Spunta un trio alle spalle del raìss di Fiamma Nirenstein

Spunta un trio alle spalle del raìss MA NE' L'AMERICA NE' L'EUROPA SE LA SENTONO DI ABBANDONARE L'ANZIANO LEADER Spunta un trio alle spalle del raìss Barghuti, Rajub e Dahlan i candidati alla successione analisi Fiamma Nirenstein GERUSALEMME GLI americani vogliono che segui¬ ti a essere il capo dei palestinesi, lo vuole anche la Comunità Europea, come ha detto Solana in visita anche se ha esclamato: «Non sono uno psicologo, non riseco a capire Ara¬ fat». Ma se davvero Arafat fosse giunto alla conclusione della sua ruti¬ lante, fatale carriera politica e sul serio si dovesse parlare di successio¬ ne: «Qui sarebbe il caos», dice Mah- moud Dahlan, che oltre essere un quasi cinquantenne capo dei servizi di sicurezza è un potentissimo mem¬ bro della cerchia intema del rais, e uno dei candidati che meno dispiace¬ rebbe agli americani. «Non sarebbe certo un caos peggiore di quello cui assistiamo oggi», nbatte uno dei mi¬ gliori esperti di cose palestinesi, il jiomalista della radio militare israe- iana, Zvi Yeheskyeli. Quello che è certo è che non c'è nessuno che abbia le caratteristiche carismatiche di Arafat, che non solo non ha consentito che si affacciasse nessun delfino, ma ha anche creato un sistema in cui questa strada ha molti fili spinati. Infatti, se Arafat venisse deposto o se ne andasse sarebbe come se L owisamenteil sole, intomo al quale i pianeti sono tenuti insieme e si muovono in base alla forza di gravità, venisse a spari¬ re. Infatti il potere dei vari personag¬ gi della gerarchia palestinese, vecchi dell'esilio tunisino e giovani dell' Inti- fada degli anni '80, è definita non altro che dalla vicinanza al rais, che varia nel tempo e a seconda delle circostanze politiche. Fatah, l'organiz¬ zazione di Arafat che consta di una serie di diversi corpi aimati per un ammontare di circa 60mila uomini ha nei suoi esponenti molti candidati al potere, piccoli capi di piccoli eserci¬ ti. La sua derivazione più selvaggia, i Tanzim, letteralmente «l'Organizza¬ zione», ha una quantità smodata di armi e di voglia di potere. Nel momento in cui Arafat lascias- se il palcoscenico della politica, man¬ cherebbe il criterio stesso di verifica del potere militare e politico, tutti varrebbero zero e mille, i luoghi di formazione dei leader come il Comita¬ to Centrale del Fatali, il Consiglio Rivoluzionario e il Comitato Centra¬ le, le sue centinaia di consiglieri, le sue migliaia (letteralmente) di diretto¬ ri generali dei ministeri e uffici vari, i suoi uomini di fiducia si troverebbe¬ ro in una deriva, l'uno contro l'altro. Ma c'è un animale selvaggio che è stato liberato dalla gabbia e che sarà il centro dei giochi di potere prossimi venturi, e non è Hamas, ma la forza armata popolare dei Tanzim, con a capo Marwan Barghuti, e gli altri uomini che hanno i fucili: ovvero i due capi dei servizi di sicurezza, Jibril Rajub e Mahmoud Dahlan. Questo è il trio pronto per il potere, non si sa se conteso o condivi¬ so: Barghuti, Rajub e Dahlan, tutti e tre formatisi nella prima Intifada, tutti e tre con un curriculum di guerre e prigioni israeliane, nell'West Bank e a Gaza, e non nei vari esili e casematte di Arafat, in Libano o a Tunisi. Parlano ebraico, si fanno in¬ tervistare incessamente, specie Rajub e Barghuti. Sono dei duri ma pragmatici, sono decisi a far carriera : Rajub negli uffici della sua polizia non ha fatto appendere nessuna foto di Arafat. Solo la sua faccia senza sorriso, decisa, massiccia, con la bar¬ ba malfatta campeggia sui muri. Rajub certamente sogna di vedere gli israeliani volare in mare, ma è un tipo molto pratico, spregiudicato, di cui si sa che ama il potere e anche i privilegi. Dispone di circa 3000 uomi¬ ni suoi, li comanda con una voce reca e perentoria, da Padrino. Tutti ele¬ menti che ne fanno un buon candida¬ to, come pensano anche gli america¬ ni. Anche Israele lo vede in segreto come uno con cui si possono fare affari. Dahlan è un temperamento più capriccioso e sensibile, ha una sua vasta base di uomini armati ormai molto arrabbiati e frementi, ultima¬ mente si è voluto distinguere «dimet¬ tendosi» per qualche giorno dal suo posto e guadagnandosi con questo un vasto supporto di sinistra. Poi è torna¬ to alla corte, ha abbracciato Arafat e ora aspetta gli eventi senza esporsi troppo. Barghuti ha un supporto po¬ polare più grande di quello degli altri due: capo dei tanzim di Ramallah, povero e non intriso dei privilegi e delle prebende che inzuppano il pote¬ re corrotto dell'Autonomia, è molto amato dai suoi uomini che sono tanti e lo proteggono da vicino. «E' il solo - fa notare Yeheskyeli - che dall'inizio dell'Intifada abbia detto sempre la verità, ovvero che l'intenzione pro¬ grammatica era quella di fare conti¬ nui attacchi a Israele, e che il terrori¬ smo gli sembrava giustificato». Di fatto i suoi uomini hanno partecipato a molti attacchi terroristici a civili. Questo non l'ha reso particolarmente simpatico agli israeliani (Rajub ha condannato gli attentati diverse vol¬ te), ma molto alla gente dell'West Bank. Dunque il nuovo potere sarà duro e quaranta-conquantenne, se sarà? Non è così semplice: la generazione dei vecchi, i tunisini, quelli in giacca e cravatta come Abu Alla e Abu Mazen, Saeb Erakat, hanno una cosa che gli altri non hanno : la consuetudi¬ ne delle cose del mondo, la parlantina e l'inglese facile (Hanan Ashrawi, l'astuta coniatrice di tutti gli slogan che hanno forgiato l'opinione pubbli¬ ca mondiale sul conflitto è un prodot¬ to tipico di questa cultura intemazio¬ nale). I due Abu potrebbero benissi¬ mo rientrare a far parte di un consi- jlio che li vedesse in prima fila sotto a luce delle telecamere, apparente¬ mente moderati, mentre sullo sfondo si staglia il vero potere di questo conflitto, quello dei Tanzim, i.giova- ni, che con le loro armi non solo possono minacciare gli israliani, ma anche tenere alla larga Hamas. Tutto questo se Arafat è davvero «irrilevan¬ te» come ha detto Sharon: ma questa per ora resta un'espressione che non indica una strada per il futuro, una via strategica fuori dall'era del rais. Anche oggi, per quanto Usa, Europa e Israele considerino Arafat un tipo assai problematico, pure non hanno di meglio. E nemmeno i palestinesi. II capo dei Tanzim e i due dirigenti dei servizi di sicurezza dispongono di seguito e di agguerriti eserciti «privati» La vecchia guardia dell'esilio a Tunisi non ha però intenzione di mollare: Abu Alla e Abu Mazen contano su una immagine più moderata