Trecento Nobel, solo 10 donne

Trecento Nobel, solo 10 donne UN BILANCIO AMARO NEL CENTESIMO ANNO DEL PREMIO Trecento Nobel, solo 10 donne MARI A G. MAYER E ROSALYN YALOW DUE ESEMPLARI STORIE AL FEMMINILE Stefania Maurizi SCORRENDO la Usta dei vincitori del Nobel in occasione del primo centenario del premio, c'è da sperare che l'Accademia di Svezia abbia tradito gli slan¬ ci della buonanima di Alfred Nobel, perché, se come egh voleva, i suoi premi sono anda¬ ti a tutte le grandi menti dell' umanità, senza omissioni, per noi donne il bilancio è pesantis¬ simo. A fronte di oltre trecento Nobel per la scienza vinti dagli uomini, dieci donne hanno otte¬ nuto undici premi: due per la fisica: Marie Curie (1903) e Maria Mayer (1963); tre per la chimica: Marie Curie (1911), Irene Joliot-Curie (1935) e Do- rothy Hodgkin (1964) e cinque per la medicina: Gerty Cory (1947), Rosalyn Yalow (1977), Barbara Me Clintock (1983), Rita Levi-Montalcini (1986), Gertrude Ehon (1988) e Chri¬ stiane Nusslein-Volhard (1995). Vanno meglio le cose in altri settori: riscattiamo, infat¬ ti, la miseria dei due Nobel per la fisica con la santità dei dieci per la pace. Le cause di questa situazio¬ ne sono ben radicate nella sto¬ ria. In Germania, fino al 1908, per frequentare le università come uditrici, le donne doveva¬ no ottenere il permesso dei titolari dei corsi, il che era un grosso progresso: nel passato dovevano scomodare il mini¬ stro dell'educazione. Ad Oxford, negli Anni 30, le chimi¬ che potevano frequentare le general sessions, ma non i club in cui si discuteva di ricerca avanzata. Diversa era la situazione del¬ le donne americane, per le quali l'accesso all'istruzione universitaria era più semplice, ma la carriera scientifica non era affatto agevole. Anzi, se la condizione delle scienziate eu¬ ropee era seria, ma non senza speranza, quella delle america¬ ne, almeno fino al 1972, era senza speranza, ma non seria. Il principio "equal pay for equal work" era una divertente bar¬ zelletta: a parità di posizione accademica una donna poteva tranquillamente guadagnare la metà di un collega maschio. Le leggi contro il nepotismo, che impedivano agli atenei di assu¬ mere parenti del personale di¬ pendente, volenterosamente applicate a un'intera schiera di scienziate e mogli di professori, produssero effetti tra il dram¬ matico e il ridicolo: ci fu chi tenne a freno i sensi e si sposò solo dopo la pensione e chi capitolò e fece la mantenuta. Di fronte a queste situazioni oggettivamente difficili, ognu¬ na delle dieci scienziate diede risposte diverse e, per rappre¬ sentarle, abbiamo scelto due storie. Maria Goeppert Mayer. Ge¬ niale e pure bella, la quaranta¬ duenne Maria Mayer, nel 1948, aveva assaporato già quasi tut¬ to: il trionfo di una laurea in fisica a Gottinga, la stima di geni come David Hilbert o Leo Szilard, l'amore di un marito americano, il brivido dei segre¬ ti atomici e la gratificazione di un'idea brillante che le avrebbe fruttato il Nobel per la fisica, il solo vinto da una donna dopo l'epopea di Madame Curie. Uti- lizzando l'enorme mole di dati sugli isotopi prodotta dalla ri¬ cerca bellica. Maria Mayer stu¬ diò il nucleo atomico. La Mayer propose il "modello a shell" che, permettendo finalmente di ca¬ pire fenomeni noti da tempo, riscosse un grande successo, ma non le garantì l'unica cosa che a 42 anni ancora le manca¬ va: un vero lavoro. Incastrata dalle leggi contro il nepotismo, fece la volontaria per decenni nei più prestigiosi atenei ameri¬ cani; il marito, come chimico. lavorò sempre nelle università e lei fece ricerca, insegnò e ispirò studenti come John Whe- eler senza guadagnare un dolla¬ ro. A 53 anni le dettero un vero lavoro. Ma lei non rivendicò mai nulla e, quando la Società Americana di Fisica la inserì nella commissione sulla condi¬ zione delle donne, trasecolò: non capiva il senso di una tale commissione né era interessata ad essa. Legittimamente, le interessa¬ rono solo la fisica e la stima dei geni. Aveva superato la dura selezione, prevista per l'ammis¬ sione a Gottinga, grazie a un corso delle suffragette; fino agli Anni 20 per le donne tede¬ sche non erano previste scuole di preparazione all'università. Rosalyn Sussman Yalow. Un filo eh perle e una messa in piega sobria conferivano a Ro¬ salyn Yalow un'aria da zia scaltra e dai modi spicci. Si specializzò in fisica nucleare nel 1945 e puntò alla carriera universitaria. Brillante, sangui- gna e combattiva, innamorata¬ si' di un fisico nucleare, non si fece fregare dalle leggi contro il nepotismo: rinviò il matrimo¬ nio. Ma poi, fatti due conti, non perse tempo con le università, si sposò e lavorò in un ospedale militare di New York. Nella medicina era iniziata da poco l'era degli isotopi radioattivi, usati come traccianti. Marziale e assertiva, portò avanti le proprie ricerche nel laboratorio ospedaliero. Non si concesse di rimanere incinta se non quando ebbe una posizione lavorativa consolidata: cono¬ sceva varie colleghe costrette alle "dimissioni volontarie"; set¬ te giorni dopo il parto, mandò al diavolo il pediatra e tornò a lavorare; vinse: ebbe il lavoro, la famiglia che voleva e inventò la RIA. La RIA fu il frutto di una spettacolare combinazione di endocrinologia, ricerca sui ra¬ dioisotopi e matematica, che rivoluzionò la medicina. Grazie a questa tecnica estremamente sensibile fu possibile misurare, per la prima volta in modo accurato, la concentrazione di ormoni estremamente impor¬ tanti per il corpo umano, come l'insulina o l'ormone della cre¬ scita. Brevettando la RIA, Rosalyn Yalow avrebbe potuto arric¬ chirsi; non lo fece. Si acconten¬ tò di un Nobel per la medicina che, sicura delle proprie capaci¬ tà, attese a lungo. Ogni anno, a ottobre, pochi giomi prima del¬ la proclamazione dei vincitori, metteva in fresco lo champa¬ gne e, impaziente, aspettava. Ritirò il premio nel 1977, poi, compiaciuta, sistemò l'ultimo conto in sospeso. Svergognò, sulla stampa, l'editor di una prestigiosa rivista scientifica che ventidue anni prima le aveva rigettato un lavoro deci¬ sivo per l'invenzione della RIA. Per altre informazioni si può fare una visita su Internet a «The officiai web site of the Nobel Foundation». Ecco l'indi¬ rizzo: http:www.nobel.se/ FINO A POCHI DECENNI FA IN ALCUNI PAESI IL «GENTIL SESSO» NON AVEVA NEPPURE ACCESSO ALL'UNIVERSITÀ E QUESTO, INSIEME CON ALTRI OSTACOLI SOCIALI E BUROCRATICI, HA CONDIZIONATO PESANTEMENTE LA RICERCA 1/iiB/UvVrr. ^ .^V Maria Goeppert Mayer, Nobel per la Fisica, e Rosa yn Sussman Yalow, Nobel per la Medicina nel 1977

Luoghi citati: G. Mayer, Germania, New York, Oxford, Svezia