Gentileschi

Gentileschi Gentileschi Sulle orme di Cara\aggio E m vero occasio¬ ne straordina¬ ria, in certo sen¬ so una sfida, l'aver posto a confron¬ to per la prima volta in maniesra sistematica e cronologica i Gentile¬ schi. Come dire non la sola Artemisia, bensì con ricerche, riattribuzioni, paternità in passato dubbie o errate, aver celebrato per le qualità, eclettismo fecondo, sin¬ tesi e individualità, il padre Orazio. L'operazione si snoda attraverso 85 dipinti, toccando esiti ed estri di indubbia suggestione; assai rile¬ vante appare che 50 opere appar¬ tengano o siano restituite al padre in queste due importanti monogra¬ fiche. Insomma due protagonisti della cultura italiana ed europea all'alba del '600 vengono riproposti in tutta la loro abilità, ingegnosità, nonché genialità e antiapazioni sul futuro. Sedotta a 18 anni dal maestro. Agostino Tassi, collaboratore del padre. Artemisia lo denunciò con LA MO. DESETTIFiorella M coraggio inconsueto per l'epoca in un processo umiliante tanto che poi lei lasciò Roma, accettò il metri- ' mordo con un fiorentino anziano, rimanendo in realtà sola e votata alla propria arte. Lavorando con il padre Artemisia divenne subito artista matura, ponendosi al livel¬ lo degh uomini, quanto a temi, rifiutando quelli concessi alle rare pittrice, come la natura morta. Artemisia fu consegnata alla storia quale eroina ed femminile, svelan¬ do nella propria pittura violenza, amore per la vendetta, gusto per certo erotismo che affiora dalle sue protagoniste. Artista di razza, im- mediatamnete abilissima nel co¬ gliere la lezione caravaggesca ai propri fini, pressoché in ogni opera svela la tragicità del proprio dram¬ ma. Le sue eroine sono sempre donne crudeh, possenti, dure, fem¬ minili negh attributi esaltanti la STRA LA MANA nervino bellezza, eternate nell' atto della vendetta. Vittime e cruente ne¬ gh atti orgogliosi che restituisocno dignità alla donna. Tutto ciò fin dalle opere prime (Artemisia nasce a Ro¬ ma nel 1593 e già nel 1608 si dedica agh studi pittorici); già in Susanna e i vecchioni datato 1610, l'anno prima della denuncia dello stupro, rivela, accanto alla preziosa abilità nelle sfumature narrative, e originalità assoluta, l'atroce situazione della donna indi¬ fesa. Nell'immortalare se stessa ver¬ so il 1615 predilige YAutaritratto come Martire, dipinto su tavola, dal volto malinconico e audace, palma del martirio, turbante blu da artista. Nello splendido Giudit¬ ta che uccide Olofeme di Capodi- monte, e nella versione stupefacen¬ te e accurata degh Uffìzi, la lezione caravaggesca serve per accentuare con l'aiuto del contrasto luminoso il preciso momento deh'attoterrifì- canta di uccidere con la spada Olofeme, con il sangue che cola e zampilla. Crude rappresentazioni della storia biblica appaiono in Gioele e Sisara, nelle differenti versioni di Giuditta e l'ancella, se non in figure isolate dell'antica Roma come Lucrezia. Abilissima nei nudi muliebri, ecco Venere dormiente, incantevole dipinto for¬ se generato dal Cupido di Caravag¬ gio. Se il periodo napoletano pare attenuare la violenza, pur nei con¬ trasti vivaci come la superba An¬ nunciazione, é nella pittura religio¬ sa che Artemisia pare ritrovare serenità, anche se Dio pare lontano dalla superba Artemisia, la quale in Ciio, musa della storia del '32, offre una bellezza statuaria e alte¬ ra, con splendidi abiti e colori finissimi, lontana dalla donna ras¬ segnata. Artemisia resta carnale e caravaggesca ben più di suo padre. La sorpresa della mostra, dopo un primo manierismo toscano, per varietà, ricchezza, genialità è Ora¬ zio (nato a Pisa nel 1563, vissuto a Roma, poi in viaggio nelle Marche, Genova, a Parigi, Londra), certo il migliore dei caravaggeschi. Folgo¬ rato da Caravaggio e dalle sue scoperte, non si lasciò influenzare al completo nelle scelte, predilesse la luce chiara e trasparente del primo Caravaggio, con speciale abi¬ lità narrativa e sottigliezze. Insom¬ ma é colui che forse meglio sa unire il naturalismo caravaggesco al classicismo d'un Raffaello. Pitto¬ re di crudo splendore, eclettico ma corente. La deheatezza, l'intimità diMadonna con Bambino su tavo¬ la del 1607, rivelano in quali finez¬ ze e speciali atmosfere Orazio fos¬ se maestro. Mentre Visione di S. CeciKa è scena sospesa con luce focalizzata e ombre fitte, composi¬ zione di indubbia efficacia e unio¬ ne perfetta di elelementi tardoma- niesristi e di lezione caravaggesca. Deliziosa, commovente la Sacra famiglia con S. Giovanni Battista bambino, altissima rappresentazio¬ ne di vita quotidiana con gustoso paesaggio di fondo. Giuditta e la serva è momento di pausa e rifles¬ sione, lontano dalla violenza di Artemisia, mentre Suonatrìce di liuto è magistrale per modernità, e mirabile la raffigurazione di stru¬ menti musicali. Fra i capolavaori devozionali Madonna con Gesù bambino addormentato si impone per frescehzza, simboli, deheatez¬ za e naturalismo in entrmabe le figure. Sibilla, le memorabili Da¬ nae sono opere stupefacenti, per arrivare all'Annunciazione che è sintesi unica di '400 fiorentino e Caravaggio inteipretato da Orazio. Fra le opere create per le Corti, Diana cacciatrice é fra le più poeti¬ che, composizione giocata in oriz¬ zontale, offre l'idea del movimento e della musica, con la posa delle dea. Testa di donna,priva d'orpelli e di notevole acutezza psicologica, appare come anello di congiunzio¬ ne fra Caravaggio e Vermeer. Orazio e Artemisia Gentileschi Roma, Palazzo Venezia Orario: 9-19. Chiuso il lunedi Fino al 20 gennaio 2002 LA MOSTRA . DELLA SETTIMANA Fiorella Minervino A PALAZZO VENEZIA PER LA PRIMA VOLTA A CONFRONTO LA CORAGGIOSA ARTEMISIA E IL PADRE ORAZIO PROTAGONISTI DELLA CULTURA EUROPEA DEL '600 «Susanna e i vecchioni» (particolare) di Artemisia Gentileschi