«Non pretendano che io dica sempre sì» di Ugo Magri

«Non pretendano che io dica sempre sì» CIAMPI HA CHIESTO AL PREMIER DI RISOLVERE IN FRETTA LA QUESTIONE, POI LE TELEFONATE CON I MINISTRI «Non pretendano che io dica sempre sì» Berlusconi: prima di tutto faccio gli interessi del mio paese retroscena Ugo Magri ROMA LA telefonata da Bruxelles è arrivata al premier intomo a mezzogiorno. «Presidente, qui tutti ci sparano addos¬ so...», ha esordito Renato Rug¬ giero, capo della nostra diplo¬ mazia. Berlusconi (con tono amareggiato): «Me ne sono accorto». Aveva appena letto la rassegna stampa intemazio¬ nale che Palazzo Chigi gli confeziona ogni mattina; dun¬ que la pessima accoglienza al veto italiano sul mandato di cattura europea non gli era certo sfuggita. «Scajola, con cui ho parlato poc'anzi, mi ha suggerito di chiamarti», ha insistito il ministro degli Este¬ ri, «per dirti che qui corriamo effettivamente il rischio di isolarci dall'Europa». Il pre¬ mier di rimando: «Io credo all'Europa come e quanto voi, nemmeno io desidero che l'Ita¬ lia sia isolata, però...». Il «però» è quello che il presidente del Consiglio ha argomentato nelle mille con¬ versazioni di ieri: «Sono euro¬ peista, ma non mi faccio pren¬ dere dentro una decisione sba¬ gliata come quella sul manda¬ to di cattura europeo solo perché gli altri 14 sono convin¬ ti che sia giusta. Io ragiono con la mia testa. Soprattutto», s'è inalberato il premier, «fac¬ cio gli interessi del mio paese esattamente come lo fanno gli altri capi di Stato e di governo. Dov'è lo scandalo? Come mai nessuno accusa i francesi di essere antieuropei quando puntano i piedi? E come mai non ci si stracciano le vesti se tedeschi, o britannici tirano l'acqua al proprio mulino? Non mi si può chiedere, in nome dell'Europa, di andare nei vertici a dire sempre di sì». Non gli ha fatto piacere (è un eufemismo) che dopo la colazione riservata di mercole¬ dì scorso con gli ambasciatori europei, qualcuno dei presenti abbia dato una sua versione delle parole pronunciate sul procuratore spagnolo Baltasar Garzon. «Non sono stato io», prote¬ sta, «a dire che è colpa di magistrati come lui se l'Italia non può sottoscrivere il man¬ dato di arresto... L'ha detto un ambasciatore, e io mi sono limitato a osservare che ci sono magistrati disposti a met¬ ter mano ai destini elettorali di un paese, pur di apparire. Perché, sia chiaro, io non di¬ fendo me stesso: pongo delle questioni di civiltà giuridica». Berlusconi contesta il meto¬ do seguito dalla presidenza di turno belga, la corsa contro il tempo per varare il mandato di arresto al Consiglio europeo di Laeken, venerdì prossimo: «Certe riforme non si fanno sull'onda di emozioni. Noi ab¬ biamo detto subito sì per i reati di terrorismo, ci manche¬ rebbe altro; ma c'è una Costi¬ tuzione italiana da rispettare, principi come quello della non retroattività che debbono esse¬ re fatti valere. Come si può accettare un mandato di arre¬ sto da paesi dove i procuratori dipendono direttamente dai ministri della giustizia? E quando l'Europa si sarà allar¬ gata alle nazioni dell'Est, co¬ me si fa a ignorare che là operano ancora gli stessi giudi¬ ci di quando non c'era la democrazia?». A sera, chi gli ha chiesto se sono vere le voci da Bruxelles, secondo cui un'intesa con gli altri partner sarebbe oggi un po' più vicina, s'è sentito ri¬ spondere: «Sì, è più vicina, ma a patto che questi principi sacrosanti siano garantiti... Metterò un gruppo di altissimi esperti a studiare la questione prima del Consiglio europeo». Berlusconi sa che, oltre ai partner europei, pure il Presi¬ dente della Repubblica si at¬ tende che la questione venga risolta entro la prossima setti¬ mana. Il Quirinale ieri è rima¬ sto silente, ma fonti parlamen¬ tari in contatto col Colle rac¬ contano di un Capo dello Stato che quando ieri mattina il premier è andato a trovarlo in compagnia di Letta, gli avreb¬ be rivolto il seguente discorso: «Io non intervengo sulla vicen¬ da, ma dobbiamo assolutamen¬ te evitare il punto di non ritorno. Perché è chiaro che, se quel limite venisse supera¬ to, io non potrei restare indif¬ ferente». Il percorso privilegiato da Ciampi è lo stesso che il presi- dente della Camera, Pier Ferdi¬ nando Casini, ha già tracciato con sapienza ex De: lunedì conferenza dei capigruppo e via libera al dibattito parla¬ mentare chiesto dall'opposi¬ zione in vista del Consiglio europeo. In quella sede, impegno del governo a ratificare l'intesa, secondo i termini che nel frat¬ tempo saranno stati negoziati tra Berlusconi e il premier belga Guy Verhofstadt (presi¬ dente di turno dell'Ue) nell'in¬ contro già fissato per martedì prossimo a Roma. Le ipotesi di mediazione non mancano, e il più attivo su questo fronte è Claudio Scajo¬ la. La sua fedeltà al Capo è fuori discussione, ma stavolta il ministro dell'Interno s'è rita¬ gliato un ruolo di primissimo piano. Per.due giorni, durante le trattative di Bruxelles, ha bi¬ lanciato le ruvidità del suo collega Guardasigilli, il leghi¬ sta Roberto Castelli. Ha creato un asse di solidarietà con Renato Ruggiero. E s'è merita¬ to un forte apprezzamento del Colle, che sei mesi fa non lo voleva al governo (ma ora lassù si sono ricreduti). «All'incontro con gli ambasciatori non sono stato io a fare per primo ilnomediGarzón: non difendo me stesso ma la civiltà giuridica» Il capo del governo contesta la presidenza belga: «Certe riforme non si fanno sull'onda delle emozioni. Voglio un gruppo di esperti per studiare la materia» Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto: «Credo all'Europa e non voglio che il mio Paese resti isolato, ma ragiono con la mia testa e per il bene dell'Italia» .