Ramondino: una tragedia d'infanzia a tempo di guerra

Ramondino: una tragedia d'infanzia a tempo di guerra Ramondino: una tragedia d'infanzia a tempo di guerra RECENSIONE Giovanni Tésio TRACCE ce ne sono un po' qua e un po' là e specialmente in una delle prose pub¬ blicate nel '95, «In viag¬ gio», passaggi di una vita antituristica e ran¬ dagia. Fabrizia Ramon¬ dino ha parlato infatti di Maiorca in più di una circostanza, ma mai così sistematicamente come nell'ul¬ timo libro, «Guerra di infanzia e di Spagna», appena pubblicato da Ei¬ naudi: quattrocentoventisei pagi¬ ne per un viaggio condotto sul filo di una memoria che solo l'intransi¬ genza tassonomica può catalogare alla voce «autobiografia» (e deriva¬ bili). Prima di passare all'io, di cui ogni narrazione della Ramondino è espressione indissolubile, la storia parte da un antefatto - una ouvertu¬ re in terza persona - che ha il compito di avvolgere tutto un mon¬ do sul punto d'essere narrato in una sorta di avviso mitico. Incunea¬ ta tra una partenza e un ritomo, l'enclave maiorchina funziona, in¬ fatti, come il grande correlativo emblematico di una metamorfosi favolosa, come luogo delle esperien¬ ze primarie da cui emergono le domande ingenue, vale a dire quel¬ le veramente serie (una sola per tutte: «Che anime erano i botto¬ ni?»), passando dalla scoperta del corpo all'ibrida e ambigua natura delle cose, dal trascorrere perma- RECENGioTé SIONE nni o nente di immaginazio¬ ne e realtà, di vero e di irreale, all'inteipreta- zione della trama del mondo, degh affetti, delle affinità, dei ruo¬ li, deUe scoperte che avvengono prima di sa¬ perne decifrare il sen¬ so riposto, ammesso e non conces¬ so che ci si riesca mai. E' palesemente il titolo a con¬ giungere la duplice esperienza di un'infanzia che ingaggia la piccola guerra del crescere dentro lo scena¬ rio della più grande guerra che le si svolge intomo come evento indiret¬ to o remoto (alcune pagine in ap¬ pendice aiutano persino a dipanare le tappe di fatti «storici» che al libro restano appesi come esili fondali). Ma più che una tragedia comunita¬ ria, l'io narrante racconta, appun¬ to, la tragedia dell'infanzia come in uno dei più bei libri di Savinio: la stagione in cui avvengono gli incon¬ tri e gli scontri decisivi, quella che fissa per sempre la conversione della vita in destino, la cifra indele¬ bile del diventare quel che si è già. Figlia maggiore del console ita¬ hano a Maiorca, funzionario in un avamposto molto appetito dal Regi¬ me, la piccola «Titita» diventa l'al¬ ter ego dell'io narrante, maschera e volto, crisalide e farfalla di una ricerca d'identità che rimane fedele al suo mistero. La sua esperienza si svolge, sì, dentro una progressione di massima, ma l'ordine cronologi¬ co s'incrocia con un procedere te¬ matico che toma sempre a capo. Nomi, rumori, odori, voci, cose, oggetti, giochi, giocattoli, malattie. persone, ville, luoghi, colori, anima¬ li, uccelli, case, stanze, orti, muri, anfratti, ripostigh, nascondigh, fan¬ tasie, libri, suggestioni picaresche, vita, morte, soglie, confini, numeri, cerchi magici, parole-mondo come «metamorfosi», «travestimento», «segreto», parole-rivelazione come «rosada», in cui già Pasolini conten¬ ne la fascinazione di un universo marginale e sospeso, che racchiude in un suono tutto il senso dell'orali¬ tà resistente alla scrittura e nella scrittura. Del resto è stata la stessa Ra¬ mondino a condensare in poche pagine del libro immediatamente precedente, «Passaggio a Trieste», .'energia vibrante del narrare, ap¬ punto, «da bocca a orecchio», ossia di nominare le cose del mondo come una musica: non diversamen¬ te in questo da una scrittrice come Dolores Prato, cui all'incrocio lin¬ gua-dialetto (nel caso della Ramon¬ dino il maiorchino, il castigliano e l'italiano) s'aggiunge la memoria parallela d'una vita almeno in par¬ te vissuta in un coUegio di suore. E qui, in questo senso del raccontare le storie, vanno segnati i passaggi di maggior forza narrativa (dalla misericordiosa nonna Luciana al folle servo Ignasi al giocoso Pedrón al vecchio Malaquias che più di tutti sembra uscire da ima pagina di Quevedo). Scandita in cinque parti, la doppia guerra della Ramon¬ dino si trasforma in un libro di gremita scrittura. L'ammonizione sbrigativa dell'amatissima balia Di- da («Tu sai fare castelli di chiacchie¬ re») nel più presago e indovinato dei sigilli. Sullo sfondo, la Spagna Anni 30, divisa tra franchisti e rivoluzionari: la piccola Titina, figlia maggiore del console italiano a Maiorca, avamposto molto appetito dal Regime, diventa l'alter ego dell'io narrante Fabrizia Ramondino Guerra d'infanzia e di Spagna Einaudi, pp. 426. L. 38.000 ROMANZO Fabrizia Ramondino racconta l'esperienza di un'infanzia che ingaggia la piccola guerra del crescere nello scenario della più grande guerra

Persone citate: Dolores Prato, Fabrizia Ramon, Fabrizia Ramondino, Giovanni Tésio, Pasolini, Quevedo, Ramondino, Savinio

Luoghi citati: Maiorca, Spagna, Trieste