Le reclute della guerra persa di Pierangelo Sapegno

Le reclute della guerra persa IN NOVE SUPERANO IL CONFINE IN SENSO CONTRARIO ALLE COLONNE Di FUGGIASCHI Le reclute della guerra persa Gli ultimi dei mohicani s'arruolano con i taleban reportage Pierangelo Sapegno inviatoal CONFINE AFGHANO ERA il giomo prima della resa. Cercavamo gli scarafaggi per terra. Haji Khan ha chiesto se volevamo conoscere suo cugino che sta partendo per andare a Kandahar con i taleban. Cosa ci va a fare se adesso stanno scappando tutti? ((Andiamo a trovarlo» ha detto, «così ci parli». Questa, in fondo, è come un'altra storia che abbiamo già visto, che abbiamo già letto. Siamo andati a conoscere gh ultimi dei mohicani: sono questi jastori ragazzi che sognano la bel- a morte al posto di una bella donna, o più sempUcemente al posto di una vita che non riescono neanche a immaginare. Sono anda¬ ti verso Spin Boldak sopra un camion, senza i turbanti e senza niente, il giomo che dall'Afgani- stan rientravano colonne di furgo¬ ni con i feriti: gambe e braccia sanguinanti, le bende sui volti, le unghie lunghe e sporche delle ma¬ ni, gh occhi appesi sui nostri sguar¬ di con una fissità d'odio che spiega tutta questa guerra. Sono partiti il giomo prima che si arrendesse Kandahar. La casa del cugino di Haji sembra una di quelle che vedi nei deserti, che ogni tanto la sabbia la copre e la ingiallisce. Hamid, suo cugino, non c'è. Sulla soglia c'è un vecchio che sembra vestito con un pigiama e sopra una specie di giacca. «E' già partito^, dice. Ha la barba grigia e non ci guarda mai, neanche quando gh facciamo una domanda: perché è andato adesso? Il vecchio ha fissato solo gh occhi e la faccia di Haji. Ha detto tre parole: «Voleva andare prima». Poi, mentre ci avviamo verso la Toyota rossa, dopo aver baciato nelle guance Haji, dice ancora qual¬ cosa. C'è una capra contro il muro. Il driver aspetta in piedi. Ha una barba bellissima e un turbante così lungo che gh copre tutta la schiena del bagdi, U gilet. Haji sorride: «Ha detto che uno suo amico parte oggi assieme ad altri». Allora si va. Ma partono davvero? «Se vuoi, puoi partire anche tu». Haji è un bravo ragazzo, camagione scura, alto, occhialini ovali da intellettuale, un inglese buono. Farebbe tutto per i soldi: «Ne ho bisogno per compra¬ re la moglie», aveva detto. E quan¬ to costa una moglie? «Un milione di rupie», aveva risposto. Solo che la sua è molto importante e vale di più: due, tre milioni. «Adesso lo cerchiamo. Lo conosco», dice. Ci mettiamo un bel po' a tornare indietro. Il posto dove vive confon¬ de la terra con le mura e sembra una casa piantata sulla polvere, tirata fuori per sua stessa natura, e sembra anche che i sentieri e i cortili di pietruzze e terriccio ci entrino dentro e siano una cosa sola. Non c'è. Bisogna cercare anco¬ ra. Tutto ha lo stesso colore del confine, a Chaman, di qua il Paki¬ stan e di là l'Afganistan, questa distesa brulla che sembra un deser¬ to con la sua torre celeste piantata in mezzo, con una scalinata bianca a gomito e una bandiera che sven¬ tola a metà. Sotto, è pieno di fuoristrada, gipponi bianchi fermi nel soffio della polvere che sporca i cassoni. Si può passare facile, lo vedremo dopo. Devono pensare: in fondo, sono affari tuoi. Ci abbiamo messo un po' di tempo a trovare Younis Khan. Si chiama Khan anche lui, come lo stringer. Ma è questo tuo cugino?, gh chiediamo. «No. Non è lui», risponde. Younis non è solo su questo camion che va verso l'Afga¬ nistan a cercare i talebani di Spin Boldak. Due di loro hanno la pelu¬ ria degli adolescenti sulla barba, e altri quattro peli sporchi di polvere sul mento. Quanti anni hanno? «Più di diciotto», dice Younis. Lo sapete che dopo Spin Boldak ci sono solo gh americani, o le truppe dei mujaheddin dell'Alleanza del Nord, che Kandahar è circondata, che è persa, senza speranza, chiusa d'assedio e bombardata dai deh? Risposta: «Che è persa lo dice la vostra propaganda». Ma come fare¬ te ad arrivare là? «Perché questa è la terra dei taleban. Sappiamo co¬ me arrivarci». La cosa strana è che a Chaman è tutto il giomo che passano camion e furgoni che van¬ no nella direzione opposta, verso l'ospedale di Quetta, a portare i feriti tutti di battaglie senza storia. La volta che siamo andati con questi mohicani era proprio il gior¬ no prima della resa di Kandahar e allora tutto questo che abbiamo visto con i nostri occhi sembra non avere neanche senso. Forse, faceva parte dell'accordo. I feriti stanno stesi sotto coperte piene di colori che sembrano cucite a mano dalle loro donne. Molti sono combatten¬ ti arabi, destinati a morte sicura. perché non possono arrendersi: ghel'hanno giurata i mujaheddin. Però, qui sono riusciti ad arrivare lo stesso, a passare il confine, e a essere ricoverati in c-pedale. Han¬ no predisposto un reparto tutto per loro. Sono entrati i cameramen di Tv5, Francia, e Cbc, Canada, ma li hanno buttati fuori e si sono nascosti sotto le lenzuola per non farsi riprendere. Eppure, mentre tutti questi rien¬ travano, un camion con nove ra¬ gazzi faceva il percorso inverso. Non h ha fermati nessuno. Non h hanno nemmeno controllati. Qui, anche la strada si confonde con il terreno. L'altro giorno a uno dei posti di blocco della pohzia hanno preso un uomo e l'hanno portato via: nessuno ha capito perché. Ma c'è un perché da capire? Quello che uno può vedere da qui è solo l'anticamera del mondo che avvie¬ ne oltre quella linea di confine che esiste solo nella nostra paura. In realtà uno ci può passare anche senza visto, come stanno facendo il nostro amico Herbie Figueredo o il suo collega portoghese, o come ha fatto il giornalista canadese catturato dai taleban. Aveva 150 dollari in tasca e un passaporto. L'hanno preso e l'hanno tenuto 4 giomi. «Sai perché l'hanno rilascia¬ to subito?», dice Younis. No. «Per¬ ché era simpatico. Hanno capito che era un tipo un po' matto». Come per gh indiani d'America: il coraggio e la pazzia sono sacri. Tu come lo sai? «Lo sappiamo. Lo sanno tutti». Ecco l'Afganistan. «Visto che è facile? Vieni». Chiediamo: sapete che sulla strada ci sono soltanto soldati americani e mujaheddin dell'Alleanza? che è tutto finito? «Questo lo dice la vostra propaganda» Sassi sugli afghani che tentano di entrare in Pakistan. Sopra, il «ponte dell'amicizia» al confine uzbeko

Luoghi citati: Afganistan, America, Canada, Francia, Kandahar, Pakistan