Davvero l'Europa conta meno di prima?

Davvero l'Europa conta meno di prima? Davvero l'Europa conta meno di prima? Nei momenti di crisi è inevitabile dividersi. Ma non tutto è come sembra JigesarQ JMitiiiiliili^llPfB Che cosa succede a quelle torri gemelle del sistema occiden¬ tale che sono l'America e l'Europa, una un po' più alta l'altra un po' più bassa? Anche loro vit¬ time di Osama bin Laden - non nel sen¬ so che sono state abbattute, anche se una bella botta l'hanno presa an¬ che loro, ma nel senso che dopo MI settembre esse sono un po' meno ge¬ melle? C'è chi lo pensa, os¬ servando che gli Stati Uniti, dopo l'aggressione, si sono sì presentati alla Nato, la comico istituzionale della solida¬ rietà strategica fra le due rive dell'Atlantico, e hanno incassato l'art. 5, che di questa solidarietà è il simbolo, ma poi sono passati allo sportello successi¬ vo, quello di una larghissima e laschissi¬ ma coalizione, che più che delineare un nuovo multilateralismo, sembra essere una forma camuffata di unilateralismo. L'ha spiegato Rumsfeld: "E' la linea (adottata a Washington) che fa la coali¬ zione, non la coalizione che dà la linea". Chiaro, no? Un anno fa l'allora politologo Richard Haas, ora capo del Pollcy Planning del Dipartimento di Stato, scriveva che gli Stati Uniti avrebbero dovuto condurre una politica estera "imperiale", anche se non "imperialista". Ora un altro politolo¬ go, David Calleo, dell'università Johns Hopkins, chiama "imperiale" la campa¬ gna antiterrorismo in corso, di cui "sem¬ briamo arrogarci il diritto di dirigerla". Un anno fa imperversava anche il dibattito sulla difesa antimissile, di cui Kissinger diceva che "un presidente non può ne¬ gare ai suoi cittadini di essere meno vul¬ nerabili", intendendo "di essere invulne¬ rabili". George W. era ben deciso a non negarglielo e l'amministrazione si è af¬ frettata a confermare questo suo intento dopo l'attentato, di cui si dice che ha cambiato tutto. Se ci sono problemi, li si discute con Mosca. La coalizione è molto va¬ riegata: comprende la Russia di Putin che diventa, per dirla con Business Week, un "alleato chiave" degli Stati Uniti, scavalcando in un sol colpo i confini della Nato e quelli dei diritti uma¬ ni e magari diventando un fornitore potenziale di gas e petrolio sostitutivo degli arabi (non si sa mai); comprende la Cina, fino a ieri rivale strategico di elezione della destra americana e oggi invitato senza più riserve a unirsi all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto); comprende il Pakistan dei mili¬ tari, ex sponsor dei Talebani, indi¬ spensabile al punto che si chiu¬ de un occhio sulla sua politica nu¬ cleare; e com¬ prende governi arabi, magari infi¬ di, ma necessari perché musulmani, in contraddizione con le grida alla guerra di religione, e perché pur sempre detentori di grandi riserve di petrolio. Per cui, salvo pochi eletti presi singolarmente, a che servo¬ no gli alleati tradizionali, con cui si litiga continuamente sugli scambi commer¬ ciali, che hanno da ridire sulla difesa PatrioPer un sondarrietro è stato domdei 15 paesi memsignifica PUnióne etutti, gli italiani sonsono concentrati (risposta: "Una mafuturo migliore per/a risposte preferitsempre "La possibliberamente da un tismo gio deltEurobàro- ndato ài giovani ri "che cosa ropea per vofh Tra quelli che più sì 45'fc) su questa era di creare un giovane. Altrove. alle altre è quasi ità di muoversi paese altaltro". antimissile e vogliono adottare stan¬ dard ambientali onerosi per l'economia americana? Il che ci porta alla torre Europa, alleato tradizionale appunto. Dopo la fase della solidarietà all'America, complessiva¬ mente condivisa e sentita, sono cresciu¬ te le differenze fra le capitali europee . Lo zelo irrefrenabile di Blair è alimentato dalla sempreverde ambizione di essere l'alleato più alleato di tutti. Il governo te¬ desco afferra al volo l'occasione per libe¬ rarsi, psicologicamente innanzitutto, del¬ le remore ad usare la forza militare nel mondo (imitato, mutatis mutandis, da quello giapponese: paralleli storici) e magari di qualche resistenza all'ingresso nel Consiglio di Sicurezza Onu. La Francia, già tormentata dai problemi del¬ la coabitazione all'interno fra il presiden¬ te Chirac - di centro-destra si direbbe in Italia - e il governo socialista di Jospin, sperimenta all'e¬ sterno un'altra co¬ abitazione, quella, appunto, con un'America "impe¬ riale" e una Germania strategi¬ camente disinibi¬ ta: niente di più ur- ticante per una pelle francese. Come Londra an¬ che Parigi si muo¬ ve per riflessi con¬ dizionati e rispol¬ vera i Directoires, a spese dell'Euro¬ pa delle istituzioni comuni. L'esperto di meccanismi brussellesi spie¬ ga che nel frangente ha nuociuto il fumo di presidenza semestrale, toccato al Belgio, paese "piccolo". Aggiungiamo pure che il governo belga si è dimostrato anche inetto, ma questa spiegazione, bin ge¬ sa osLa crsoNato e

Persone citate: Chirac, David Calleo, George W., Johns Hopkins, Jospin, Kissinger, Osama Bin Laden, Putin, Richard Haas, Rumsfeld