«E' tutta colpa dei Garzón..»

«E' tutta colpa dei Garzón..» L'INCÓNTRO A PRANZO: LE PERSECUZIONI ALLA FINE NON PAGANO «E' tutta colpa dei Garzón..» Lo sfogo del premier con gli ambasciatori De retroscèna M ■.:;:;.,:':ì:,::;-.;-..^::"..o.x'..v::-::.:::■:^ ROMA SE l'Italia punta i piedi contro il mandato di arre¬ sto europeo, la colpa è di magistrati irriducibili come il procuratore spagnolo Balta- sar Garzón, che con la sua inchiesa su Telecinco insiste nel tenere sotto tiro Silvio Berlusconi. Il quale teme che lui, o inquisitori non meno testardi, col mandato di cat¬ tura in tasca possano giocar¬ gli qualche brutto tiro... Que¬ sto, parola più parola meno, è il messaggio che i 14 amba¬ sciatori a Roma dei paesi Uè hanno inviato di gran corsa alle rispettive cancellerie, do¬ pò essere stati a pranzo due giorni fa col nostro presiden¬ te del Consiglio. La frase esatta di Berlusconi, riferita dai partecipanti all'incontro, suona così: «La persecuzione di Garzón nei miei confronti, per reati fiscali del tutto inesistenti, è la riprova di quanto sia difficile che da noi possa venire un consenso a una cosa delicata come il mandato di arresto europeo». Ciò che il premier ha spie¬ gato agli ambasciatori tra una portata e l'altra (dell'incon¬ tro non è stata data prudente¬ mente notizia alla stampa) è utile per intendere quanto s'è verificato ieri a Bruxelles, con il no irremovibile dell'Italia reiterato dopo un intreccio di telefonate tra i ministri ScEgola e Castelli a un capo del filo, Berlusconi dall'altro. Le leggen¬ de romane narrano di un capo del governo incollato alla cor¬ netta in tutti i momenti caldi della sua giornata, e perfino mentre mangiava in piedi un panino con Bossi e Tramonti, a ime Consiglio dei ministri. Le cronache da Bruxelles riferisco¬ no invece di toni accesi risuona¬ ti durante la riunione dei mini¬ stri dell'Interno e della Giusti¬ zia europei, con accuse nean¬ che tanto velate all'Italia di voler coprire col veto la posizio¬ ne giudiziaria del premier... Cosa che il capo del governo aveva riconosciuto tranquilla¬ mente, sia pure come giusta reazione ai giudici che lo inse¬ guono, durante il suo incontro a tavola di mercoledì con gli ambasciatori europei. Non si è trattato, occorre chiarire subito, di una convoca¬ zione urgente da parte del premier. E' prassi consolidata che la rappresentanza diploma¬ tica europea di stanza nella Capitale faccia informalmente il punto una volta l'anno col vertice del governo italiano, lontano per principio da orec¬ chie indiscrete. L'ospite, come sempre, è l'ambasciatore del paese che ha la presidenza di turno dell'Unione. La chiac¬ chierata, dunque, è avvenuta dopo lunghi preparativi nella residenza dell'ambasciatore belga a Roma, Patrik Nothomb, il quale è in procinto di tornarsene in pàtria per fine missione, ma intanto ancora abita in una palazzina di via San Teodoro, con vista incom¬ parabile sulle rovine dei Fori Imperiali. I diplomatici si sono dati appuntamento con mezz'ora di anticipo sugli antipasti, squisi¬ ti benché non abbondanti, per concordare tra loro i temi della conversazione: guerra in Af¬ ghanistan, Medio Oriente, al¬ largamento dell'Ue, Consiglio europeo di Laeken... Fatica inu¬ tile, tuttavia, perché a tavola s'è finito poi per parlare quasi sempre di giudici e di giustizia. Con Berlusconi, scortato da Gianni Letta e dal consigliere diplomatico Gianni CasteUane- ta, nei panni della pubblica accusa. «Voi mi chiedete come mai mostriamo tanta prudenza sul mandato di arresto», ha lancia¬ to la sua requisitoria il pre¬ mier. «Deriva dal fatto che in passato alcuni magistrati ita¬ liani, e segnatamente quelli di Magistratura democratica, in¬ dicavano la giustizia come un mezzo cui far ricorso per ab¬ battere lo Stato borghese. Que¬ sta ideologia ha già portato all'eliminazione dei principali esponenti politici della prima repubblica». Purtroppo, «quel¬ la parte della magistratura continua ad agire anche oggi», con l'aiuto delle opposizioni «che, sapendo di non avere una rivincita a portata di ma¬ no, utilizzano l'arma dello scio¬ pero, della scorciatoia giudi¬ ziaria e della disinformazione condotta tramite la stampa di sinistra e quella intemaziona¬ le». Come pezze d'appoggio. Berlusconi ha citato la vicen¬ da delle rogatorie e quella del falso in bilancio, senza trascu¬ rare il rientro dei capitali tra¬ fugati all'estero, dove «ho udi¬ to milioni di falsità». E' stato a questo punto che il presidente del Consiglio ha bollato di «dilettantismo» l'ap¬ proccio fin qui seguito sul mandato di cattura europeo. Troppo diversi i sistemi giudi¬ ziari europei, ha detto, e trop¬ po divaricate le procedure di garanzie, per poter fornire una lama così affilata a «magistra¬ ti dell'Est che si sono formati sotto i regimi precedenti». Co¬ munisti erano, e tali rimango¬ no. Ciò che Berlusconi teme, l'ha detto papale papale: «C'è il rischio di possibili interazio¬ ni tra alcuni giudici operanti nei paesi Uè e quelli dei paesi che aspirano a entrarvi». In pratica, un'Intemazionale del¬ le «toghe rosse», concepita ai suoi danni. Il premier informa l'Europa che non spianerà la strada ai suoi accusatori. «E poi c'è il rischio di interazioni fra magistrati formati sotto i regimi comunisti e le toghe che operano in Europa» Il magistrato spagnolo Baltazar Garzón

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Castelli, Gianni Letta, Patrik Nothomb, Silvio Berlusconi