«Mi ascolti, padre mio?» Guerra e pace in famiglia di Gianni Riotta

«Mi ascolti, padre mio?» Guerra e pace in famiglia «Mi ascolti, padre mio?» Guerra e pace in famiglia Gianni Riotta TUTTE le storie sono storie di famiglia. Odisseo si fin¬ ge pazzo per non andare in guerra sotto Troia. Si met¬ te dietro l'aratro e semina sale tra le zolle. Palamede, per smasche¬ rarlo, getta il figliolo Telemaco sul solco e Odisseo ferma il vome¬ re. Achille invece, per amore del¬ la mamma Teti, si nasconde tra le fanciulle, in veli vaporosi. I due eroi più luminosi del mondo anti¬ co, per amore dei propri cari, tentano di sfuggire alla guerra che poi li travolgerà. Si rivedran¬ no tra le ombre dell'Ade, e Achille dirà che preferirebbe essere vivo e servo che non re dei morti. Ettore, la loro nemesi, diventa il primo eroe umano pregando il cielo che il figlio Astianatte diven¬ ti più grande di lui. Lo spaventa con l'elmo lucente e allora se lo cava sorridendo: primo padre del¬ la letteratura capace di tenerez¬ za. Come Priamo che, rivendican¬ done il cadavere al terribile Achil¬ le, lo impietosirà ricordandogli Peleo. Sarà, secoli dopo, Lev Tolstoj a darci il titolo perfetto Guerra e pace. Il principe Andrej Bolkon- skj dice distratto a una signora, in francese «Il principe Kutu- zov s'è degnato di nominar¬ mi aiutante di campo». «E Lisa, vostra moglie?» repli¬ ca la tipa mondana, affet¬ tando preoccupazione. Andrej non potrebbe pre¬ occuparsene di meno: «Lisa - ribatte - andrà in campagna, da mio padre». E va in guerra contro Napoleone Lisa morirà di parto, il pa¬ dre sarà spazzato via come una festuca, il principe Andrej, due volte ferito, tradito da Natasha, morirà. La guer¬ ra agghiaccia. Il figlio di Andrej vivrà. La vita è questa. Se si combatte per la giustizia, si chiede Brecht, come starse¬ ne comodi? Ma se non si riesce mai a stare tranquil¬ li, a che combattere? Chi rilegge le Lettere di Anto¬ nio Gramsci alla cognata Tatiana, riordinate da Al¬ do Natoli per Einaudi, resta senza fiato. Op¬ presso e incarcerato dal regime fascista, Gramsci sente che da Mosca l'ala stali¬ nista del Pei gli fa la guerra coinvolgen¬ do pian piano anche i suoi familia¬ ri, la stessa moglie, nella persecu¬ zione. Eppure scrive lettere dolci al figlio Delio, dialoga come può con Tatiana, si batte disperato contro la degenerazione dittatoriale di Mosca, propone una costituente democratica e repubblicana: quante sofferenze risparmiate se la sinistra italiana avesse avuto modo di avere quest'uomo come leader! E che tormento degno di Eschilo nel vedersi tradito anche dalle persone care. «Il mondo grande e terribile» di Gramsci è congruo ad ogni epica. L'eroe combatte contro il male perché questo è il suo dove¬ re. Ma non dimentica la tenerez¬ za: «Noi non si potè essere genti- li» è la candida ammissione di Brecht a «coloro che verranno». I suoi versi migliori ammoniscono a non dimenticare, nella battaglia contro Hitler, la dolcezza dei boccioli, la sensualità di due gio¬ vani in canoa. Morendo ricorderà il canto di un uccellino: per por¬ tarlo con sé per sempre. «Anche il rovo ebbe le sue piegature di dolcezza, anche il pruno il suo candore» dir^ il poeta Lucio Picco¬ lo. La pietà e la compassione stri¬ dono contro i doveri e gli ideali. Antigone seppellisce il fratello violandola legge. Enea si carica addosso il padre Anchise fuggen¬ do da Ilio. L'eroe rompe la tene¬ rezza per combattere, come II partigiano Johnny di Fenoglio che si lascia alle spalle padre e madre per andare in montagna. Nel racconto «Lumie di Sicilia» di Pirandello l'artista diventata cele¬ bre deve spezzare con il suo cassato. E Jim Hawkins de L'Jso- a del Tesoro va all'avventura quando lacera il legame con la madre, timida e borghese. Ma ogni eroe resta tale se, e solo se, torna a casa. L'Anabasi di Senofonte, La tregua di Primo Levi, Il sergente nella neve di Rigoni Stern, sono capolavori del combattente che difende il pro¬ prio ritomo in patria. Senza il riannodarsi della comunità e del¬ la famiglia, dei nodi d'amore, l'avventura non è epica, è squalli-. do ardimento, la prosa da barbie¬ re cara a D'Annunzio e ai suoi emuli. In Taras Bul'ba, il giovane Ostap è torturato a morte dai polacchi in piazza. In agonia gri¬ da: Padre ascolti tu? E Taras, nascosto tra la folla feroce, lo consola urlando: Ascolto! Gesù muore in croce gridando le stesse parale al Padre: perché mi hai abbandonato? Non sap¬ piamo se anche il Padre divino rispose, come Ta¬ ras: ma la domanda asso¬ luta, «Ascolti padre?» con¬ tiene l'intera letteratura classica, epica, tragica, re¬ ligiosa. gianni.riotta@lastampa.it SENZA IL RIANNODARSI DELLA COMUNITÀ, L'AVVENTURA NON È EPICA: OGNI EROE RESTA TALE SOLO SE TORNA A CASA, DA SENOFONTE A PRIMO LEVI, AL SERGENTE DI RIGONI STERN ui. Lo spaventa e e allora se lo rimo padre del¬ ace di tenerez¬ he, rivendican¬ terribile Achil¬ à ricordandogli o, Lev Tolstoj a rfetto Guerra e Andrej Bolkon- una signora, cipe Kutu- nominar¬ mpo». «E ?» repli¬ a, affet¬ azione. be pre¬ meno: andrà mio uerra Lisa l pa¬ o via a, il due ito da La guer¬ figlio di sta. Se si ustizia, si me starse¬ se non si tranquil¬ tere? Chi di Anto¬ cognata te da Al¬ inaudi, o. Op¬ erato ta, Ostap è torturato a mpolacchi in piazza. In ada: Padre ascolti tu?nascosto tra la follaconsola urlando:Gesù muoregridando le steal Padre: percabbandonato? piamo se anchdivino rispose,ras: ma la domluta, «Ascolti patiene l'intera lclassica, epica, tligiosa. gianni.riotta@laLev Tolstoj Guerra e pEinaudi, pp. XXI1-1425Aldo NatolLettere di AntonioEinaudBeppIl partigiaEinaudi, pp. 527Rizzoli Bur, pp. 528R. LL'isola- - Garzanti, ppEinauMario RIl sergentepp. 75 Lev Tolstoj Guerra e pace, 2 voli., Einaudi, pp. XXI1-1425, L 38.000 Aldo Natoli (a cura di) Lettere di Antonio Gramsci... Einaudi, L 95.000 Beppe Fenoglio Il partigiano Johnny Einaudi, pp. 527, L 18.500 Senofonte Anabasi Rizzoli Bur, pp. 528, L. 16.500 R. L. Stevenson L'isola del tesoro - - Garzanti, pp. XXVI-238, L 14.000 Primo Levi La tregua Einaudi, pp. 259, L. 24.000 Mario Rigoni Stern Il sergente nella neve pp. 759, L 22.000

Luoghi citati: Mosca, Sicilia, Teti