Pensioni, conviene più il cumulo dell'incentivo di R. Gi.

Pensioni, conviene più il cumulo dell'incentivo L'ANNO SCORSO SU 190 MILA FUGGITI DAL LAVORO SOLO IN 170 HANNO OPTATO PER IL CONTRATTO A TERMINE. RISCHIO ESODO NEL 2002 Pensioni, conviene più il cumulo dell'incentivo ROMA Funzionerà l'incentivo del govemo per diminui¬ re 0 numero delle pensioni di anzianità? Arrive¬ ranno i risparmi di spesa attesi dal ministro del Welfare Maroni? Quanti saranno i lavoratori che sceglieranno di rinnovare un contratto a termine con la propria azienda (sempre che questa sia d'accordo)? Interrogativi pesanti. Tanto più che secondo i dati Inps nel corso del 2001 sono stati soltanto 170 (su una platea di circa 300.000 aventi diritto) i lavoratori che hanno optato per il lavoro con il contratto a termine «incentivato». Cifre davvero irrisorie, se confrontate con i 190.000 italiani che sono «fuggiti» in pensione anticipata Inps. Dunque, secondo molti osservatori c'è il ri¬ schio concreto che il provvedimento contenuto nella delega deluda le attese, e che sin dalla «finestra» di aprile 2002 la stragrande maggioran¬ za dei lavoratori che ne ha 0 diritto opti per la pensione. L'incentivo salariale varato dal gover¬ no rappresenterà in effetti un discreto aumento della busta paga. Il fatto è che due delle novità delle delega avranno l'effetto esattamente oppo¬ sto, «convincendo» le persone a optare per il pensionamento: il cumulo tra pensione di anziani¬ tà e lavoro e la necessità di rinnovare un contratto a termine con l'azienda. La norma «incentivante» messa a punto da Maroni si fonda su due meccanismi: la garanzia del diritto e l'aumento salariale. Per rassicurare i lavoratori che la pensione di anzianità non verrà toccata arriverà infatti un «certificato di garan¬ zia»: chi ha raggiunto i requisiti per l'anzianità (35 anni di contributi e 57 anni di età dal 2002, o 37 anni di contributi senza limiti di età) potrà farsi rilasciare dal proprio ente un documento che attesta il conseguimento del diritto, che potrà essere esercitato in qualsiasi momento «indipen¬ dentemente da ogni diversa previsione legislati¬ va». Anche se secondo molti giuristi ciò che una legge dà (il certificato) ima seconda legge può perfettamente togliere. L'altro incentivo è economico. Già la Finanzia¬ ria Amato prevedeva la possibilità di siglare un nuovo contratto a termine con la propria azienda. In cambio, il lavoratore avrebbe intascato in busta paga quel 90Zo di contributi previdenziali non più versati all'Inps. Maroni aumenta l'incen¬ tivo, che passera al I6-1707o del salario. Su uno stipendio mensile di due milioni, prima l'aumen¬ to era di 180.000 lire; ora sarà di 330.000 lire. Non era pochissimo: ma il fatto è che in tutto il 2001 solo 170 persone hanno deciso di avvalersi di questa opportunità. L'aumento raddoppia, ma non è detto che le cose cambino di molto. Anche perché l'abolizione graduale del divieto di cumulo tra pensione per anzianità e lavoro (dipendente o autonomo) deciso dal governo renderà molto, ma molto più conveniente mettere insieme pensione e consulenze. Uno studio dell'Inps (richiesto all'ente dal ministro Tremonti e anticipato da «ilNuovo.it») mostra chiaramente la convenienza di «cumulare». Si fa l'esempio di un lavoratore di 57 anni con 35 anni di contributi con una retribuzione annua lorda di 40 milioni, che dà diritto a una pensione di anzianità di 28 milioni l'anno. Se opterà per il lavoro, al netto delle tasse avrà un aumento salariale di 4.450.000 lire l'anno. Ma se sceglierà di lavorare, perderà per ogni anno lavorato la rivalutazione del suo assegno (il 29(1 l'anno). In tutto, una perdita di 608.000 lire nette annue. Ma in base alle statisti¬ che il nostro lavoratore può contare su un'aspetta¬ tiva di vita di 23 anni: questo significa che la scelta di lavorare ancora un po' gli costerà - quando diventerà finalmente pensionato - una perdita secca di ben 14 milioni di lire rispetto agli importi cui avrebbe avuto diritto optando per la pensione. Insomma, il vantaggio di oggi (salario maggiorato) verrà pagato domani (con una pensio¬ ne più leggera). È evidente che dopo le modifiche alle norme sul cumulo molti preferiranno tagliare corto: andranno in pensione di anzianità per poi lavorare (legalmente) come dipendenti o come consulenti. Magari, come consulenti del vecchio datore di lavoro. [r. gi.]

Persone citate: Maroni, Tremonti

Luoghi citati: Roma