Amici venuti da lontano la biblioteca vi accoglie

Amici venuti da lontano la biblioteca vi accoglie Amici venuti da lontano la biblioteca vi accoglie Roberto Denti LA presenza di immigrati, soprattutto da Paesi po¬ veri, comporta un rap¬ porto di v'ta che va affrontato con convinzione ed impegno particolare, so¬ prattutto per quanto riguar¬ da bambini e ragazzi protago¬ nisti di situazioni non deter¬ minate dalle loro scelte. Succubi di un mondo adul¬ to che, quando non li strumen¬ talizza, li abbandona alla ca¬ sualità, bambini e ragazzi vengono essenzialmente ospi¬ tati, nel nostro Paese, dalla Scuola, la quale svolge un ruolo determinante - anche se spesso non esce dall'ambi¬ to didattico. Diverso ambien¬ te i giovanissimi immigrati potrebbero trovare nelle Bi¬ blioteche di Pubblica Lettura, dove è possibile offrire loro un'accoglienza libera, al di fuori di schemi prefissati. Qualche esperienza positiva si è già verificata, ma il compito di non lasciare isola¬ to chi, pur diverso da noi, ha córtne noi gli stessi desideri di gioco, di comunicazione, di curiosità, può venire coordi¬ nato e programmato secondo le ampie disponibilità che la Biblioteca può offrire. In questa possibile attività di accoglienza, il libro si rivela uno strumento che of¬ fre aspetti molteplici: non deve venire utilizzato a fini nozionistici; consente una as¬ soluta libertà di scelta rispet¬ to ai testi scolastici; può venire ascoltato dalla lettura a voce alta con scelte estem¬ poranee e senza specifica pro¬ grammazione. Fra i libri che parlano della vita di Paesi che non siano omologati alla cultura cristia¬ na la scelta è molto vasta. Alcune case editrici (ad esem¬ pio Sinnos, L'Harrnattan, Car- thusia. Patatrac) propongono anche volumi con testi a fronte per narrazioni sia ro¬ manzate che di tipo diaristi- co. Fra le novità di questi ultimissimi anni, tre romanzi emergono non solo per gli argomenti trattati ma anche per un livello narrativo parti¬ colarmente coinvolgente. Francesco D'Adamo, nella Storia di Iqbal, racconta la storia del ragazzino pakista¬ no che assume la leadership della città contro lo sfrutta¬ mento del lavoro minorile nel suo Paese (fabbriche di mattoni, fabbriche di tappe¬ ti, ecc.) e che finirà, ancora giovanissimo, ucciso dai sica¬ ri degli sfruttatori. Chi rac¬ conta è una compagna di lavoro di Iqbal, che è visto attraverso gli occhi di chi, come lui, vive una drammati¬ ca condizione esistenziale: non c'è retorica e nemmeno forzatura di linguaggio in queste pagine, intense di av¬ venimenti che muovono da una sconvolgente realtà per farci partecipare alle vicen¬ de di bambini e ragazzi ab¬ bandonati dalle loro famiglie in situazioni insostenibili. Con I soldatini di piombo di Uri Orlev siamo di fronte al ricordo della persecuzione nazista agli ebrei. I protago¬ nisti sono due fratellini che sopravviveranno allo stermi¬ nio attraverso vicende capa¬ ci di trascinare il lettore a rivivere una tragedia che non può venire dimenticata. Orlev è, come noto, uno scrittore per adulti, il quale scrive anche molti libri per ragazzi con una particolare chiarezza di linguaggio e con particolare forza di ritmo narrativo. Ovvialnente tragi¬ ci, i giorni e gli anni dei protagonisti scorrono con av¬ vincente naturalezza, con una venatura di naturalismo che esclude cadute retori¬ che. In Africa è ambientata la vita di Sombo, la ragazza del fiume di Nasrin Siege, scrit¬ trice iraniana che vive e lavora (come psicoterapeuta) in Africa da molti anni, dopo un'esperienza di studi in Eu¬ ropa. Sombo fa parte della tribù Uvale. La sua vita si svolge in un villaggio africa¬ no, in Zambia, presso il fiu¬ me Kabompo, dove la quoti¬ dianità sembra immutabile, in un mondo lontanissimo da noi e che invece con noi ha molte cose che ci sem¬ brano simili. Scrive An t o - nio Fae- ti nella postfazio¬ ne al ro- manzo: «Tutti ab¬ biamo qual¬ cosa di antico che non vor¬ remmo perdere e qualcosa di nuovo che dobbiamo accetta¬ re. Nel profondo, anzi, Sombo vive fino in fondo la nostra epoca che noi spesso definiamo "epoca delle con¬ traddizioni"». Lo spazio non consente di ampliare il numero delle se¬ gnalazioni, ma i romanzi o i libri di divulgazione dedicati a giovani protagonisti di al¬ tri popoli sono ormai moltis¬ simi e infatti sono numerose le bibliografie dedicate ai libri che interessano gli «ami¬ ci venuti da lontano» (secon¬ do la bellissima definizione di Graziella Favaro). Non c'è che da scegliere, ricordando che non soltanto «loro» ma anche «noi» abbiamo bisogno di conoscere la vita di tutti. Senza l'waltro» anche noi re¬ stiamo estranei, incapaci di capire e di farci capire. PER CONOSCERE STORIE E CULTURE DEI RAGAZZI IMMIGRATI: «TUTTI ABBIAMO QUALCOSA DI ANTICO CHE NON VORREMMO PERDERE E QUALCOSA DI NUOVO CHE DOBBIAMO ACCETTARE» coglie da molti anni, dopo enza di studi in Eu¬ mbo fa parte della ale. La sua vita si un villaggio africa¬ mbia, presso il fiu¬ mpo, dove la quoti¬ embra immutabile, ndo lontanissimo da e invece con a ¬ o- o: ab¬ qual¬ antico n vor¬ perdere e a di nuovo biamo accetta¬ profondo, anzi, vive fino in fondo la poca che noi spesso mo "epoca delle con¬ oni"». azio non consente di e il numero delle se¬ ni, ma i romanzi o i dili ddii ■ ■' - ^ ^ Francesco D'Adamo Storia di Iqbol EL, pp. 155, L. 16.000 Uri Orlev I soldatini di piombo Fabbri, pp. 394, L. 23.000 Nasrin Siege Sombo, la ragazza del fiume Fabbri, pp. 133, L. 13.500

Luoghi citati: Africa, Zambia