Una tavola omerica con Gargantua e Orlando

Una tavola omerica con Gargantua e Orlando Una tavola omerica con Gargantua e Orlando Folco Portinari SE fossi uno snob e volessi cercare un luogo dal quale partire per un itinerario attraverso la tavola lette¬ raria (la tavola nella letteratura) incomincerei quasi certamente dal Simposio di Platone, in cui si incontrano a parlare d'amore, attorno alla tavola di Agatone, poeta tragico, Fedro, Pausania, Aristofane, Alcibiade, Socrate e, presumibilmente, Platone, oltre al padrone di casa. Certo che mettere discepoli e amici raduna¬ ti in banchetto, conferendogli quindi un valore simbolico, di convivialità, per parlare di amo¬ re, di cosa sia (àgape noji deriva forse dal greco agape, che vuol dire amore?) sarebbe un argo¬ mento convincente, nel quale però la funzione manducatoria diventa secondaria rispetto alla sua sublimazione. Nonostante Alcibiade sia sbronzo perso e metta Socrate in imbarazzo pro¬ clamandosi suo amante. E poi, io non sono uno snob. A me piaccio¬ no le storie avventurose, in cui la materia, la carne, i sensi, godono di tutti i loro terreni privilegi. Non che non stimi Platone (e Socrate), però non riesco a imma¬ ginare il menù di quel convito. Meglio andrebbe con i romanzi del Ciclo brettone medioevale, per via della tavola rotonda che, in quanto tale, è una grande innovazione, risolutiva nella di¬ stribuzione dei posti. In più, attorno a quella tavola si intrec¬ ciano meravigliose storie di cor¬ na, che riguardanq re Artù e re Marco innanzitutto. Però io preferisco rifugiarmi in un luogo sicuro, l'Odis¬ sea, che è la più gran¬ de epopea della tavo¬ la e il massimo poe¬ ma, ben prima di Lucrezio, della materialità e del¬ l'economia: tutto ciò che accade, vi accade a tavola. I Proci in primis, che nei loro pantagrueli¬ ci pranzi consumano progressiva¬ mente le risorse del re lontano, le mangiano proprio, mettendo in crisi la stessa ragion d'essere del regale potere, la ricchezza in buoi, pecore, maiali. Ciò che suscita non poche preoccupazio- ni e induce Telemaco a partire per cercare notizie del padre. Da questo momento in avanti i casi di Odisseo vengono rivelati in racconti che si tirano.in luogo durante i banchetti presso Nesto¬ re, Menelao e, infine Alcinoo. Qui l'eroe, naufrago, lavato, ve¬ stito, coccolato da Nausicaa, si siede a tavola con i padroni di casa, mettendo in onda il più colossale serial radiofonico d'av¬ venture autobiografiche, la sua storia, condita di amori, pericoli, cannibali, naufragi, l'Odissea ap¬ punto. Ad accompagnare il rac¬ conto, la musica, una primizia rispetto al cerimoniale, o al ritua¬ le del convito: la tavola è il luogo attorno a cui ci si raccoglie, si mangia, si parla, ma si suona altresì. Fino a oggi. A questo punto mi sento sopraffatto dal numero delle referenze. Posso fermarmi in epoca classica, per¬ ché là memoria va al primo romanzo moderno, nel senso che potrebbe essere stato scritto nel secolo testé concluso, e non sotto Nerone imperatore. Un romanzo realista (o il frammento di un romanzo), che racconta un pran¬ zo nella casa di un ricco signore. un «arrivato», nella Roma impe¬ riale. Trimalcione e dieci liberti impazzano nel pazzo correlativo aggettivo gastronomico. Scrive¬ va Vincenzo Ciaffi, mirabile tra¬ duttore del Satyrìcon: «A parte la caratterizzazione precisa dei personaggi!...) c'è in tutto l'insie¬ me una volontà di chiarezza, per cui ciò che prima era una generi¬ ca direttrice di malizia o violen¬ za, si articola in individui, né questi si esauriscono in sé (...) bensì dialogando tra loro per linee interne si dispongono a tessere di mosaico. Per tale via è l'intera matassa che si dipa¬ na...». Latino per latino faccio un salto in avanti (già, ho escluso i Vangeli, con il loro carico di pranzi e cene), di mille- quattrocento anni, fino al latino maccheronico di Teofilo Folen¬ go, mantovano, autore di un romanzo in versi, il Baldus, un gastroromanzo divertentissimo nella sua parodia dei poemi ca¬ vallereschi, quelli del su citato re Artù, e che servì da modello a un altro romanzo, il Gargantua di Rabelais: lì, proprio in virtù parodica, incomincia, a tavola, ufficialmente la modernità, con l'OrZando Furioso meglio di Cri¬ stoforo Colombo. Ma a differen¬ za dell'Ariosto, Rabelais mi pare che riconduca sempre la fantasia nelle zone di una materialità libera nel piacere dei sensi, pri¬ mo fra tutti la gola. Ergo la tavola. Qui giunto, mi è facile riconoscere una dignità lettera¬ ria della tavola, quando non una centralità. Anche nel nostro No¬ vecento, il quale nasce, vedi caso, con un romanzo di Thomas Mann, I Buddenbrook, che si apre con un pranzo, il cui menù assume un valore simbolico ri¬ corrente: la decadenza di una ricca famiglia di Lubecca è rap¬ presentata dall'impoverimento progressivo delle portate. Se na¬ sce con l'alta nobiltà dei Budden¬ brook, il secolo si chiude con una ricca proposta di romanzi, per lo più di scrittrici, la cui azione si raccoglie sempre attorno a una tavola, con significati più o meno simbolici. Spesso trasferiti in film, com'è nel caso del Pranzo di Babette della Blixen, DoZce come il cioccolato di Laura Esqui- vel, Chocolat di Jeanne Harris. Certo non sono tutte ciambelle riuscite col buco, ma alcuni ro¬ manzi mi paiono eccellenti e altri buoni. Penso all'umor nero di Gola di John Lanchester e al truculento vegetarismo di Carne della nippb-canadese Ruth Ozeki, a Casalinghitudine della Sereni, a Vino, patate e mele verdi ancora della Harris, Ipiace¬ ri della carne di Laurance Halo- che, Afrodita della Allende, Di¬ giunare mangiare dell'indiana Anita Basai, Vita e passione di un gastronomo cinese di Lu Wenfu. Elenco sicuramente in¬ completo ma che deve servire come testimonianza di un feno¬ meno letterario inconsueto, dif¬ fuso e concentrato in un tempo recente e breve. I PANTAGRUELICI PRANZI DEI PROCI, IL DESINARE NELLA ROMA IMPERIALE DI TRIMALCIONE, I MENU' RABLESIANI, LE PORTATE SEMPRE PIÙ' POVERE IN CASA BUDDENBROOK rno a quella tavola si intreco meravigliose storie di cor¬ che riguardanq re Artù e re co innanzitutto. Però io erisco rifugiarmi in uogo sicuro, l'Odis¬ che è la più gran¬ popea della tavo¬ il massimo poe¬ ben prima di altresì. Fino a oggi. A questo pranzi e cene), di mille- n .- . M'. Platone Simposio Ade/p/i/.pp. 108, L 12.000 Omero Odissea Mondadori, Fondazione Valla 6 voli.. L. 288.000 Petronio Satyricon Utet, pp. 420, L 70.000 Rabelais Gargantua e Pantagruele Einaudi, pp. XXIV-880, L. 30.000 Ariosto Orlando Furioso Einaudi, pp. XLVI-1486. L 36.000 Thomas Mann I Buddenbrook Garzanti, pp. XXXIV-718. L. 19.000