Mia MADRE Margheret Mead

Mia MADRE Margheret Mead Mia MADRE Margheret Mead NEL CENTENARIO DELLA NASCITA, LA FIGLIA MARY CATHERINE RICORDA LA GRANDE ANTROPOLOGA, MOGUE DI BATESON, ALUEVA DI BENEDICT E BOAS, AMICA DEL DOHOR STOCK: «Q HA INSEGNATO CHE LA SOLIDARIETÀ E IL RAZZISMO, LA PACE E LA GUERRA NON SONO INNATI, MA VENGONO APPRESI, OGNUNO DEVE COMPORRE E RICREARE LA PROPRIA VITA» INTERVISTA Rosalba Conservo OLTRE che per la sua attività eh antropologa e perché autrice di numero¬ si libri - Comporre una vita è uno dei più letti e amati, anche in Italia - Mary Catherine Bateson è nota per essere figlia di due illustri genitori. Ancor oggi, il pensiero e gh scritti eh Margaret Mead (per l'antropologia culturale, perii metodo di ricerca e documen¬ tazione) e eh Gregory Bateson (per le teorie dei processi mentali e della comunicazione, per l'approc¬ cio sistemico alla conoscenza e per altro ancora) costituiscono un im¬ portante riferimento culturale nel¬ le università e negh istituti eh ricerca eh molti Paesi. Una simile eredità non le pesa - ha sostenuto più volte Mary Catherine Bateson - perché essendo stato per lei impos¬ sibile coltivare e rappresentare fe¬ delmente l'eredità culturale di due persone ha potuto scegliere libera¬ mente una strada tutta sua. Resta il fatto, però, che nello stile e nei contenuti dei suoi studi lei ha seguito un percorso che appare in continuità con la sua storia familia¬ re: ne è testimonianza il libro Con occhi di figlia che elichiara, in cjuanto inevitabilmente anche au¬ tobiografico, l'intreccio costante tra la sua e la vita dei suoi genitori: "Le loro voci - scrive - sono ancora vivamente presenti in me, poiché ne sento gli echi in tanta parte delle cose che vedo e che incontro. Essi dicevano che ciò che è più degno eh essere preso a cuore è l'intrecciarsi deUe trame che tra¬ scende l'esperienza dei singoli indi¬ vidui". Quest'anno Mary Catherine è stata impegnata in convegni e pub- bheazioni, per celebrare il centena¬ rio della nascita di Margaret Mead (Filadelfia, 16 dicembre 1901). Cosi la ricorda per i lettori di tuttolibri. Sua madre non si limitò a documentare e interpretare le società cosiddette primiti¬ ve (i samoiani, i manus, i balinesi), elaborò e insegnò anche un metodo ài ricerca improntato a una visione oli- stica e sociale dell'antropolo¬ gia. Teorizzò il ruolo determi¬ nante dell'educazione nel con¬ dizionare i comportamenti umani relativi ai ruoli sessua¬ li (((Sesso e temperamento»), e dimostrò che anche altri modi di rapportarsi tra indivi¬ dui e tra società, tjuali il razzi¬ smo, la solidarietà, la pace, la guerra, non spno "innati" ma vengono appresi. Questa visio¬ ne delle culture umane, rivo¬ luzionaria nella prima metà del Novecento, viene ricono¬ sciuta ancora attuale nella ricerca antropologica? «La maggior parte delle considera¬ zioni e dei concetti elaborati da Margaret Mead sono stati affinati e sviluppati nei lavori più recenti in campo antropologico. Ancora oggi, per esempio, noi facciamo una distinzione fra sesso (inteso in senso biologico) e genere (inteso in senso sociale), ed è ancora vero che l'antropologia culturale pone mag¬ giore enfasi sulle componenti del comportamento che sono "appre¬ se" e culturalmente trasmesse. E così, l'atto di "aggressione" avrà certamente delle basi biologiche, benché l'aggressività, a livello indi¬ viduale, sia anche molto influenza¬ ta dalle abitudini che il fanciullo acquisisce, durante la crescita, dall' educazione e dal contesto ambien¬ tale. Molte espressioni eh aggressio¬ ne e eh conflitto si verificano in tutte le società. Tuttavia l'arte del¬ la guerra è un'istituzione social¬ mente costruita che pone le sue basi nel potenziale biologico di aggressività degli individui. Stori¬ camente c'è stata una fluttuazione attorno alla versione popolare del elibattito "natura-educazione", e og¬ gi ci troviamo in. un periodo nel quale la biologia e la genetica sono così popolari che la maggior parte delle persone tende a dare troppa rilevanza e a sopravvalutare la loro importanza. Tuttavia, il fatto più importante che si può sottoline¬ are, sulla specie umana, da un punto di vista biologico, è la capaci¬ tà di apprendere». NeUa direzione che presero gh stuch e le ricerche eh M. Mead quanto influì Ruth Be- nethet? «Ruth Benedici e Franz Boas sono stati fra i più importanti insegnan¬ ti eh mia madre, e la stessa Bene- dict era stata studente di Boas. L'idea base che mia madre aveva della cultura derivava da Boas ed era condivisa da Benedici. Inoltre, Mead e Benechct insieme sviluppa¬ rono una metodologia eh ricerca antropologica sulle culture contem¬ poranee che fu utilizzata durante la seconda guerra mondiale». Nella commemorazione di Margaret Mead che lo scorso settembre si è tenuta all'uni¬ versità di Verona, lei ha ricor¬ dato l'impegno eli sua madre a "comporre la sua vita", a contrastare cioè la frammen¬ tazione dovuta a intense e molteplici esperienze. Vuole raccontarci un episodio signi¬ ficativo della vita di sua ma¬ dre che esemplifica questo continuo inventare, ricreare la forma della propria esi¬ stenza? «Due esempi possono essere utili. La professione di Mead costituiva il filo conduttore della sua vita, cosa che le permise di sopravvivere al nau¬ fragio di tre matrimoni. Inol¬ tre, anche se intraprese quale carriera professionale cjuella di antropologa, il suo più im¬ portante lavoro fu sempre epiel- lo svolto presso l'American Mu¬ seum of Naturai History in New York dove ebbe lo stesso officio per oltre 50 anni. Alla fine degli Anni Quaranta, il lavoro sulle culture contempo¬ ranee che mia madre aveva iniziato a fare in tempo di guerra, divenne più difficolto¬ so a causa di una serie di ragioni concomitanti: l'imper¬ versare del Maccartismo, la Guerra Fredda, il divorzio da mio padre ed infine la morte di Ruth Benedict. A quel punto Mead decise di tornare al lavo¬ ro sul campo in Nuova Guinea, ma questa volta per studiare il cambiamento. Così, Mead nel¬ la sua vita ha sempre cercato di affrontare le interruzioni ritornando alle esperienze pas¬ sate ma trovando un nuovo modo di utilizzarle». Nel suo libro ((Con occhi ài figlia» lei scrive che, pur es¬ sendo una dehe donne più singolari e anticonformiste del suo tempo, Margaret Mead aveva una attenta cura della sua persona: i cappelli decorati da un fiore, da una veletta, i guanti...' ogni abito doveva avere "la giusta forma- lità". Quanto di questa cura per le convenzioni sociah, per i rituali, compresi i riti della rehgione, le veniva dalla sua familiarità con le culture co¬ siddette primitive? «La sua attenzione per la forma mi sembra derivasse dalla cognizione esatta che tutte le comunità uma¬ ne usano le convenzioni sociah al fine eh mantenere le interazioni fra gh individui. Quando Mead veniva in contatto con forme sociah e rituah di altri gruppi, credeva che fosse importante trovare dei moeh di esprimere 0 rispetto per le perso¬ ne attraverso il riconoscimento deUe loro abitudini». Era anche religiosa? E che tipo dì rehgiosità era la sua? «Tanto importante era la rehgione per mia madre, quanto poco lo era la teologia. Mead era membro della Chiesa Episcopale, che è sì simile alla Chiesa Cattolica in molti dei suoi riti, ma meno preoccupata di imporre un credo uniforme». Quando lei nacque, il suo pe¬ diatra fu un amico di fami¬ gha: Benjamin Spock. Sua ma¬ dre condivise le idee di Spock sull'allevamento dei bambi¬ ni? «Quando nacqui Spock era abba¬ stanza giovane e Mead lo scelse perché era conosciuto quale uomo e pediatra di vedute aperte. Infat¬ ti, a ejuei tempi, Spock durante i suoi numerosi viaggi in giro per il mondo aveva avuto già modo eh sperimentare diverse metodologie eh educazione dei bambini. In effet¬ ti, si può certamente affermare che ognuno dei due (Mead e Spock) ha imparato dall'altro e che lo stesso Spock è stato influenzato da mia madre in molte dehe sue idee. In seguito Mead non si trovò d'accordo con alcuni dei suoi ulti¬ mi scritti. Tuttavia mia madre era convinta che uno dei maggiori contributi eh Spock fosse la sua capacità di ascoltare le madri inco¬ raggiandole ad avere fiducia in loro stesse». Lei ha scritto che non c'è meto¬ do di allevamento del bambi¬ no "che non lasci qualche resi¬ duo di paura e di struggimen¬ to". Quando lei era piccola sua madre e suo padre si assenta¬ vano per lunghi periodi: che ricordo ha del suo personale "struggimento"? «Entrambi i miei genitori non furo¬ no presenti durante (juasi tutta la seconda guerra mondiale, dando¬ mi modo di fare esperienza eli quel senso di smarrimento e abbandono che è comune a molti bambini. Ma forse proprio per cpesto io ho sentito in minor misura la loro assenza negh anni,a seguire, poi¬ ché avevo già sperimentato l'ab¬ bandono e avevo via yia aceiuisito la consapevolezza che comunque avrebbero fatto ritomo». Margaret Mead ebbe in tutto il corso della vita intensi amo¬ ri per molte persone. Parlan¬ do della sfera affettiva di sua madre, lei ha scritto che neh' amicizia, con uomini e donne, tendeva a realizzare una cono¬ scenza completa, fatta di "te¬ nerezza e di intimità". Fu così anche con Gregory Bateson? E quale fu il loro rapporto dopo il divorzio? «Mead considerava l'amicizia mol¬ to più importante dell'intimità ses¬ suale, pertanto ha sempre cercato in tutti i moeh di rimanere amica dei suoi ex mariti dopo il divorzio e anche delle loro mogh. In¬ fatti, rimase amica e cohe- ga di mio padre. Di tanto in tanto si incontravano, no¬ nostante che la seconda moghe eh Gregory le fosse ' abbastanza ostile, al con¬ trario della terza moghe (che è tuttora in vita) con la quale si instaurò un buon rapporto eh amicizia». Quale aspetto della eredità culturale di sua madre le sta più a cuore e vorrebbe non andasse perduto? «La capacità di documenta¬ re, di comunicare forme di conoscenza che costitu¬ issero un arricchi¬ mento alla compren¬ sione della condizio¬ ne umana. AUa morte eh mia madre, l'ecolo¬ go John Todd ebbe Videa di progettare una nave da battezza¬ re con il nome di Mar¬ garet, che andasse in giro per il mondo a offrire diverse forme ài pronto soccorso ecologico, raccoglien¬ do semi e germogli eh piane rare, in partico¬ lare piante alimenta¬ ri, da riprodurre o far crescere in viaggio in modo - che fossero pronte per la semina o per la messa a elimo- ra aU'arrivo nel porto successivo: questo è esattamente ciò che Margaret faceva con le idee. Nel cimitero dove è sepolta ho vo¬ luto che la sua lapide si armonizzasse con le altre lì intomo. Le parole che abbiamo scritto suUa lapide so¬ no quehe eh una frase che ricorreva spesso nei trent'anni del suo lavoro eh scrittrice: "Per serbare in cuore la vita del mondo". Durante tutta la sua esistenza, mia madre ha sem¬ pre cercato di amphare e approfon¬ dire U concetto che la vita del mondo è una e che pertanto noi dobbiamo guardare alle cose da un punto di vista ohstico». Questa visione olistica, siste¬ mica, fu propria anche di suo padre, sempre scettico però riguardo alla possibihtà che U mondo occidentale riuscisse a conseguirla, che le persone riuscissero cioè ad abbando¬ nare schemi di pensiero duali¬ stici e a pensare attraverso "metafore più appropriate". Lei ha scritto che, pur condivi¬ dendo con Bateson questa idea di fondo; sua madre era tuttavia seriamente convinta che "i problemi potevano esse¬ re risolti", e che a ogni età uomini e donne possono impa¬ rare a correggere i propri er¬ rori, nel pensare e neU'agire. Vengo così a una domanda che le avranno rivolto in tan¬ ti: se oggi sua madre fosse viva, quale sarebbe stata la sua reazione aU'edl settem¬ bre»? Quale messaggio avreb¬ be rivolto aUa gente comune e quale consigho avrebbe dato, al mondo politico? «Mead si occupava meno dehe metafore e molto più della creazio¬ ne deUe istituzioni. Diceva spesso: "Abbiamo bisogno eh una nuova invenzione sociale". Credo che con questo intendesse che le relazioni intemazionah dipendevano trop¬ po da considerazioni geopolitiche e troppo poco dalla conoscenza deUe tradizioni culturali deUe altre nazioni. Durante tutta la sua esi¬ stenza, sostenne l'ONU. Era con¬ vinta che per gh Stati Uniti U coinvolgimento negh affari del mondo fosse essenziale e che tale coinvolgimento dovesse essere ba¬ sato non su vantaggi eh breve termine ma sulla comprensione dei problemi condivisi e sul rispet¬ to deUe diversità. Suppongo perciò che mia madre avrebbe criticato l'unUaterahsmo di Bush e il suo tirarsi indietro dai trattati intema¬ zionah prima deh'll settembre. Avrebbe anche criticato il prende¬ re decisioni pohtiche in funzione solamente del petrolio (Arabia Sau- ehta), e dei vantaggi della guerra fredda (le prime relazioni degh Stati Uniti con l'Afghanistan). E forse, suUa scia dell'I 1 settembre, avrebbe colto l'occasione per crea¬ re un nuovo tipo di organismo consultivo che portasse la cono¬ scenza culturale a influire sulle decisioni pohtiche». —/w/ suoi viaqqi i suoi Cade domani il centenario della nascita di Margaret Mead, nata a Filadelfia nel 1901, morta nel 1979. I suoi primi studi su comportamenti e costumi delle popolazioni primitive, nelle isole Samoa, risalgono al 1925. Tra i suoi libri più noti ricordiamo «Sesso e temperamento» e «Maschio e femmina». Da Mondadori usci nel 77 una sua autobiografia «L'inverno delle more». Alla Mead dedica un ampio dossier la rivista del Cidi «Insegnare» (n.11,2001, insegnare@cidi.it) con un percorso bio-bibliografico a cura di Dorotea Medici A sinistra, il disegno di Ettore Viola titrae Margaret Mead con la figlia Mary Catherine e il marito Gregory Bateson. Ai genitori, alla loro esperienza di educatori, Mary Catherine ha dedicato il libro «Con occhi di figlia», tradotto da Feltrinelli nel 1985 (e purtroppo oggi fuori commercio). Il titolo è ispirato a una poesia della Mead che dice, tra l'altro: «Che io non sia un inquieto fantasma/che segue ossessivo l'andare dei tuoi passi/... Tu devi essere libero di prendere un sentiero I La cui fine io non senta il bisogno di conoscere».

Luoghi citati: Afghanistan, Arabia Sau, Filadelfia, Italia, New York, Nuova Guinea, Stati Uniti, Verona