Il fascismo? Un'idea di Gramsci e Pirandello

Il fascismo? Un'idea di Gramsci e Pirandello INTELLETTUALI. ARTISTI, SCRITTORI: UN VOLUME CURATO DA GENNARO MALGIERI RICOSTRUISCE LE RADICI DELLA NOSTRA DESTRA Il fascismo? Un'idea di Gramsci e Pirandello La cultura reazionaria sdoganata dal Polo cerca padri nobili Ma accanto ai consueti nomi di Gentile e Volpe, Marinetti e Rocco compaiono personaggi marginali e discutibili annessioni Angelo d'Orsi L' ULTIMA spiaggia del revi¬ sionismo storico: Antonio Gramsci, fondatore del Pei, fra gli intellettuali di destra del Novecento italiano. Con Ini an¬ che Pirandello o Michelstae- dter. E' la tesi ardita di un robusto volume: Ideano italia¬ no, ossia II pensiero del Nove¬ cento visto da Destra (Il Mino¬ tauro, 633 pagine), curato da Gennaro Malgieri, già direttore del Secolo d'Italia (organo del Msi, ora di An). Il libro nasce dalla raccolta di ima serie di profili di personaggi della cultu¬ ra italiana del secolo scorso apparsi sul quotidiano, tratteg¬ giati da 35 giornalisti. In queste pagine il lettore dovrebbe trova¬ re le radici di ima cultura di destra. Guardando ai nomi pre¬ senti nel repertorio non manca¬ no le sorprese. Fu nell'età craxiana, coi pro¬ cessi alla cultura di sinistra, nell'improvviso sbocciare dell' aurora berlusconiana, che pote¬ rono finalmente uscire allo sco¬ perto, i carbonari del pensiero (e dell'arte e della letteratura) vicini al Msi (intanto dai lavacri nelle acque di Fiuggi era nata An). Quello fu il momento della rivincita. Dalla parte dei repro¬ bi censori, «comunisti» e «utili idioti», si attese con impazienza di venire a conoscenza del teso¬ ro nascosto. I nomi! - si reclamò a gran voce. I nomi degli intellet¬ tuali patrimonio della destra. Ne venne qualcuno: qualche storico più aduso a divulgare che a ricercare; qualche polito¬ logo propenso più a esprimere opinioni che al duro lavoro dell'analisi; qualche regista se¬ nescente; una piccola folla di attori, cantanti, soubrettes or¬ mai da tempo fuori del giro. Perciò, adesso, l'Idearlo ita liana non poteva non stimolare la curiosità di chi, come il sottoscritto, ha sempre sostenu¬ to che, nell'età tra le due guerre, la cultura fascista non è stata solo ciarpame. Ma la delusione è forte. E le sorprese sono tali fino ad un certo punto. Sarebbe stato difficile in un libro sul pensiero del Novecento esclude¬ re Gramsci: ed eccolo puntual¬ mente presente. Ma quale Gramsci? Un Gramsci decisa¬ mente improbabile, tutto Sorel e Gentile, interventista nella Grande Guerra, teorico di «una volontà collettiva nazionale», che si fa carico delle sue tradi¬ zioni, come «carne, sangue e spirito». Insomma, Mussolini, più che Gramsci! Mussolini del resto è onnipresente: pressoché tutti i personaggi del volume sono visti attraverso la cartina di tornasole del duce. È davvero lui - il Predappiese - il faro che illumina il nostro secolo, stando a questo libro. Emergono così accostamenti bi¬ slacchi. Un esempio? Pirandello esponente della più pura conce¬ zione eroicistica del fascismo rivoluzionario; o Michelstae- dter, presentato come nicciano esponente di un superomismo disperato, da «precursore» del fascismo. Se badiamo alla fonti citate, sul piano della letteratu¬ ra critica, abbondano giornali¬ sti, pubblicisti e studiosi di modestissimo calibro, mentre di autori seri, a parte Renzo De Felice e una parte della sua scuola, v'è poco. Altrettanto di¬ scutibili le esclusioni (inspiega¬ bile per esempio quella di Luigi Einaudi; ma, tanto per far qual¬ che nome, mancano Martinetti, De Ruggiero, Nitti, Rosselli, Tu- rati, Ernesto Rossi, Togliatti, gli Amendola, Capitini, Dolci...). A parte i soliti grandi, da Gentile a Volpe, da Rocco a Marinetti, la caccia alla cultura di destra per mostrarne l'esi¬ stenza e la vitalità produce poco: che cosa hanno dato di importante un Filippo Anfuso, un Carmelo Borg Pisani, un Concetto Pettinato, un Antoni¬ no Pagliaro, un Massimo Scali¬ gero, un Arturo Stanghellini? Il lettore davanti a molti di tali nomi si chiederà: «Chi era co¬ stui?» (ah, non manca Guare- schi, l'inventore di Peppone, tra i grandi del pensiero). Il proble¬ ma è che questa cultura di destra, sdoganata grazie al Ca¬ valiere di Arcore, non possiede i requisiti minimi per una onesta opera di informazione su coloro che vorrebbe presentare come i propri eroi. In compenso un gioco all'attualizzazione dei per¬ sonaggi, con uno spericolato ricorso all'anacronismo, pecca¬ to capitale dello storico. Questo repertorio del pensie¬ ro italiano visto da destra è sconfortante e controproducen¬ te. Morale? Prima di essere di destra o di sinistra la cultura è o non è: quella qui presentata none. In Ideario Italiano, viene presentato un Gramsci improbabile, interventista nella Grande Guerra, «tutto Sorel e Gentile»

Luoghi citati: Arcore, Fiuggi, Italia