BICOCCA oh, cara di Sandro Cappelletto

BICOCCA oh, cara L'«OTELLO» INAUGURA DOIVÌANI LA STAGIONE DELLA SCALA. POI, PER TRE ANNI, ADDIO ALLA SALA DEL PIERMARINI. CHE COSA GAMBIERA COL TRASLOCO AGLI ARCIMBOLDI BICOCCA oh, cara Sandro Cappelletto MILANO ACCIPICCHIA gli Arcimboldi, che Scommessa per la città. Un nome nobile - quello della famiglia patrìzia che possedeva questi terreni - per un nuovo teatro d'opera che nasce su non rimuovibili radici operaie: zona Bicocca, Pirelli, tute bkL Periferia nord-est, dove una canzone di Jannacci sembra di casa più che im'aria di Verdi. E quale pubblico, quali spetta- coli, quali artisti, quali critici scri¬ veranno la storia della sala dise¬ gnata da Vittorio Gregotti, costrui¬ ta con capitali pubblici (Comune di Milano, che ne resta proprieta¬ rio) e privati (la Pirelli), destinata per almeno tre anni a sostituirsi, nella realtà e nell'immaginario, alla Scala? La vecchia sala del Pieraiarini va in letargo per radicali, necessa¬ ri lavori di sicurezza, di acustica, di nuova tecnologia. Chi voglia vederla un'ultima volta, non per¬ da l'Otello che, da domani, apre la stagione 2001-2002 e chiude l'an¬ no delle celebrazioni verdiane. Già fissata la data della riapertu¬ ra, Sant'Ambrogio 2004, e già stabihta l'opera, L'Europa ricono¬ sciuta di Antonio Saheri: non è un capolavoro, Saheri non ne ha la¬ sciati, ma ha il merito di aver inaugurato, nel 1778, il luogo magnifico, destinato a diventare per antonomasia la casa delmelo- dramma. Evidente il messaggio: la nuova Scala del ventunesimo secolo sarà la nipote di quella del diciottesimo, nel nome della conti¬ nuità della tradizione. E' la terza chiusura del teatro : a fine Ottocen¬ to, per un paio di stagioni, fu ima crisi finanziaria a determinarla; poi, le bombe alleate dell'agosto 1943: ma già l'undici maggio del '46, Arturo Toscanini diede, nel¬ l'entusiasmo della città che torna¬ va a vivere nella libertà, il segnale della rinascita. Quella di adesso è la prima chiusura volontaria, co¬ sta 95 miliardi di lire, l'appalto è stato vinto dal Consorzio Coopera¬ tive Costruzioni, l'emiliana CCC. Con veloce operosità, ecco pronti gli Arcimboldi: lavori es¬ senziali conclusi in meno di tre anni, per le finiture e alcune dotazioni, come bar, ristorante e il display per la traduzione simul¬ tanea, bisognerà aspettare ancora qualche mese: saranno ultimati, come ormai consuetudine univer¬ sale, a teatro aperto. Costo dichia¬ rato 85 milardi; inaugurazione il 19 gennaio 2002 con Traviata, nell'allestimento di Lihana Cava¬ lli: sarà quella la vera verifica, tecnica e acustica. I sopralluoghi finora effettuati, anche da Riccar¬ do Muti, sono tranquillizzanti. Ma c'è un'altra incognita da svelare: i 2375 posti a sedere divisi tra platea e galleria - niente palchi: più un auditorium che un teatro d'opera - sono tanti da riempire. In Europa, non manca¬ no esempi analoghi e incoraggian¬ ti: la Cité de la Musique di Parigi, il Barbican e il South Bank di Londra, luoghi nuovi che il pubbli¬ co ha imparato a frequentare, complice anche un'offerta di spet- tacoli fitta e varia. Ma se i tradizio- nali spettatori scaligeri decidesse¬ ro di comportarsi come i palermi¬ tani abbonati del Teatro Massi¬ mo, che per ventiquattro anni, dal 1974 al 1997 (sì: quei lavori dura¬ rono piuttosto a lungo, e molto in alto volarono i preventivi), rifiuta¬ rono di appoggiare il lombo sugli scomodi schienah del Politeama Garibaldi, troppo versatile, perfi¬ no circense, luogo di svago? Il turista giapponese o argentino in vacanza saranno disposti a spen¬ dere per un posto agli Arcimboldi quanto fehcemente devolvevano per una poltrona di velluto rosso scuro, tra le luci soffuse e gli stucchi dorati della Scala? Nonostante le prevendite di Traviata vadano bene, superando anche qualche de/afZZance del meccanismo delle prenotazioni, i mugugni non mancano: andare all'Opera scendendo con la Metro a Precotto è simbolicamente disdi¬ cevole. E la tramvia veloce, pro¬ messa ma ancora non attiva, e l'abito lungo che rischia di intrap¬ polarsi tra le porte della Navetta che da piazza Scala porterà fino agli Arcimboldi, e i nuovi parcheg¬ gi troppo lontani dalla sala di Gregotti, annunciata da una gran¬ de vetrata che alleggerisce la soli¬ dità della struttura, «civile, sem¬ plice, senza ricerca dell'applauso, non ridotta a immagine di consu¬ mo»? E c'è chi considera l'intera operazione con scetticismo, la in¬ terpreta anzitutto come rivaluta- zione dell'area ex-Bicocca diven¬ tata oggi zona residenziale e uni¬ versitaria, si chiede se un nuovo teatro era proprio necessario a Milano. Sì, se sarà un luogo vivo: in questa fase iniziale e ancor più dopo i primi tre anni, quando la Scala verrà riaperta e gli Arcim¬ boldi continueranno ad esistere, decisivo appare il ruolo della dire¬ zione artistica scaligera, la sua capacità di proporre occasioni in grado di allargare il ventaglio del pubblico. Un teatro nuovo parte con evidenti handicap rispetto alle sale già rodate, ma anche con uno straordinario vantaggio. Non ha storia, non ha aura, non ha riferimenti, se li deve creare e cercare. E si annuncia, a distanza di pochi mesi, un appassionante confronto tra Milano e Poma, dove il 21 aprile 2002 verrano aperte le prime due sale dell' Auditorium disegnato da Benzo Piano. Una «casa delle musiche» che non accoglierà soltanto il re¬ pertorio sinfonico, ma cercherà in ogni caso, ha detto Luciano Berlo, «di essere permeabile solo alla qualità». L'opera lirica non è una forma di spettacolo moderna - entra anzi nel suo quinto secolo di vita - e l'insieme deUe intelligenze, dei talenti, dei mestieri che la rendo¬ no possibile e amata è chiamata oggi a smentire le profezie che prevedono, nel giro di un paio di generazioni, un suo globale tra¬ monto. La Scala è un teatro forte: ha completato con successo il passag¬ gio da ente pubblico a fondazione di diritto privato, le entrate del botteghino e degh sponsor copro¬ no - caso unico in Italia - oltre la metà del budget complessivo. Car¬ lo Fontana è stato riconfermato per la terza volta sovrintendente; nel consiglio di amministrazione siedono i presidenti di Pirelli, di Mediaset, l'amministratore dele¬ gato dell'Eni. L'Associazione Ami¬ ci della Scala garantisce un solido rapporto con una parte molto rappresentativa della società pro¬ fessionale milanese. Ma gli Arcimboldi restano co¬ munque un'avventura nella mo¬ dernità e, come ha scritto Alain Touraine, la modernità vive fino a quando c'è un soggetto forte che la sostiene. Il 19 gennaio il nuovo teatro apre con «Traviata» Ha più di 2000 posti, ma è difficile da raggiungere Così grande, riuscirà poi a rimanere vitale? ' Placido Domingo-Otello. Nella foto grande la salale il palcoscenico disila Scala. In basso il Teatro degli Arcimboldi disegnato da Vittorio Gregotti

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