Il nuovo razzo «Vega» si avvicina alla rampa

Il nuovo razzo «Vega» si avvicina alla rampa | ASTRONAUTICA | UN PROGETTO ITALIANO FATTO PROPRIO DALL'ESA Il nuovo razzo «Vega» si avvicina alla rampa L'EUROPA AVRÀ' NEL 2005 UN NUOVO VETTORE: PIÙ' PICCOLO ED ECONOMICO DI «ARIANE 5»: SARA' QUINDI PIÙ' ADEGUATO AL LANCIO DI PICCOLI SATELLITI Giancarlo Riolfo SUPERATE le difficoltà iniziali, il Programma «Vega» - che ha come obiettivo la realizzazio¬ ne di un nuovo razzo "leggero" dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) - sta marciando spedito. L'appuntamento con la rampa di lancio è fissato per la fine del 2005 e la strada sembra ormai sgombra da ostacoli. An¬ che la Francia ha confermato la sua adesione, riservandosi di precisare entro qualche setti¬ mana la percentuale di parteci¬ pazione al programma (che sarà tra il 12 e il 14 per cento). Vega è un progetto nato in Italia per iniziativa della FiatA- vio e dell'Asi, l'agenzia spaziale nazionale. Insieme hanno costi¬ tuito la società Elv (con quote rispettivamente del 70 e del 30 per cento), indicata dall'Esa come responsabile del pro¬ gramma. Per una volta - non accade spesso - il nostro paese è riuscito ad assumere l'inizia¬ tiva. Ha sviluppato un'idea, l'ha sostenuta in sede europea e ha accettato di sopportarne la maggior parte dei costi. Una novità, considerando che nel campo dei lanciatori l'iniziati¬ va è sempre stata della Fran¬ cia. Il programma Ariane è nato ed è cresciuto grazie alla lungimiranza dei nostri cugini d'Oltralpe: gli altri partner si sono accodati. Compresa l'Ita¬ lia, che ha saputo ritagliarsi una fetta via via più importan¬ te grazie all'eccellenza tecnolo¬ gica della Bpd (oggi FiatAvio) nel campo della propulsione a solido. Proprio questa esperienza è alla base del Vega: un razzo a quattro stadi più piccolo ed economico dei grandi Ariane. Adatto perciò a portare nello spazio i satelliti scientifici, di dimensioni ridotte rispetto a quelli per telecomunicazioni e destinati a orbite più vicine alla Terra. Base di lancio previ¬ sta, il poligono di Kourou, nella Guyana Francese. All'Italia, che sostiene il 65 per cento degli investimenti, si sono aggiunti Belgio, Spagna, Olanda, nonché, con una picco¬ la quota, anche Svizzera e Svezia. La Francia si era mante¬ nuta sinora ai margini del programma, con una partecipa¬ zione simbolica dell'1,49 per cento. Poi, alla fine di novem¬ bre, Parigi ha rotto gli indugi e, al termine di una lunga trattati¬ va, ha deciso di contribuire in modo più attivo al progetto: i particolari però sono ancora in via di definizione. La Francia è anche presente nel programma Esa di sviluppo del motore a razzo P80. Proget¬ to ufficialmente autonomo, ma in realtà strettamente legato a Vega, dal momento che ne costituisce il primo stadio. De¬ rivato dai giganteschi booster P230 di Ariane 5 (realizzati in joint-venture dalla FiatAvio e dalla francese Snecma), il P80 sarà molto più corto e avrà 83 tonnellate di propellente soli¬ do anziché le 238 del "fratello maggiore". La caratteristica ri¬ voluzionaria è però la struttu¬ ra: non più in acciaio, bensì in fibra di carbonio. Questo mate¬ riale, leggero e resistente, per¬ mette di ridurre la massa a vantaggio del carico utile e di semplificare le lavorazioni. In futuro, l'innovazione potrebbe essere adottata anche sui moto¬ ri di Ariane 5, consentendo un risparmio del 30 cento e un incremento delle prestazioni del lanciatore. La stessa tecnologia del P80, al cui sviluppo FiatAvio parte¬ cipa in qualità di prime con- tractor e assumendosi il 50 per cento dei costi, si trova sul secondo e sul terzo stadio. Entrambi sono basati sul moto¬ re Zefiro, anch'esso realizzato dall'azienda italiana e già col¬ laudato con successo presso il poligono di Salto di Quirra, in Sardegna. Quanto all'ultimo stadio, impiegherà un piccolo motore a propellenti liquidi, che, potendo essere "dosato" nella spinta, servirà essenzial¬ mente a effettuare piccole cor¬ rezioni della traiettoria per aumentare la precisione dell'in¬ serimento nell'orbita. E veniamo alle prestazioni del Vega. L'obiettivo di proget¬ to è una capacità di lancio di 1,5 tonnellate in orbita circola¬ re polare, a un'altezza di 700 chilometri. Qualcosa di più su orbite più basse, qualcosa di meno su quelle più alte. Con la possibilità, nel tempo, di au¬ mentare la potenza e di conse¬ guenza il carico utile. Altra caratteristica fondamentale, il costo, che dovrà essere inferio¬ re ai 20 milioni di dollari per lancio. Vale a dire il 15 per cento in meno del più economi¬ co vettore occidentale di pari categoria. Il «Vega», insomma, dovreb¬ be essere il vettore ideale per mettere in orbita i satelliti scientifici e, in particolare, quelli destinati allo studio del pianeta. Gli impieghi di queste navicelle sono molteplici: dal¬ la geologia all'osservazione del clima, dalla mappatura delle risorse al monitoraggio am¬ bientale. Le stime, per restare all'Eu¬ ropa, indicano almeno 3-4 lan¬ ci ogni anno. A queste missio¬ ni, poi, potrebbero aggiungersi quelle per la sostituzione perio¬ dica dei satelliti delle "costella¬ zioni". Dopo il fallimento della rete di telefonia mobile Iri- dium, i progetti sono bloccati. Ma qualcuno di essi, in futuro, potrebbe ripartire.

Persone citate: Giancarlo Riolfo, Vega