La quieta follia dei piemontesi di Bruno Quaranta
La quieta follia dei piemontesi LUNEDI' 17 La quieta follia dei piemontesi Bruno Lauzi in un doppio ed edito dalla Regione interpreta le più belle canzoni della nostra tradizione LA nemesi, o prima o poi. Giuseppe Baratti confessa¬ va: ((Nato a Torino, fili alleva¬ to con un'ingiusta avversione pe' Genovesi». Tre secoli dopo un genovese. Bruno Lauzi, tra i padri della canzone a lume di Lanterna (con Tenco, Paoli, Bindi, De An¬ dré), approda in Piemonte. ARoc- chetta Tanaro, nell'Astigiano, re¬ staura un casale dove imparare l'arte della vecchiezza. A Torino giunge - subito accolto - al segui¬ to di un'idea che si realizzerà in due tempi, un doppio ed, un omaggiò alla canzone piemonte¬ se, e in piemontese, «editore» la Regione. Primo atto -ilsecondo in primavera -. lo ascolteremo il 17 dicembre, al Circolo della Stampa, in corso Stati Uniti 27, ore 21 (ci saranno l'anuffato interprete di ((Amore caro e amo¬ re bello», e Giovanni Tesio, che lo ha assistito lungo i sentieri musi¬ cali nostrani). Dopo Genova (una miscela di spartiti, contemporanei e no: da «Genova per poi», fumata fra l'altro dall astigiano Conte, a bra¬ ni che vantano parolieri quali Dino Campana, Edoardo Pupo, Camillo Sbarbaro), Lauzi rende così omaggio alla «quieta follia dei piemontesi», come si intitola un suo «sentimentale» medaglio¬ ne (in questa «immobile campa¬ gna col sole rare volte...il resto è pioggia che ci bagna»). La canzone popolare e la can- zone borghese, intellettuale, il monologo arcinoto eppure mai logoro e l'epico entusiasmo. Da¬ gli spartiti (un forziere) con l'im¬ primatur di Costantino Nigra (in primis «Il barone di Leutrum»: «An drin Turin a j'è dij cunt, a j'è cunt e de la dàime», «In dentro Torino c'è dei conti, c'è dei conti e delle dame») alla stagione di «Can- tacronache». Anni 50 e dintorni. «C'è - secondo l'inventario di Giovanni Tesio - la "capitale" e ci sono le "province" evocate nel nome di un autore, nella sugge¬ stione di una parlata, nel sogno di un più largo orizzonte, nello sven¬ tolìo di una bandiera che diventa sentire comunitario». Lauzi, ma non solo. Lauzi che dà voce a Italo Calvino («Il padro¬ ne del mondo»: «Rido fuoco al sole buttandoci dentro - ah - il carbone»), a Pavese («Un paese vuol dire», rielaborazione di Po- gliotti e Liberovici), a Fausto Amedei, a Giorgio Conte...E, con Lauzi, Mario Brusa che esalta l'arpiniano «Me grand Turin», Gipo Farassino che scala - ecume¬ nico - le ((Montagne del me Pie¬ mont», i gruppi vocali (dal «Coro Bajolese» a «La Grangia»), i sermo¬ ni di Artuffo, l'Andreasi di «Sal¬ ve, Piemonte!». Qua e là - canfora¬ ti intermezzi - le gozzaniane sesti¬ ne taurinensi: «O città favorevole ai piaceri!». Bruno Quaranta Bruno Lauzi lunedi 17 presenta al Circolo della Stampa il doppio ed di canzoni piemontesi
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