La marcia dei settantamìla studenti «demorattizzati»
La marcia dei settantamìla studenti «demorattizzati» PER PRESIDIARE GLI STATI GENERALI La marcia dei settantamìla studenti «demorattizzati» Al corteo contro la riforma della scuola oltre agli allievi ci sono Casarini e i no global, Cobas, Cgil, verdi, anarchici. Tanti slogan, fischi e contestazioni per i Ds, accusati di aver appoggiato la guerra, comunisti italiani e persino Rifondazione. Cento: l'Ulivo deve fare autocritica Guido Ruotolo ROMA Lo scrittore Erri De Luca, con la faccia che spunta tra il bavero del cappotto alzato e il berretto di lana, batte i piedi per il freddo: «E' una giornata aggratis, oggi non si invec¬ chia». Piazzale Dohuet, sulla Laurentina, è un formicolare di ragazzi, di bandiere, di striscioni, di colori. L'attesa per la partenza del corteo è il suo vociare, il brulichio delle ragazze e dei ragazzi, il conta¬ gio che trasmettono emozio¬ nati quelli che «... è la prima volta che partecipo a una manifestazione...». Strade larghe, palazzi mae¬ stosi, moderni, di un quartie¬ re, l'Eur, che è sempre stato una città nella città, un'ap¬ pendice della capitale. Città deserta, clima rarefatto, so¬ speso, in attesa dell'evento, che accada qualcosa. I ragaz¬ zi «demorattizzati» sono tan¬ ti, decine di migliaia, qualcu¬ no azzarda centomila, un nu¬ mero che comunque si perde in questa «cittadella ideale» per l'ordine pubblico. Anche i tremila e cinquecento poli¬ ziotti e carabinieri che proteg¬ gono gli Stati generali della scuola sembrano molti di me¬ no. A fine manifestazione, do¬ po sei ore dalla partenza del corteo, gli slogan e gli striscio¬ ni si confondono in un cock¬ tail di suoni e di colori: «Vendesi scuola pubblica»; «Fermiamo la Moratti»; «Mo¬ ratti i tuoi piccoli imprendito¬ ri costruiranno mondi sem¬ pre peggiori»; «Zona demorat¬ tizzata: né servi dell'impresa, né clienti del sapere». Slogan duri, sboccati, irriverenti, iro¬ nici, politici, seriosi. Natural¬ mente, non piace a questo nuovo movimento il progetto di riforma della scuola della ministra Moratti e il governo Berlusconi. Ma neppure quel¬ li dell'Ulivo sono molto getto¬ nati tra gli studenti. Sotto un colonnato, il diri¬ gente dei Ds Pietro Polena guarda il corteo: «E' un nuo¬ vo movimento... è molto im¬ portante... c'è uno spostamen¬ to di orizzonte culturale ve¬ ro...». Qualche minuto prima. Polena era stato contestato da un gruppetto di napoletani (con lancio di palloncino d'ac¬ qua) per via della posizione dei Ds sulla guerra, «lui che - mastica amaro il portavoce Fedeli - all'interno del partito si è schierato contro la guer¬ ra...». Ci sono gli anarchici e i Cobas della scuola, i Verdi e la Cgil scuola, c'è la "coatta" che cerca «Jessica...», e le folate di cannabis che fanno girare la testa come se si fosse alla ricerca di qualcosa che si è perso. Arriva la delegazione dei Comunisti Italiani con il segretario Oliviero Diliberto e l'onorevole Marco Rizzo. Attacca Diliberto: «Bella ma¬ nifestazione...... Lo interrom¬ pe Rizzo, preoccupato: «An¬ diamo, che dietro stanno per sfondare una vetrina...». No, non sono i guastatori, i black bloc genovesi, ma ragazzini (anarchici) impertinenti che con le loro bombolette spray stanno «abbellendo» le vetri¬ ne della «Deutsche Bank» di viale delle Montagne Roccio¬ se: «Destroy», «Uccidi i ric¬ chi», «Kill!». Si confondono nel movimento i due leader dei Comunisti Italiani. Marco Rizzo, dopo un po', si ritrova bersaglio di sberleffi: «Rizzo pelato servo della Nato». Ogni tanto esplode qualche petardo natalizio. Ci sono due ragazze che portano una bara listata a lutto: «Scuola pubbli¬ ca». E poi bandiere di Che Guevara, e quelli dell'Artisti¬ co che ricordano: «Carlo è vivo e lotta insieme a noi». Carlo Giuliani, Genova, G8. Sembra passato un secolo da allora. Le ferite sembrano rimarginate, il movimento dei No global è in piazza, e l'assedio della «zona rossa» di palazzo dei Congressi sarà davvero pacifico e simbolico. Da Genova, Giuliano Giuliani, il papà del ragazzo ucciso in piazza Alimonda, solidarizza con la manifestazione: «An¬ che Carlo avrebbe manifesta¬ to con gli studenti in difesa della scuola pubblica». Ci sono i disobbedienti di Casarini e compagni e gli spezzoni di quella sinistra dell'Ulivo - naturalmente c'è anche tanta Rifondazione con il suo segretario. Fausto Berti¬ notti - che sembra finita in mezzo al guado, che vorrebbe contaminarsi con questo mo¬ vimento (anche per fini stru¬ mentali) e che intanto si bec¬ ca polemiche e fischi. «Quello dei fischi è un passaggio obbli¬ gato - sostiene il verde movi¬ mentista Paolo Cento -, l'Uli¬ vo deve cambiare radicalmen¬ te la sua politica». Piazzale delle Nazioni Uni¬ te, viale della Civiltà del Lavoro. L'assedio, i cordoni di polizia, il palazzo dei Con¬ gressi che si staglia in lonta¬ nanza. E il bivacco, i panini avvolti nella carta stagnola. Gli irriducibili che rimangono anche ben oltre la fine degli Stati Generali della scuola. Momenti di tensione. Un car¬ tello: «Medioman... aiutaci tu». Ma chi è Medioman? Un poliziotto della Digos: «E' il soprannome di uno dei quat¬ tro reduci del Grande fratel¬ lo». Sul selciato rimane uno striscione: «Scuola 2001, Odis¬ sea nello strazio». Palloncini d'acqua per Polena da parte di un gruppetto di manifestanti napoletani Attacchi a Rizzo, «servo della Nato» E qualcuno, alla fine, si appella al Grande Fratello Un'immagine del corteo degli studenti che ha attraversato Roma
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