Nel paese dei «patacones» fra lacrime, rabbia e sedativi

Nel paese dei «patacones» fra lacrime, rabbia e sedativi LA MANCANZA DI DENARO «VERO» PORTA LA GENTE ALLA SOGLIA DELLA FAME E TURBA LA PSICHE COLLETTIVA Nel paese dei «patacones» fra lacrime, rabbia e sedativi La parrucchiera Ana: «Politici e banchieri ci hanno rubato la vita» Raul: «Mi hanno diminuito la paga e da allora io non dormo più» reportage Christine Legrand BUENOS AIRES PER comprare i regali di Nata¬ le ai figli, Alicia estrae dal borsellino una mescolanza di ban¬ conote sgualcite: pesos e dollari ma anche «patacones» statali e altri titoli emessi al posto della moneta dalle varie province. La cassiera non mostra segno di sor¬ presa, perché ormai tutto è possi¬ bile in Argentina. Ansiosi di ven¬ dere, questi negozi di un quartie¬ re elegante di Buenos Aires accet¬ tano pagamenti in qualunque mo¬ neta. «Io utilizzo le varie bancono¬ te con cui mi hanno pagato i miei clienti» spiega Alicia, che fa l'av¬ vocato e non nasconde di sentirsi «addirittura privilegiata» di ave¬ re tanto denaro liquido da spende¬ re. Alla vigilia delle Feste, i negozi di Buenos Aires sono quasi senza clienti (per non parlare di quelli che sono stati saccheggiati). Le strade sono tristi. Tutti sono di umore cupo e non parlano che di questa crisi economica, una delle più drammatiche che l'Argentina abbia mai vissuto. Nessuno crede più a niente. Susana, da vent'anni direttrice di un asilo infantile a AveUaneda (nella provincia di Buenos Aires), è alla disperazione. Il governo provinciale ha annunciato che non può pagare tutto intero e per tempo il magro stipendio degli insegnanti, ma elargisce un antici¬ po di 150 «patacones», che in teoria varrebbero altrettanti pe¬ sos. Davanti alla banca, c'è la fila di fronte alla macchinetta che cambia i patacones in soldi. Ma sono grida, lacrime e calci tirati irosamente all'apparecchio quan¬ do questo sputa solo un bighetto da 50 pesos per un giustificativo bancario che ne indicava 150. «I politici e gli speculatori hanno saccheggiato il Paese e continua¬ no a derubarci» singhiozza Susa¬ na e si piega su se stessa, sapendo che nessuno le verrà in aiuto: né la banca, né i giudici, né il ministe¬ ro dell'Istruzione, né alcun re¬ sponsabile pohtico. «La vita quotidiana è diventa¬ ta un inferno» sospira Marcelo, che a settantacinque anni si dice «stanco, provato, senza più vo¬ glia di continuare a vivere». È in coda da tre ore su un marciapiede del centro di Buenos Aires, assie¬ me a centinaia di altri pensionati che aspettano di ritirare le loro misere pensioni. Sotto il calore dell'estate australe, molti si sento¬ no male. Ogni giomo diverse ban¬ che vengono prese d'assalto da clienti con l'acqua alla gola dopo l'adozione, all'inizio di dicembre, di misure che limitano rigorosa¬ mente l'accesso al denaro liquido. Il problema di Hector è ottene¬ re il rinnovo della patente. Gh toccherebbe pagare 70 pesos e l'ente pubbhco competente non accetta né assegni né carte di credito. Sposato e padre di cinque figli, Hector non può speiperare così 70 dei 250 pesos che un argentino ha diritto di ritirare ogni settimana in denaro liquido dal conto bancario, perché deve pur sfamare la sua famiglia, La situazione è fatale anche per i commercianti, che denunciano un calo delle vendite del 300Zo dopo le nuove norme restrittive. Fra l'altro il sistema bancario argentino non è preparato all'uti¬ lizzo massiccio di assegni e carte di credito. Un assegno richiede spesso una settimana prima di essere accreditato. «Faccio la par- mechiera - spiega Ana - ma perdo il mio tempo e i miei clienti passando la mia vita davanti agli sportelli bancari». Con le lacrime agli occhi, a cinquant'anni dice di aver perso «tutta la vita» per ima dittatura militare (1976-1983) che ha fatto 30 mila desapareci¬ dos, fra cui uno dei suoi fratelli; poi per la guerra deUe Falkland/ Malvinas; poi per l'iperinflazione degli Anni Ottanta; e adesso per «un governo che confisca i nostri soldi mentre i politici in tutti questi anni hanno ammassato fortune enormi». Sua figha, venti¬ quattrenne e con un «master» in gestione aziendale, cerca invano un lavoro da due anni. Per molti giovani disoccupati l'unica spe¬ ranza di trovare impiego è emigra¬ re. Circolare per Buenos Aires è diventato pericoloso, con le stra¬ de occupate in permanenza da manifestanti. «La vita quotidiana somiglia sempre più a un percor¬ so di guerra» mormora, spossato. Raul, che per dormire deve pren¬ dere una doppia dose di sonnifero da quando (nel mese di lugho) il suo stipendio di impiegato pubbh¬ co è stato taghato del 1307o nel quadro di un piano biennale di austerità. Sua moghe Maria ha reagito in maniera opposta: ha difficoltà a svegharsi al mattino e ad affrontare la realtà, da quando ha perso il lavoro. Fino a qualche settimana fa, la crisi toccava solo i settori meno favoriti della popolazione. Oggi coinvolge anche la classe media e quella medio-alta. La vita della maggioranza dei 37 milioni di argentini è sconvolta. Inquieti, frustrati, esasperati, disperati, molti di loro cadono preda di crisi di nervi o di improvvise esplosio¬ ni di violenza. Negh ospedah pub¬ bhci di Buenos Aires le diagnosi per stress, depressione o attacchi di panico sono triplicate neUe ultime settimane. Ogni giomo i medici sono sommersi da mille- duemila nuovi pazienti con sinto¬ mi di ansia. Copyright «Le Monde» La maestra d'asilo Susana piange quando ottiene solo 50 pesos per un titolo nominale di 150 impostole come stipendio Hector: «Con moglie e 5 figli non ho i soldi per rinnovare la patente» Marcelo (pensionato): «È finita la voglia di esistere» Un elicottero militare si posa sulla Casa Rosada: così il presidente Femando de la Rua ha lasciato la residenza ufficiale dopo le dimissioni di giovedì

Persone citate: Christine Legrand, Rosada, Susana

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires