Moderni Dalla Scapigliatura al Futurismo

Moderni Dalla Scapigliatura al Futurismo Moderni Dalla Scapigliatura al Futurismo LA MOSTRA DELLA. SETTIMANA Marco Vallerà Cm E' da do- " mandarsi se al pub¬ blico affe¬ zionato delle mostre non verrà mai a noia questa formula preve¬ dibile ed imperante, che le caratterizza, qua¬ si sempre con il titolo viabihstico «"da...a», che fa molto scommessa agonistica «da casello a casello»: quasi la storia dell'arte fosse una rombante autostrada unidireziona¬ le, senza mai viottoli laterali, usci¬ te tangenziah o prowidenziah de¬ viazioni. Una volta tanto, però, la formula onni-comprensiva e tem¬ porale proposta in questa stimolan¬ te mostra Dalla Scapigliatura al Futurismo ha un significato. Perchè infatti la rassegna d'un centinaio scarso di opere, coerente¬ mente convocate da Ada Masoero e Flavio Caroli? sia pure un poco soffocate nelle ingrate stanzette di Palazzo Reale, vogliono proprio raccontare una panoramica socio- LA MODESETTMarco logica attraverso la pittura che da Romantica si fa Moderna (e moder- nolatrica: identificando nel mito del Nuovo il possente Moloch della nascente, sovversiva era futuristi¬ ca). E forse non è nemmeno giusto proporre e leggere tutte le opere presenti quali dei «capolavori» as¬ soluti, dei risultati estetici «maggio¬ ri» (come spesso suggerito da sche¬ de esageratamente trionfalistiche) : non solo perché, a causa della parsimonia dei prestiti mancano qui inevitabilmente delle opere simbohche ed emblematiche, che avrebbero meglio punteggiato il cammino evolutivo. Ma perché la scelta, anche di incisioni, bozzetti, disegni preparatori, e spesso di opere incrociate per nodi biografi¬ ci, funziona meglio, al limite, per documentare questo percorso acci¬ dentato, ma in realtà sotterranea¬ mente lineare. Certo, sarebbe stato ideale con¬ STRA LA. MANA allerà eludere questo cammi¬ no con quel quadro nodale che è Materia di Boccioni, in cui il riguardante da spetta¬ tore si fa protagonista, come avvinto a spira¬ le da quelle mani a tenagha della madre, trasformata da ricamatrice crepu¬ scolare (o al massimo lettrice neo- rembrandiana) in una sinistra e abissale, quasi macchinica. Madre notturna: junghiana e simbolica. Mentre intanto il Manifesto della pittura futurista predica: «I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro». Perché questo è il percorso. Si parte dalle figure eva¬ nescenti e nebulose, flou, del Picelo e di Tranquillo Cremona, per giun¬ gere alle vibrazioni messaniche ed esoteriche di Bussolo e di Romolo Romani, cantate anche dal manife¬ sto della Ricostruzione Futurista dell'Universo di Balla e Depero, che vogliono awolgere.il mondo come in una spirale d'energia cosmica. Con lo sviluppo delle figure nello spazio, la decomposizione dello spettro colorato e l'analisi dell'ener¬ gia elettrica, che squarcia la «città che sale» in un sussulto esploso ed orfico di tram e sirene, ma anche con visionari affondi nell'esoterico e nel medianico (non credendo più alla rappresentazione educata del¬ le figure «opache», frontali, ma semmai proponendo una simulta¬ neità dinamica: «che fa entrare il cavallo nel volto, la città nella stanza», scrutando il mondo come attraverso i raggi X). Ovviamente passando per quel capitolo imprescindibile della sto¬ ria della pittura italiana che è il Divisionismo, effettivamente oggi ritenuto abbastanza autonomo dal¬ le teorie più fredde ed olimpiche del pointillisme alla Seurat o alla Signac. Certo, anche Morbelli e Previati (così amato da Boccioni) leggevano le teorie chimico-scienti¬ fiche del colore di Chevreul e di altri cantori positivisti, pur trovan¬ dole troppo scientiste e «spéciali¬ ste»: e proprio per questo volevano evadere verso esiti più spiritualisti¬ ci (se non spiritici) od «ideisti», come si diceva allora. Lavorando non tanto di puntinismo, ma di pennellate brevi, filamentose, sfrante. E in questa mostra, a partire proprio dai ritratti mossi e macchiati, lunari (vedi il bellissimo ritratto cancellato di Rovani firma¬ to da Panzoni, o lo sfrontato autori¬ tratto di Faniffini) effigi di alcuni campioni della buona borghesia milanese, che sono poi anche curio¬ samente i ribelli protagonisti della stagione scapigliata (come Dossi o il ricco mecenate Benedetto Junck, eternato qui pure in uno schiuman¬ te gesso di Troubetzkoy) si rivela molto forte questa linea nera, pani¬ ca misteriosofica (da accaniti letto¬ ri di Nietzsche, Schopenauer, Berg¬ son, che cadono in depressione, muiono di tisi, si suicidano) una tensione che sfibbra pure le certez¬ ze socialiste e gli empiti della pittu¬ ra veristico-impegnata. Volgendo¬ la entro spire simboliste e ambizio¬ ni sempre più stellari (come dimo¬ strano il Carro del Sole di Previati in mostra, oppure l'insolito Sogno post-segantiniano di Boccioni) spi¬ re ed ambizioni che poi convoglie- ranno nella stratificata poetica dei futuristi (qui giustamente rappre¬ sentata non soltanto dai classici protagonisti, capitanati da Balla, Carrà e Severini, ma anche dai «minori» come Erba, Bonzagni, Du- dreville. Peccato che manchi l'inte¬ ressante Pisi Fabbri, unica donna). Un cammino se non coerente, certo vitalissimo: che vuole contrappor¬ re alla logica cartesiana ed anahsti- ca dei cubisti (spiati da lontano, grazie alla complicità di Severini) l'impulso e la via energetica del vitalismo italiano. Tentando alchi¬ misticamente di «comporre una cosa viva». Dalla Scapigliatura al Futurismo. Milano. Palazzo Reale. Orario: dalle 10 alle 20. Chiuso il lunedì. Fino al 17 febbraio. A MILANO IN VETRINA UN CENTINAIO DI OPERE (PREVIATI, BOCCIONI, BALLA, BEVERINI 8. C.) CHE AIUTANO A CAPIRE L'EVOLUZIONE DELLA PITTURA ITALIANA TRA '800 E'900 «Il sogno», olio su tela di Umberto Boccioni degli anni 1908-1909

Luoghi citati: Milano, Stra