D'Amato: fiducia a termine per il governo di Roberto Ippolito
D'Amato: fiducia a termine per il governo D'Amato: fiducia a termine per il governo Sull'articolo 18 maggioranza divisa. Ccd-Cdu: accantonare le modifiche Roberto Ippolito ROMA Il fax è appena arrivato. Anto¬ nio D'Amato, presidente della Confindustria, comincia a legge¬ re. Nelle sue mani c'è il progetto di intervento sulle pensioni ela¬ borato dal ministro del lavoro e delle politiche sociah Roberto Maroni. D'Amato decide di non giudicare subito il piano eviden¬ temente lontano dalle richieste degli industriali. Così non parla esplicitamente di previdenza chiudendo intorno alle 13 di ieri il seminario dedicato alle previ¬ sioni sull'economia. Ma mette le mani avanti: servono «riforme vere, reali, strutturah». Queste parole sono un vero e proprio avvertimento in vista dell'incontro alle 15.30 oggi a Palazzo Chigi con il govemo di Silvio Berlusconi dedicato pro¬ prio alle pensioni. Una specie di ultimatum: senza riforme, ca¬ drà la fiducia della Confindu¬ stria «che non resterà nel tempo indipendentemente da quello che accade». Quindi Berlusconi deve sapere che «questa fiducia non è un'apertura di credito in bianco a una stagione di riforme se e quando avverrà». Da giorni e giorni, ormai, affioravano i malumori della Confindustria. La contrarietà al¬ l'impostazione di Maroni era stata manifestata. Ieri mattina, in una pausa dei lavori del seminario, Guidalberto Guidi, protagonista del negoziato in qualità di consigliere incaricato per le relazioni industriah, ripe¬ tè la richiesta di «un sistema pensionistico che garantisca ri¬ sparmi di spesa pubblica corren¬ te che consentano poi di avere con certezza risparmi contribu¬ tivi». Nel pomeriggio si riunisce il direttivo per esaminare il proget¬ to di Maroni. D'Amato annuncia una conferenza stampa per que¬ sta mattina per puntualizzare la posizione prima di andare a Palazzo Chigi. Il silenzio ufficia¬ le è rotto da critiche aspre'come quelle di Michele Perini, presi¬ dente dell'Assolombarda, che parla di piano «estremamente insoddisfacente» perché basato sugli incentivi per la permanen¬ za al lavoro e non anche sui disincentivi ai lavoratori inten¬ zionati ad andare in pensione. E il disappunto è alimentato anche dall'appoggio dato dal gruppo Ccd-Cdu della Camera, ovvero da un gruppo della mag¬ gioranza, alle ragioni dei sinda¬ cati contrari alla modifica del¬ l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Modifica congegnata da Maroni e giudicata troppo timida dalla Confindustria, scon¬ tenta per la limitazione a tre casi della sostituzione del reinte- rro con il risarcimento per i avoratori licenziati senza giu¬ sta causa. L'incontro di oggi a Palazzo Chigi diventa una sorta di prova del nove dei rapporti fra il gover¬ no e gh imprenditori che si attendevano, dopo le elezioni di maggio vinte dal centrodestra, iniziative decise per la flessibili¬ tà del lavoro e le pensioni, ma anche le privatizzazioni e le liberalizzazioni. «Ci auguriamo che i prossimi giorni confermi¬ no la fiducia riposta nel gover¬ no» dice D'Amato, ricordando che «l'industria italiana sta fa¬ cendo meglio degli altri perché ha mantenuto salda la fiducia neUe riforme». Ma «svolte reali e significati¬ ve» sono ora attese dalla Confin¬ dustria in materia di mercato del lavoro, previdenza e riduzio¬ ne della pressione fiscale: «Deve essere chiaro a tutti che le mez¬ ze riforme non fanno mezzo sviluppo, non fanno sviluppo e basta» taglia corto il presidente con il suo richiamo al govemo. Il futuro è giudicato incerto, nonostante la più favorevole congiuntura italiana: è condizio¬ nato dall'effettiva concretizza¬ zione deUe riforme sollecitate per l'economia. Osserva D'Ama¬ to: «La direzione in cui ci muo¬ viamo può essere estremamente positiva se c'è un cambiamento strutturale, ma può essere estre¬ mamente pericolosa se ci si illude tutti che con poche rifor¬ me o mezze riforme o riforme errate il paese possa voltare pagina». Le riforme, secondo la Confin¬ dustria, devono mettere l'Italia e le sue imprese «in condizione di poter veramente competere perché se domattina il quadro dell'economia intemazionale ri¬ parte non c'è dubbio che chi sarà strutturalmente competiti¬ vo riprenderà nuovamente van¬ taggio». E se l'economia non ripartirà chi pagherà costi più elevati non reggerà il passo nel medio periodo. Gli imprenditori aspettano le riforme «con fiducia» valutando¬ le «con grande rigore». E se le riforme non produrranno «effet¬ ti strutturali»; osserva D'Ama¬ to, «ci troveremmo di fronte a una situazione molto pericolosa e allora anche i dati che oggi sembrano relativamente buoni potrebbero rapidamente peggio¬ rare». «Le mezze riforme non fanno mezza crescita, non fanno sviluppo e basta Serve un intervento strutturale, in tempi rapidi, per consentire ai paese di competere quando ripartirà l'economia» li presidente di Confindustria, Antonio D'Amato
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