Karzai promette pace, unità, Islam di Pierangelo Sapegno

Karzai promette pace, unità, Islam Karzai promette pace, unità, Islam In Afghanistan si è insediato il governo del dopo-taleban Pierangelo Sapegno inviato a KABUL La grande sala deh'auditorio al ministero degli Interni era piena di divise dai mille colori e di grandi barbe. Eppure, aUe 11 di ieri mattina, a Kabul è nato dopo 23 anni il primo govemo dell'Af¬ ghanistan, «nel nome della pa¬ ce», come ha ricordato il presi¬ dente Burhanuddin Rabbani, senza l'imposizione deUe armi, senza gli elicotteri che volteggia¬ no in cielo, senza i cannoni puntati, senza i carri armati che occupano le strade. Certo, Ka¬ bul, ieri era una città blindata lo stesso, da posti di blocco che presidiavano le strade fino a quattro chilometri dal Palazzo, e la guerra non è ancora finita: 65 morti l'altra notte in un convoglio, al Nord, mitraghato dai caccia americani. Però, è vero, «questo è il giomo più importante», come ha sottolinea¬ to Lakhdar Brahimi, il plenipo¬ tenziario delle Nazioni Unite, il nuovo futuro comincia adesso: «E' finita una lunga notte buia». AUe 11 di ieri mattina, in questa Kabul blindata, nel ministero degli Interni occupato anche dai marines inglesi e americani, si è insediato il primo govemo della ricostruzione. Due soh ministri in giacca e cravatta, quello degli Interni e quello degli Esteri. Le due donne ministro con un sem¬ plice velo. E Dostum, il padrone di Mazar-i-Sharif, ultimo arriva¬ to della compagnia dopo qual¬ che protesta e magari qualche minaccia, nella sua sohta divisa militare da combattimento. A sentire i discorsi, un solo riferi¬ mento comune per tutti: l'Islam. «Abbiamo sei mesi per mante¬ nere le promesse», ha detto il capo del govemo Hamid Karzai, per poi aggiungere con una pun¬ ta di polemica che lui non era a Bonn «a prendere questa decisio¬ ne. Speriamo che bastino. E comunque è un modo di parti¬ re». Così è partito. Alle 13,15 l'abbraccio fra Rabbani e Kar¬ zai, sul palco dell'auditorio assie¬ me a tutti i ministri, davanti ai comandanti dell'Alleanza del Nord seduti in platea con le loro barbe e le loro divise, ha suggel¬ lato l'inizio della nuova fase. Su tutta la scena troneggiava l'im¬ magine di Massud, stampata già all'ingresso della sala con una bella frase in inglese: «Per sem¬ pre la strada di Massud è anche dell'Afghanistan». Poi c'era la sua poltrona vuota, proprio al centro della fila del govemo, con la foto e un mazzo di fiori, e tutti quelli che si sono succeduti a parlare lo hanno ricordato e ringraziato, scatenando ogni vol¬ ta l'applauso della sala e le lacrime dei guerrieri che riempi¬ vano l'auditorio. Se poi qualcu¬ no non faceva in tempo a citarlo, subito si levava dal pubblico una voce: «Signore fa' che la nostra terra viva in pace e non dimentichi il comandante Mas- soud per quello che ha fatto!», e allora tutti ripetevano ossessiva¬ mente l'applauso e di nuovo i soldati tiravano fuori i fazzoletti e si asciugavano le lacrime. In questa atmosfera ancora guerre¬ sca, anche se tutta sospesa nel¬ l'anelito di pace, s'è consumata una cerimonia dai toni solo appa¬ rentemente primitivi e ingenui. Chiara, sin dall'inizio una riven¬ dicazione di orgoglio nazionale e rehgioso: «Non possiamo per¬ mettere più a lungo che la no¬ stra terra sia divisa da barriere e da conflitti. Questo sarà un solo paese, islamico e unito», ha sen¬ tenziato con forza Rabbani. E il capo del govemo Hamid Karzai, poco dopo, in conferenza stam¬ pa ha ribadito che «il processo di rinascita politica ed economica del paese non tocca alle Nazioni Unite, ma ah'Afghanistan». Co¬ me dire: il nostro futuro riguar¬ da solo noi. Nel segno dell'Islam, un pae¬ se unito: questo è quello che tutti hanno voluto ripetere con forza. Poi, Karzai ha pensato bene di ringraziare e tranquilliz¬ zare l'Occidente. C'è ancora biso¬ gno dell'aiuto umanitario del- l'Onu: «Da loro abbiamo avuto una specie di promessa», ha detto, e non si capisce bene se questa fosse una maniera per sohecitame l'attuazione. I tale¬ ban? «Tutti quelli che hanno commesso dei crimini verranno assicurati alla giustizia». Un tri¬ bunale per i crimini di gueira nell'Afghanistan? «Può essere un'idea», ha risposto. E Do¬ stum? «E' un fratello per me. Sono in ottimi rapporti con lui». Karzai in tutte le occasioni si è dimostrato grande mediatore. Anche oggi, nel suo ruolo di leader di un govemo dichiarata¬ mente islamico, che ha bisogno dell'Occidente. «Le priorità - ha detto - sono la pace e la sicurez¬ za. Poi il diritto, la scuola». E la libertà?, gli ha chiesto un gioma- lista francese. Lui ha risposto con un mezzo sorriso: «Sì, come dite voi: libertà, uguaglianza e fraternità». Dietro all'uomo che sa mediare con tutti, da Bush («Adesso andrò a trovarlo, sono stato invitato») al mullah Omar, che gh ha ceduto Kandahar con¬ segnandola alle truppe dei mujaheddin e poi è misteriosa¬ mente sparito nel nulla salvan¬ dosi la vita, dietro quest'uomo che governerà l'Afghanistan, c'è tutto un mondo che si affaccia a una vita nuova con grande entu¬ siasmo, ma anche tante incertez¬ ze. La cerimonia di ieri raffigura¬ va come una fotografia questo stato di cose. Da una parte, la sfilata dei ministri in rigorosi abiti musulmani, le preghiere e i discorsi di netta impronta reli¬ giosa, e dall'altra questo accal¬ carsi quasi ingenuo dei soldati, dei comandanti e dei notabili, davanti alle telecamere e ai rap¬ presentanti dell'Occidente. C'è un segno positivo: la diffidenza mischiata all'interesse, e al biso¬ gno. Ma c'è tutto un passato che incombe e che pesa come un macigno, lasciando strati di sto¬ ria nei riti; nelle parole, persino negh abiti, negh sguardi. Stando fuori, uno si vedeva la guardia d'onore agghindata con vecchie divise russe, stivali e cappelli, resti di una guerra vinta ma che ha cominciato a lacerare questa terra; e poi tutti i comandanti dell'Alleanza del Nord arrivati con le loro guardie e non un soldato che avesse almeno un paio di scarpe uguali a un altro. Al palazzo del ministero dell'In¬ terno si sono presentati tutti con i razzi anticarro e con i mitraglia¬ tori lucidati di fresco. Due ban¬ diere inalberate, colori verde, bianco e nero orizzontali, e ogni tanto qualche altro uomo in divisa con gh elmetti russi dei carristi, quelli pittati di bianco per la pohzia, di verde per l'eser¬ cito. In'.compenso, questo Paese martoriato può cominciare a pensare ai prossimi Giochi olim¬ pici. L'ha detto Karzai: «Me l'ha promesso Berlusconi: mi ha of¬ ferto una tv e una radio. E poi, mi ha detto, verrano i carabinie¬ ri e potremo andare alle Olimpia¬ di», [pie. sap.] Gli abiti Solo due ministri in giacca e cravatta Le due donne con un velo, il volto scoperto Il grande assente In prima fila una poltrona vuota con il ritratto di Massud e un mazzo di fiori All'Occidente «Il processo di rinascita politica ed economica non riguardale Nazioni Unite ma solo noi» Hamid Karzai (terzo da destra in prima fila) circondato da ministri e dignitari nella cerimonia di insediamento del suo governo. Alle spalle, un ritratto di Massud

Luoghi citati: Afghanistan, Bonn, Kabul, Kandahar