Un museo del Mediterraneo tra Braudel e Gombrich

Un museo del Mediterraneo tra Braudel e Gombrich Un museo del Mediterraneo tra Braudel e Gombrich Marco Rosei' GIULIA Maria Crespi, pre¬ sidente del FAI, nel pre¬ sentare il primo volume che raccoglie le «lezioni» di storia dell'arte tenute al Piccolo Teatro di Milano e all'Eliseo di Roma (Lezioni di Storia dell'Arte. Il Mediterraneo dall'antichità al¬ la fine del Medioevo) scrive di «alta divulgazione e dunque fuori di ogni vizio nozionistico o punti¬ glio speciahstico». Una vocazione di questo tipo è assai più consona alla cultura e alla letteratura arti¬ stica anglosassone con gli apporti delTemigrazione austro-tedesca, ottimamente esemplate cinquant' anni fa da «La storia dell'arte raccontata da E.H.Gombrich», che non alla nostra. L'impostazione editoriale del volume è di ottimo livello didasca- lico: le 15 «lezioni», affidate a specialisti specifici illustri e giova¬ ni, da Matthiae a Giuliano, da Settis a Bertelli, da Bellosi a De Marchi a Mauro Natale, con atten¬ ta interconnessione fra testi e \ illustrazioni, sono collegate fra loro da sintetici ma puntuali testi di raccordo, con album fotografici in bianco e nero di opere fonda¬ mentali e significative e tavole cronologiche. Lo spirito informatore interdi- 1 sciplinare emerge da una citazio¬ ne di Braudel nella «lezione» di Mauro Natale sul Mediteraneo - nel Rinascimento (Italia, Francia, Spagna): «da millenni tutto ha confluito verso il Mediterraneo, mescolando, arricchendo la sua storia: uomini, animali domestici, bestie da soma, veicoli, merci, battelli, idee, religioni, modi di vivere». Gombrich aleggia anche, a par¬ tire dal titolo, in La storia dell'arte raccontata da Flavio Caroli. Non si tratta solo di una trovata edito¬ riale. La linea direttrice di questa cavalcata dagli impiccati di Pisa- nello sul fondo dell'affresco San Giorgio e la Principessa a Sant'Ana¬ stasia a Verona, messi a confronto con i versi della ballata di Villon, alle «montagne di cellule sfatte e mosse.che si fondono nello spazio non si sa se per piacere o per violenza» nei quadri di Bacon, è il principio, dichiarato dall'autore, che l'arte moderna occidentale nasce dalla crisi di passaggio dal dominio ottico del visibile, cardi¬ ne della cultura figurativa del Quattrocento, allo sguardo «intro¬ flesso e meditabondo» volto all'in¬ terno e all'invisibile, ai «moti dell' animo» di Leonardo: «una sonda, una telecamera puntata verso l'in¬ conscio». I parametri dell'indagine «sono fomiti dalla Fisiognomica, poi evo¬ luta in Psicologia, come l'Alchimia è evoluta in Chimica». E trent'anni fa Gombrich pubblicava il saggio «La maschera e la faccia: la perce¬ zione della fisionomia-nella vita e nell'arte». In questa chiave, nel calcolato e brillante rapporto fra testo e illustrazioni. Lotto batte Raffaello 11 a 7, Guido Cagnacci, pittore privilegiato da «amatori- voyeur moderni», batte Annibale Carracci 9 a 6; e Matisse batte Picasso IO a 5. Uno dei titoli di indubbio prima¬ to qualitativo dell'editoria d'arte italiana è costituito dalle grandi mappe riproduttive, dal totale al particolare (un vero e proprio processo dalla panoramica al pri¬ missimo piano), dei più illustri cicli ad affresco a seguito di recen¬ ti restauri. Quest'anno la specializ¬ zazione di De Agostini nei rappor¬ ti con i Monumenti Musei e Galle¬ rie Pontificie, iniziata con i restau¬ ri della Cappella Sistina, e quella generale di Skira ha fatto coincide¬ re l'illustrazione della Cappella Paolina in Vaticano, consohdata e ' riportata nel 1995-96 all'essenzia¬ le magìa di luce e colore del tardo Beato Angelico con una équipe in cui primeggiava Benozzo Gozzo- li(a cura di Francesco Buranèlli, Il Beato Angelico e la Cappella Nic¬ colina), e quella della «Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca», salvata e recuperata dopo 15 anni, 1985-2000, di inda¬ gine scientifica preventiva e di restauro (a cura di Anna Maria Maetzke e Carlo Bertelli, Piero della Francesca. La Leggenda del¬ la Vera Croce in San Francesco ad Arezzo). Coincidenza felicissima, per¬ ché permette il raffronto fra due vertici, idealmente e cronologica¬ mente contigui, del Rinascimento. Il primo è illustrato storicamente da Maurizio Calvesi, con una am¬ pia parte ulteriore dedicata alla Torre di Innocenzo III ospitante la Cappella e al restauro, il secondo è analizzato nei suoi valori formali rivoluzionari e simbolici da Carlo Bertelli e nella originalissima "strategia del racconto" da Marylin Aronberg Lavin. IL FASCINO DEGLI AFFRESCHI RESTAURATI: IL BEATO ANGELICO E LA CAPPELLA NICCOLINA E LA LEGGENDA DELLA VERA CROCE DI PIERO DELLA FRANCESCA IN SAN FRANCESCO AD AREZZO aria Crespi Lezioni di Storia dell'Arte Skìra. pp.415. L. 95.000 roli La storia dell'arte, Electa. pp. 567. L 75.000 o Buranèlli (a cura di) Il Beato Angelico e la Cappella Niccolina tini, pp. 434. L.320.000 X, ria Maetzke e Carlo Bertelli (a cura di) Piero della Francesca . 280. L150.000 ja®#S; Giulia Maria Crespi Lezioni di Storia dell'Arte Skìra. pp.415. L. 95.000 Flavio Caroli La storia dell'arte, Electa. pp. 567. L 75.000 Francesco Buranèlli (a cura di) Il Beato Angelico e la Cappella Niccolina De Agostini, pp. 434. L.320.000 X, Anna Maria Maetzke e Carlo Bertelli (a cura di) Piero della Francesca Skira. pp. 280. L150.000

Luoghi citati: Arezzo, Francia, Italia, Roma, Spagna, Verona