalizzazioni e le privatizzazio¬ ni, l'inesistenza di qualsiasi politi¬ ca per il Sud, l'assenza del ruolo degh investimenti pubblici naziona¬ li e degli enti locali testimoniata dalla legge finanziaria. Il governo non ha in testa la competizione fondata sulla qualità dell'innova¬ zione e della ricerca e sul coordina¬ mento deUe infrastrutture, ma solo la riduzione dei costi e dei diritti dei lavoratori». Il sindacato non ha ottenuto la sopravvivenza delle pensioni d'anzianità? «E' vero, ma le pensioni d'anzianità interessano anche parte delle im¬ prese. Ma contemporaneamente con la riduzione dei contributi per i nuovi assunti, si provoca un danno permanente e crescente ai conti del sistema. Si riducono le entrate quando è in arrivo la prevista gobba, quando cioè il problema della spesa diventa più acuto». I sindacati non hanno anche conquistato il trasferimento del tfr ai fondi contrattuali salvo indicazione diversa? «E' sicuramente un risultato impor¬ tante per dare ai giovani pensioni più elevate. Ma viene negata ai lavoratori la libertà di scelta un tempo irrinunciabile per la Confin- dustria. Anche se il tfr è retribuzio¬ ne differita, il lavoratore non può decidere la sorte dei suoi soldi». C'era bisogno di proclamare uno sciopero? «Sì. C'è bisogno dello sciopero per le pensioni ma anche per l'articolo 18, la riduzione delle garanzie con¬ tro i hcenziamenti ingiusti. Soprat¬ tutto c'è bisogno che gli scioperi non abbiano come obiettivo solo la politica del governo ma anche quel¬ la della Confindustria». Che c'entra la Confindustria? «Come dice il segretario della Cisl Pezzetta, la Confindustria è il man¬ dante delle scelte del governo. Scel¬ te che, è il colmo, non vanno nemmeno incontro alle reale esigen¬ za di ima parte deUe imprese». Epifani: «Prima ha fatto morire la concertazione e poi il dialogo sociale Ora attacca anche le libertà dei lavoratori e mette a rischio il sistema previdenziale» Guglielmo Epifani, numero due della Cgil

Persone citate: Berlusconi, Epifani, Guglielmo Epifani, Roberto Ippolito, Tremonti