Il PAPA triste che prega per la pace

Il PAPA triste che prega per la pace ALLA MESSA PRIVATA DEL PONTEFICE ANGOSCIATO DALLE NOTIZIE DAI FRONTI DI GUERRA Il PAPA triste che prega per la pace Con tre vecchi compagni di scuola ebrei ha celebrato la festa di Channukà che ricorda -la-vittoria dei Maccabei sugli Ellenisti. Due di quei «fratelli maggiori» hanno posato sul tavolo un piccolo candelabro e acceso una candela Indimenticabile lo sguardo di Giovanni Paolo II su quella lucina: «Non esistono buoni o cattivi, esistono persone» testimonianza Igor Man TUTTO di bianco vestito, in ginocchio, un uomo prega. Immobile, profondamente as¬ sorto, gli occhi chiusi, le mani giunte sul ribaltino dell'inginoc¬ chiatoio. Quand'era giovine un camion l'investì, stette a lungo fra la vita e la morte, guarì infine ma la spalla destra diven¬ ne precocemente curva, è rima¬ sta più bassa dell'altra. L'uomo vestito di bianco è il Papa e la sua preghiera solitaria è quella d'ogni giomo, nella cappelletta contigua al suo appartamento, nella terza loggia del Palazzo apostolico. Il ribaltino dell'ingi¬ nocchiatoio viene riempito quo¬ tidianamente con infiniti bi- gliettini, estratti delle suppli¬ che che giungono a Giovanni Paolo II da tutto il mondo: «Santo Padre, fai uscire mio padre dal carcere»; «Santità, aiutami a rassegnarmi alla mor¬ te di mia moglie, aiutami a consolare i figli nostri»; «Padre Santo, verrà la pace?». Ecco, in estrema sintesi, le «intenzioni» per le quali il Papa, ogni matti¬ no che Dio manda sulla Terra, prega, ovunque si trovi, non importa se sia in buona o in cattiva salute. Ieri, se possibile, la preghiera del Papa è stata più lunga, più sofferta del solito. Il giomo prima, celebrando secon¬ do tradizione l'Immacolata, a Roma, il vecchio Pontefice ha invocato dalla Madre Celeste un vero e proprio miracolo: che cada ogni insidia alla pace affin¬ ché gU animi si aprano «al pèrdono reciproco», scacciando le nubi di guerra che offuscano i nostri giorni. Mai, in ventitré anni di pontificato, papa Wojty¬ la è apparso così triste, ango¬ sciato addirittura e la moltitudi¬ ne che l'attorniava deve aver percepito il suo penoso sgomen¬ to; e infatti l'applauso ancorché forte, insistito non fu gioioso come d'abitudine. (Un vecchio partigiano potrebbe collegarlo mentalmente all'applauso che salì verso papa Pacelli a San Lorenzo, dopo il bombardamen¬ to di Roma che macchiò di sangue la tunica bianca di Pio XII). Per esaudire le «intenzioni», ieri, il Papa quotidianamente già in piedi «quando i metronot¬ te tornano a casa», è entrato nella piccola sua cappella priva¬ ta più presto del solito. Al risve¬ glio ' aveva trovato la notizia amara d'un nuovo attentato terroristico in Terra Santa, e deve averlo colpito il fatto che la Messa di domenica 10 di questo dicembre oramai prossi¬ mo alla nascita del Bambino ch'è già nato, si incentrava sulla pace: secondo Giovanni, secondo Isaia, il Profeta dell'Av¬ vento. Guidati dal sorriso cortese di padre Stanislao, il vescovo Dziwisz, che del Papa, come sappiamo, non è soltanto il segretario personale bensì una sorta di infaticabile angiolo cu¬ stode, prendiamo posto nella minuscola cappella. Arrivano suorine dall'agile passo; una di loro accompagnerà i canti della liturgia con uno stramento che somiglia al Unto. Giovanni Pao¬ lo II si leva in piedi senza che nessuno lo sostenga. Assistia¬ mo alla sua vestizione dei para¬ menti sacri, rapida, con l'aiuto di monsignor Stanislao e del giovine sacerdote padre Mie- rek. Un dettaglio mi colpisce per la sua spontaneità: prima che padre Stalislao gli rimetta la mezzetta sul capo, papa Wojtyla si riassetta i bianchi capelli con un gesto estrema¬ mente giovane: e lo straordina¬ rio è che assistendo a quel gesto così personale, non ci sentiamo colpevoli di violata intimità. Ancora una dimostrazione di come e quanto Giovanni Paolo II sappia mettere a suo agio chiunque, in qualsiasi circostain- za. Lo sappiamo: il suo carisma è forte ma il Papa ha il dono innato dell'autoironia, il gusto della semplificazione, l'approc¬ cio diretto, invero democratico: in questo somiglia felicemente a un altro grande Papa, a Gio¬ vanni XXIII. Il Papa dice Messa all'antica, rivolto all'altare, però in italia¬ no. Scandisce ogni parola con voce chiara, robusta. E tuttavia scopro in lui espressioni, piccoli jesti, sfumature che colsi, nel ontanissimo 1949, in Padre Pio ascoltando la sua Messa lassù, nella chiesetta di San Giovanni Rotondo, all'alba. Già allora Pa¬ dre Pio strascicava i piedi, sem¬ brava portare sulle spalle tutti i dolori del mondo ma il suo sguardo improvvisamente si ac¬ cendeva alla lettura (la Prima, la Seconda) e al Vangelo. Wojty¬ la, invece, cammina col passo forte d'un vecchio soldato. Ma fissa il cielo con la stessa inno¬ cenza di Padre Pio. Una monachina legge Isaia che prevede con pia passione la pace: «...forgeranno le loro spa¬ de in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'ar¬ te della guerra». Legge quasi sottovoce, la giovine suorina, e il vecchio Papa leva in alto gli occhi, pensoso, un accenno di sorriso a distendere le labbra. La seconda lettura lo vedrà più partecipe: il Papa sembra cen¬ tellinare le parole dell'Apostolo Paolo scritte ai Romani: «...acco¬ glietevi perciò gli uni e gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veridi¬ cità di Dio, per compiere le promesse dei Padri». Condivisio¬ ne, conversione nel senso puro della parola: attenzione all'Al¬ tro; unità spirituale, ecumeni¬ smo: questi i temi fondamentali che nel suo percorso di sacerdo¬ te Giovanni Paolo II non si stanca di coltivare, di approfon¬ dire. Con l'ostinazione che sol¬ tanto la fede sofferta come dolo¬ rosa beatitudine può dare. E qui sta forse il «perché» del fascino, dell'attenzione che questo Pro¬ feta postmoderno suscita nel¬ l'uomo che viaggiando incon¬ tra: non importa se sia cristiano o non: se Dio è uno, e quest'uno è per tutti è giusto che il Papa preghi per tutti e si occupi, attentamente, umilmente del¬ l'Altro. Ed ecco perché il vec¬ chio pellegrino straziato dal cili¬ cio della sofferenza fisica riesce a superare tutti i dolori, viag¬ giando infaticabilmente. Egli sa di essere stato chiamato all'in¬ contro con la Persona: giustap¬ punto perché Dio è uno ma lo è ìex tutti, anche per chi non lo la ancora trovato; il caso è un regista attento: proprio sabato, su Avvenire, ho letto il commen¬ to al Vangelo, scritto da Ermes R. Ronchi. Commento, interpre¬ tazione che sia, codesto breve scritto mi ha aiutato a capire perché il Papa abbia aguzzato lo sguardo nel seguire il giovine padre Mariek, come fa un sugge¬ ritore a teatro, mentre scandiva il Vangelo secondo Matteo: «In quel giomo comparve Giovanni il Battista a predicare nel deser¬ to della Giudea {...). Io vi battez¬ zo con acqua, ma colui che viene dopo di me è più potente di me (...) egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano ma brucerà la pula con fuoco ine¬ stinguibile». Acqua, fuoco, ecco la vita, ecco la pace e la guerra, ecco la rivelazione della nostra preca¬ rietà. «Giovanni annuncia il fuo¬ co e la scure (ogni albero che non produce frutti viene taglia¬ to e gettato nelle fiamme), Isaia evoca un'armonia cosmica di creature tutte riconciliate. Egli, va ricordato, è il Profeta che 700 anni prima di Cristo aprì l'ebraismo all'universalismo. E' il primo a parlare di «tutti i popoli». Giovanni dice di un mondo da costruire, Isaia di un dono immeritato più bello della nostra speranza». Anche noi, con Isaia, pensavamo che venis¬ se la pace poiché il tempo sem¬ brò maturo quando Rabin e Arafat si strinsero la mano, decidendo di gettare nel fuoco l'albero cattivo della guerra. Noi che abbiamo amici e in Israele e in Palestina, credem¬ mo a lungo nella pace, laggiù, nel cuore antico del mondo e invece vedemmo, abbiam visto, vediamo,, moltiplicarsi leoni e serpenti. Epperò il Papa ci dice, attraverso i testi che segnano la sua Messa privata, lui, Wojtyla ci dice che invece del fuoco verrà Gesù «come un re mite, commensale di peccatori, agnel¬ lo esperto di perdono». Dio semi¬ na sogni, s'è detto: Dio ha un sogno che presta agli uomini, la pace. Quella pace che fa giuoca- re i bambini (anche il Bambino che nasce di nuovo, a giorni, per farsi uomo), con le vipere. Dopo questa Messa che ti fruga dentro, così semplice, su¬ scitatrice di riflessione seria, ho potuto finalmente parlare col Papa. A tu per tu. Non dirò di più: per rispetto non per egoi¬ smo. Il vecchio cronista deve tuttavia concludere questa cro¬ naca riferendo un accadimento invero straordinario, alto. Tre «fratelli maggiori», vale a dire tre signori ebrei, vecchi compa¬ gni di scuola del Papa (che ricordano limpido poeta, attore incisivo, lavoratore accanito, ricco di humour, soprattutto amico fedele) hanno ottenuto di celebrare col Pontefice dell'ecu¬ menismo, la lucente festa di Channukà, che si onora per ricordare la vittoria dei Macca¬ bei sugli Ellenisti. E' una festa grande, davvero, perché, come scrive Bertrand Russell, «se non ci fosse stata la resistenza dei Maccabei, non avremmo avuto né il cristianesimo, né l'isiàm». Guidati dall'ingegner Jerzy Klu- gr che leggerà col Papa da una Bibbia in lingua inglese la vitto¬ ria dei Maccabei, altri due com¬ pagni di scuola di Wojtyla posa¬ no sul tavolo del Papa un picco¬ lo candelabro e, poi, non senza emozione, accendono una can¬ dela. Per significare, appunto, con quella lucina «il miracolo della sopravvivenza di una mi¬ noranza in un mondo sordo alla comprensione, in cui, come ci dicono le polemiche attuali sui diritti degli extracomunitari, co¬ me ci dicono la discriminazione del diverso, dello straniero, l'idea dell'Altro stenta ad essere accettata». Campassi mill'anni, non di¬ menticherò lo sguardo di papa Wojtyla fisso sulla lucina acce¬ sa dai suoi compagni di scuola ebrei. Certamente in quel lungo momento il Papa ha predato. Per la pace di tutti. «Non esisto¬ no buoni o cattivi. Esistono persone». Celebra all'antica, rivolto verso l'altare Scandisce le parole-in italiano-con voce chiara e robusta, ma come Padre Pio sembra portare sulle spalle tutti i dolori del mondo, lo sguardo acceso dal Vangelo

Luoghi citati: Israele, Palestina, Roma, San Giovanni Rotondo