Onori militari al mujaheddin di Pierangelo Sapegno

Onori militari al mujaheddin Onori militari al mujaheddin Ucciso dal «fuoco amico» con i soldati Usa Pierangelo Sapegno inviato a QUETTA La stranezza di questa guerra è anche nei suoi morti. Ci sono quelli che vengono lasciati dove sono, come se domani potessero svegliar¬ si e riprendere il cammino. Ci sono quelli che qualcuno ha ammucchia¬ to, come si fa con le cose che poi bisogna buttar via. Ci sono quelli che dimenticheremo in fretta, per¬ ché saranno solo dei numeri. Ci sono i comandanti che prima di arrendersi o prima di trucidarsi chiedono il rispetto dei morti, una sepoltura degna come vuole la loro re igiene, come se questa fosse la cosa più sacra di tutte: non togliere la vita agli altri. Poi ci sono quelli che vengono ricordati con tutti gli onori militari. Capita anche in questa guerra. Ieri è successo a uno, e non sappiamo neanche il suo nome, non ci hanno detto da dove veniva e chi era, però hanno suona¬ to la tromba e alzato la bandiera e tutti i marines si sono messi sull'at- tenti, come si fa nei film. Era uno di quei pastori che combattevano con l'Alleanza del Nord. Era un mujaheddin. E' morto per sbaglio. Ma forse si muore tutti per sbaglio, in guerra. Era un giovane afghano: questa è l'unica cosa che ci è data di sapere. Quando l'hanno sepolto come si deve, in Germania sono arrivati i tre corpi dei marines che sono morti assieme a lui, anche loro caduti per sbaglio, colpiti tutti dalle bombe di un B-52 americano che li aveva scambiati per up convoglio di taleban. Non era solo una coincidenza temporale. Il capi¬ tano Jason Amerine ha detto poche parole alla televisione per ricorda¬ re il loro sacrificio. Le tre bare erano avvolte nella bandiera a stelle e strisce. Han suonato la tromba. Nello stesso momento, a Camp Rhino, sulla strada verso Kandahar, Afghanistan del Sud, il maggiore Beau Higgins ha letto una breve orazione per il soldato afghano senza nome. Magari per sbaglio, com'è mor¬ to, però adesso il suo nome è entrato nell'elenco delle vittime della libertà. L'America è una gran¬ de mamma con quelli che ci credo¬ no. Il mujaheddin è caduto con gli americani pochi giorni fa, territo¬ rio di Kandahar, distese di pietre e di sabbia, ucciso per sbaglio da una bomba americana assieme ad altri quattro miliziani come lui e a tre yankees. Ieri i marines l'hanno seppeUito come fosse uno di loro alzando la bandiera e sparando ventun colpi al cielo, e poi leggendo un versetto del Corano, «in nome di Dio compassionevole». La Cnn ha diffuso nel mondo il servizio sulla sepoltura del soldato senza nome. Poi ha mandato in onda un altro pezzo, quello su un americano che rifiuta il suo Paese, e ha fatto rivedere Johnny Walker che si infila il pigiama, mezzo svenuto su una barella, e che ripete: «Mi chiamo Amid». Soldato di Allah. L'America vorrebbe perdonarlo, ma forse - avvisa la Cnn - verrà processato per tradimento. Sono le due facce di questa guerra: da una parte si sventola la bandiera laica della libertà, dall'altra quella inte¬ gralista di Dio, qualunque nome abbia, per riparare gli straccioni e i poveri e costruire un esercito di pastori. Il soldato senza nome era un pastore anche lui. La bara è chiusa quando gli fanno gli onori militari. Non conosceremo neanche il suo volto. Ma in fondo la morte è così: i volti li cancella. Il caporale Anis Trabeisi, un musulmano di Balti¬ mora, Maryland, ha intonato una jreghiera in arabo che si apre con a traduzionale invocazione: «Bi- smillah al-Rahman al-Rahim», che vuol dire: in nome di Dio, il compas¬ sionevole e il misericordioso. Sotto la bandiera a stelle e strisce ci stanno tutte le religioni e tutte le razze del mondo. Così, anche un prete cattolico, il maggiore Beau Higgins, ha letto la sua orazione. E gli ufficiali che hanno passato la notizia alla Reuters hanno tenuto a sottolineare che «il funerale è stato organizzato in uno spirito di tolle¬ ranza e di comprensione». Il nome del soldato, hanno ripetuto, non importa. Il maggiore ha solo detto che «apparteneva alla fazione del leader Hamid Karzai, ora designato alla testa del govemo provvisorio afghano». E' morto il giomo prima della resa di Kandahar: adesso la battaglia può sembrare finita. Ma non è così. La verità è che questa guerra ha in serbo altri brutti scherzi. Altri morti per sbaglio. E' accaduto a Fort Rhino, la base americana poco distante da Kandahar Il Corano letto da un musulmano del Maryland Il funerale a Fort Rhino, con tutti gli onori militari, del mujaheddin morto accanto ai soldati americani sotto il «fuoco amico»: una bomba sganciata per errore da un B-52

Persone citate: Anis, Balti, Beau Higgins, Hamid Karzai, Jason Amerine, Johnny Walker