L'uomo che risolve i problemi

L'uomo che risolve i problemi INVENTARSI UN MESTiERE IL DIRETTORE DI PRODUZIONE NEL CINEMA L'uomo che risolve i problemi Claudia Carucci CIAK, motore, azione». Parto¬ no le riprese deha scena di un film, di una fiction tv, di uno spot pubblicitario. Gh attori davanti aha cinepresa, l'operato¬ re e U regista dall'altra parte. Semplice. Ma per arrivare fino a questo momento tecnicamente essenziale, occorre un lungo lavo¬ ro di preparazione. Qualcuno, molto prima, ha accompagnato il regista a sceghere le location, i luoghi dove si girerà. Qualcuno, molto prima, si è confrontato con la burocrazia per ottenere per¬ messi per chiudere le strade ai passanti o per cambiare i lampio¬ ni di una strada. Qualcuno, molto prima, è andato a parlare con h proprietario del bar che farà da sfondo a un dialogo. Un lavoro impegnativo, spesso frustrante, ma anche ricco di soddisfazioni e, di certo, indispensabile. Colui che lo svolge è definito «direttore di produzione». Uno dei nomi più affermati in questa categoria che sta facendosi largo anche a Tori¬ no, sede di un numero sempre più alto di riprese televisive e cinema¬ tografiche è Ladis Zanini: aman¬ te deha creatività e deha libertà, tanto da aver fatto anche lo skipper per qualche anno, questo ex dipendente dehe Ferrovie è uno dei più quotati «location manager» suha piazza. E' stato il deus ex machina in molti lavori realizzati a Torino: «Così rideva¬ no» di Gianni Amelio, «Cuore» firmato per la tv da Maurizio Zaccaro, «Non ho sonno» il film di Dario Argento, «A cavaho deha tigre» di Mazzacurati con Benti- vogho. Certo non è il solo esperto del settore cui si appoggiano le produzioni che sbarcano sotto la Mole: da Marco Quintili a Marco Fusco, da Marisa Grieco a Ema¬ nuela Carezzi, il serbatoio di professionisti nel settore della produzione cinematografica e te¬ levisiva è davvero consistente. Zanini è quasi un veterano, ma anche per lui - come per chiun¬ que voglia intreprendere questa strada - gli inizi sono stati duri. «Si comincia dal basso, - spiega - guidando i pulmini deha troupe o portando il caffé al cast. Occorre legarsi a un direttore di produzio¬ ne e seguirlo in tutto e per tutto per rubargli letteralmente il me¬ stiere. Si può procedere a passetti o a passi da gigante. Ognuno ha la sua storia». Chi decide se e quan¬ do una persona può essere nomi¬ nata «direttore di produzione»? «Di regola le tappe sono quattro: runner, assistente aha produzio¬ ne, ispettore di produzione e direttore di produzione. In realtà se un regista decide che un run¬ ner è così bravo da poter fare il manager dehe location lo chiama per fare quello e amen». Il guada¬ gno? «Buono, ma non si hanno garanzie e si lavora trecento gior¬ ni all'anno. E' un mestiere che non ha orari, capitano giomo in cui si lavora per venti ore... In ogni caso la "produzione" si alza un'ora prima del resto deha trou¬ pe e lascia il set un'ora dopo». Si riesce a metter su famiglia con questi ritmi? «Io sono sposato, ma c'è anche da dire che mia moglie fa un mestiere simile al mio. Ci vediamo quando è possibi¬ le». E negh altri momenti? «La famiglia diventa la troupe, si lavora, si mangia insieme, si parla di tutto e i problemi quotidi- nai di casa passano in secondo piano». Megho essere uomini o donne per fare questa professio¬ ne? «Non c'è differenza. E' impor¬ tante il carattere: bisogna saper¬ ci fare con la gente ed essere pazienti, ma decisi». A Torino a chi ci si può rivolgere per buttar¬ si in un'avventura simile aha sua? «Aha Film Commission, la fondazione creata daha Regione e dal Comune». In Piazza Carigna- no (011/566.01.77-566.01.93).

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