Don Gregorio e Donna Rosita i due vulcani dal volto umano

Don Gregorio e Donna Rosita i due vulcani dal volto umano IN MESSICO TRA GRANDI PENNACCHI DI FUMO ED ANTICHE LEGGENDE AZTECHE Don Gregorio e Donna Rosita i due vulcani dal volto umano REPORTAGE Pino Catucci NARRA, la leggenda che Popocatépetl era un va¬ loroso guerriero azteco perdutamente innamo¬ rato di Izta, principessa dagh occhi d'ossidiana, amore da lei ardentemente contraccambiato, ma i due giovani dovettero ri¬ mandare le nozze perché una minaccia si profilò a un valico deUa VaUe de Mexico: orde di invasori in avvicinamento, an¬ nunciò un trafelato maratoneta azteco. E Popò fu nominato tlaca- tecatecuthli, cioè "comandante sul campo di battaglia": partì alla testa di AquUe, Giaguari e Dardi, i corpi d'éhte deU'esercito imperiale che occupavano la li¬ nea centrale neUo schieramento d'attacco. Brandendo la mortife¬ ra maquahuitl - spada lignea con affilate lame d'ossidiana su en¬ trambi i lati - Popò fece strage degh incauti invasori. Ma ancor più incauto fu un messaggero che tornò a Tenochtitlàn annun¬ ciando la sua morte; di Popò si erano perse le tracce mentre si trovava nel mezzo deUe schiere nemiche... Izta si lasciò morire di dolore, e quando Popò, che si era spinto in avanti solo per inseguire i nemici in rotta, tornò nella "Venezia deUe Americhe" (come avrebbero chiamato vari secoli dopo la capitale azteca interamente edificata sulle ac¬ que di un lago), decise che la vita non valeva più la pena d'esser vissuta... Prese dolcemente tra le braccia l'amata e andò verso le montagne, dove depose la princi¬ pessa su un talamo di ghiaccio e cominciò a vegliarne U sonno etemo tenendo una torcia in mano. Gh dèi, commossi, trasfor¬ marono i due innamorati in al¬ trettanti vulcani: Iztaccihuatl, "la Donna Dormiente", e Popoca¬ tépetl, "montagna fumante". E a guardare lei da Ovest, in effetti, si distingue nitidamente il profi¬ lo di una donna distesa sotto un sudario di ghiacci (che al tramon¬ to assumono sfumature rosate), con le vette denominate "testa, chioma, seno, ventre, ginocchia, piedi"... L'inquinamento che affligge Città del Messico (oltre venti milioni di abitanti) dicono impe- disca di vedere i vulcani: falso. Basta svegharsi dieci minuti pri¬ ma deU'alba e salire sul tetto deU'albergo, o approfittare di qualche tersa giornata invernale, •e i due colossi daUe nevi perenni si staghano suUa megalopoli più grande del mondo come un'ottan¬ tina d'anni fa, quando Tina Mo- dotti poteva affacciarsi suU'azo- tea deUa casa dove viveva con Edward Weston per ammirarli a qualsiasi ora, e immortalarli con la Graflex "grande formato". Nel dicembre del 2000 le notti dei chUangos (così vengono chiamati gh abitanti deUa capitale) aveva¬ no come principale attrazione le formidabih eruzioni roboanti del Popo, che ha reso obsolete le enciclopedie dove viene definito "a riposo". Macché, U vecchio guerriero ha sempre la fiaccola accesa, e qui la gente lo tratta con tale affetto e confidenza, che i giornali hanno titolato "Don Goyo urla e sbraita, ma non riesce a svegliare la fidanzata". Perché la dimestichezza con que¬ sto fenomeno deUa natura beni¬ gna (le ceneri che ripiovono suUe campagne sono U mighore dei fertilizzanti) ha portato i messica¬ ni odierni a tralasciare i nomi daUa comphcata pronuncia in nahuatl ribattezzando i vulcani Don Gregorio, abbreviato in Goyo, e Dona Rosita. L'escursione sul colosso deUa Valle de Mexico non è riservata solo a esperti scalatori, però non va neppure considerata una faci¬ le passeggiata in salita, specie se si vuole raggiungere il cratere dove Cortes fece calare alcuni terrorizzati conquistadores af¬ finché raccoghessero zolfo, per rifornirsi di polvere da sparo prima del massacro decisivo. Raggiunta Ameeameea, circa un' ora di corriera dalla capitale verso Sud, si percorrono altri 29 chUometri fino a Tlamacas, do¬ ve c'è U rifugio da cui partono le escursioni. Las Cruces è il sentie¬ ro più facile e non richiede la presenza della guida (ma è sem- pre megho ingaggiarne una: al¬ meno si ha la cognizione del tempo sia per salire che per scendere prima che sia troppo freddo e buio). Qui siamo già a 4480 metri, infatti il problema principale non è la salita quanto l'acclimatazione all'altitudine: Città del Messico è a 2240 metri, meglio restarci qualche giorno prima di partire per U Popò. Dopo qualche ora di pista sabbiosa, il sentiero comincia ad attraversare la distesa innevata assumendo un'inclinazione di 300. Il cratere principale è a 5100 metri, si respira a fatica ma lo spettacolo vale qualsiasi sacrificio. Gli altri sentieri sono invece adatti a scalatori ben allenati, con pernottamento in rifugi intermedi. Comunque, a Tlamacas forniscono tutti i det¬ tagli utUi e la protezione civile è altamente professionale da que¬ ste parti: sono in grado di eva¬ cuare interi villaggi nel giro di poche ore, quando Don Goyo si scatena. Molto più arduo è scala¬ re l'Iztaccihuatl (non a caso i messicani hanno molto rispetto per Dona Rosita, che non si lascia avvicinare da chiun¬ que...), dove occorre superare un crinale di 3 chilometri con utiliz¬ zo di corde da rocciatori e attrez¬ zatura adeguata. Nei vUlaggi ai piedi dei vulca¬ ni gh abitanti convivono in tota¬ le armonia con i loro giganti benevoli. Si è già accennato alla fertilità. deUa terra dovuta alle ceneri, ma anche i cicli delle piogge dipendono spesso dalle "fumate" di Don Goyo. E da secoli o millenni, in ognuno di questi piccoli centri abitati esi¬ ste U singolare mestiere del tiem- pero, o "maggiordomo del Signo¬ re del Sacromonte", un po' scia¬ mano e sacerdote, ma soprattut¬ to meteorologo e anche astrono¬ mo; il tiempero sa interpretare le nubi sulla cima e prevedere una disastrosa grandinata (infat¬ ti è soprannominato "granice- ro"), consiglia i campesinos su quando seminar" o mietere, va¬ luta il grado di "corrosività" di una coltre di cenere e conosce le condizioni più propizie rispetto alla luna, insomma, sarebbe al¬ quanto miope considerarlo una sorta di "stregone" e non c'è nulla di "magico" nel suo oflcio antico quanto il Messico. Tiempero si diventa per discendenza, perché il patrimonio di saperi si traman¬ da di padre in figlio, ma c'è bisogno di un evento interpreta¬ to come straordinario per decide¬ re se il giovane discepolo assu¬ merà questa missione per tutta la vita. Il tiempero "ascolta la voce del vulcano" e decide quali offerte preferisce; poi, accompa¬ gnato per il primo tratto da una processione e più avanti da po¬ chi adepti, si inerpica fino al cratere e vi getta dentro ciò che Don Goyo ha chiesto. Popocatépetl era innamorato di Izta ma dovette partire Der la guerra: un incauto messo annunciò la sua morte e la giovane si lasciò morire di dolore. Quando Popò tornò prese l'amata tra le braccia, la depose in un talamo di ghiaccio e vegliò il suo sonno eterno tenendo una^ fiaccola in mano ... GLI DEI, COMMOSSI, TRASFORMARONO I DUE INNAMORATI IN ALTRETTANTE CIME: IZTACCIHUATL, LA DONNA DORMIENTE, ED IL PRODE POPOCATÉPETL, LA MONTAGNA FUMANTE... SIPARIO: BELLAS ARTES a Vulcani anche al chiuso: il palazzo di BellasArt.es, al centro di Mexico City, grande esempio di art nouveau dell'italiano Adamo Boari, oltre ai murales di Rivera, Orozco e Siqueiros, vanta un prestigioso teatro il cui sipario, formato da milioni di cristalli colorati e realizzato da Tiffany di NewYork, raffigura il Popocatépetl e l'Iztacdhuati.

Persone citate: Adamo Boari, Cortes, Dardi, Dona Rosita, Donna Rosita, Edward Weston, Orozco, Pino Catucci, Rivera, Tina Mo

Luoghi citati: Città Del Messico, Messico, Venezia