Una festa suonata da torinesi di Paolo Ferrari

Una festa suonata da torinesi Una festa suonata da torinesi I concerto ha il proprio baricentro sull'asse formato da Matteo Salvadori e Alberto Tafuri TOCCA anche Torino la carovana 883, che venerdì 14 sbarca al Palastampa di corso Ferrara con le canzoni dell'ultimo album, «Uno in più», con i classici pop che da dieci anni accompagnano l'Italia che balla, che alza a palla l'autoradio, che ama passare il sabato in centro a guardare vetrine, che va allo stadio e sogna il vecchio West. Marchio generazionale, ma non solo: i genitori fanno finta di niente, ma apprezzano, e pure per le nonne Max Pezzali è il giovine un po' strano ma educato che negli anni '60 si chiamava Gianni Morandi. Un concerto targato 883 è una festa, in cui Max e il suo gruppo sono i padroni di casa: attenti al benessere dei propri invitati. Che siano le facce nuove conquistate negli ultimi mesi con «Bella vera» e «La lunga estate caldissima», o che abbiano già mandato a memoria «Hanno ucciso rUomo Ragno», «Sei un mito», «Come mai», «La redola dell'amico»: non vi preoccupate, ce n'è per tutti. Con il supporto di un gruppo che ha da qualche anno ha il proprio baricentro sull'asse tutto torinese formato dal chitarrista Matteo Salvadori e dal tastierista Alberto Tafuri. Due facce assai note del rock cittadino: il primo è il nostro Jimi Hendrix, maestro che conosce a menadito e di cui non smetterà mai di suonare cover. In casa, sul palco con i suoi Gipsy Eyes, nei sound check: Jimi è sempre con lui. Bentornato, dunque, a Matteo, che ricordiamo anche nelle file di Jeremy's Joke e Mao e la Rivoluzione. E bentornato al tenace Tafuri, che di tournée importanti ne ha già fatte tante con Buggeri, Finardi e Antonella Ruggiero ed ha messo le zampe dentro dischi di De André e Jovanotti, senza mai negarsi ad una collaborazione con i Fratelli di Soledad né ad una notte di festa ai Murazzi. La formazione live degli 883 è completata da un altro chitarrista, Daniele Gregolin, e dalla sezione ritmica costituita dal bassista Matteo Bassi e dalla batteria di Emiliano Bassi. Paolo Ferrari

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