«Un grande imbroglio, un falso» di Paolo Mastrolilli

«Un grande imbroglio, un falso» DAL MONDO ISLAMICO SI ACCUSA WASHINGTON DI NON AVERE PROVE CONTRO IL CAPO DI AL QÀEDÀ «Un grande imbroglio, un falso» Il padre di Atta non ha dubbi: tutta una farsa reazioni Paolo Mastrolilli NEW YORK «Un grande imbroglio, un falso». Così il padre di Mohammed Atta ha definito il video trasmesso ieri dalle tv americane, in cui Osama bin Laden dice che suo figlio era il capo del gruppo dei dirottatori dell'I 1 settembre. La famigha ha sempre smentito il coinvolgimen- to del giovane egiziano, dicendo che è stato rapito per addossargli la responsbaililà degli attentati. Mohamed al-Amir al-Sayed Awad Atta, un avvocato in pensio¬ ne di 65 che vive al Cairo, accusa gU Stati Uniti di aver rubato i documenti di suo figlio proprio per implicarlo. Ieri non ha guarda¬ to il video, trasmesso anche in arabo dalla tv al-Jazeera, ma appena i giornalisti lo hanno chia¬ mato per un commento, ha rispo¬ sto urlando: «E' una farsa, una fabbricazicne! Dall'I 1 settembre. tutto il mondo ripete il nome di Mohammed Atta. Dove credete che lo abbia preso Bin Laden? Dall'America». Secondo il padre, insomma, Osama avrebbe cono¬ sciuto il nome di suo fighe trami¬ te i media americani, e poi lo avrebbe ripetuto nel video, allo scopo di confermare la falsa ver¬ sione degli attentati sostenuta da Washington: «L'America è il pae¬ se dell'aberrazione e dell'imbro¬ glio. Che sia dannata!», ha gridato prima di attaccare il telefono. La reazione del genitore di Atta forse è comprensibile, ma non era lui la persona che Washin¬ gton sperava di convincere col video. Lo scopo, piuttosto, era dimostrare la colpa di Bin Laden al mondo arabo e musulmano, diminuendo il suo sostegno tra l'opinione pubbhca locale, e raf¬ forzando la posizione dei governi che stanno aiutando gli Usa nella guerra al terrorismo. Infatti la prima capitale che ha reagito bene è stata Islamabad, dove la stabilità del presidente Musharraf è messa a rischio dall' alleanza con Bush. Secondo il portavoce del governo, generale Rashid Quereshi, «vedere Bin La¬ den che loda gli attacchi suicidi, e gioisce per la distruzione che ha superato le sue attese, prova che il Pakisan ha preso la decisione giusta sceghendo di appoggiare gh Stati Uniti». Non tutti, parò, la pensano così in Medio Oriente. Secondo Diaa Rashwan, esperto di movimenti islamici che opera al Cairo, «il video è chiaramente una fabbrica- zione. Se questo è il genere di prove che l'America ha contro Bin Laden, allora il sangue delle mi¬ gliaia di persone morte e ferite in Afghanistan ricade sulla testa di Bush». Labib Kamhawi, un anali¬ sta politico giordano, sostiene che «il filmato dimostra la soddisfazio¬ ne di Osama per gli attacchi, ma non prova la sua colpevolezza». Il problema, per alcuni, è la cattiva qualità della-registrazio¬ ne, che risulta difficile da ascolta¬ re anche per gh arabi. Altri, invece, non si spiegano perché il capo di al-Qaeda avrebbe dovuto lasciare questo video affinché gli americani lo trovassero: Secondo Mohamed Salah, altro esperto di gruppi islamici del giornale Al-Ha- yat, «Bin Laden poteva avere interesse a rivendicare gh attenta¬ ti, perché ormai non ha più nulla da perdere». In realtà gh resta il sostegno di molti fondamentah- sti, anche in Arabia Saudita, ma quello forse verrà rafforzato dal video che ha scioccato l'America. Per alcuniil problema è la cattiva qualità della registrazione, che risulta difficile da ascoltare anche per gli arabi Nairobi: due kenyote di origine indiana seguono alla tv il video di Bin Laden