Von Rezzorim, quanto brucia il ceffone dell'antisemita di Bruno Ventavoli
Von Rezzorim, quanto brucia il ceffone dell'antisemita Von Rezzorim, quanto brucia il ceffone dell'antisemita GREGOR appartiene a una famigha d'arìstocratid te¬ deschi della Bucovìna, pas¬ sata alla Romania dopo la dissoluzione delTimpero asburgico. Diventato adolescente lascia la cam¬ pagna dì nebbie, odori terragni, fruscii d'animali selvatid, e si tra¬ sferisce nella capitale. Nonostante l'avversione atavica al lavoro, si impiega, e gira Bucarest allestendo vetrine con saponette e profumi. E infuocato da turbamenti giovanili si innamora d'una vedova ebrea, passionale e travolgente. Gregor ne sente tutto il fascino erotico ma anche l'insostenibile diversità. Sa che appartiene a quella razza sem¬ pre guardata con sospetto dalla sua 'amiglia. Ne desidera il corpo, dete¬ sta il suo modo dì vestirsi, dì pensa¬ re, dì comportarsi in società, le sue RECENBruVentaspirazioni piccolo- borghesi. Finché una sera, durante una ba¬ nale discussione', le molla un ceffone. Non la rivedrà mai più. Ma scoprirà anche un'al¬ tra cosa terribile, apro- posito del pregiudizio razziale. Gli avventori della locan¬ da nella quale è avvenuto il fattac¬ cio - romeni, operai e braccianti poveri -prendono le difese della donna. Insultano Gregor in quanto tedesco, aristocratico, signorino. E luì, che h condderava fratelli, capi¬ sce dì essere differente e «nemico» quanto gh ebrei. Questo racconto, intenso e dolen¬ te, è contenuto in Memorie di un antisemita, dì Gregor von Rezzori, uscito in Italia neU'80 e ora ripropo¬ sto da Guanda con una prefazione dì Claudio Magris (in realtà si tratta di una conversazione tra il grande germanista e l'autore avvenuta sul . Corriere della Sera nel '90). Lo scrittore - romeno di nasdta ma apohde per destino - consegna al romanzo cinque episodi, cinque sta¬ zioni della sua esistenza die rifletto¬ no in maniera lucida e terribile altrettanti momenti cruciali nella storia tormentata dell'Est europeo, come il caotico dopoguerra o l'atmo¬ sfera velenosa dell'Anschluss. Il Gregor che narra in prima persona ha a che fare con un ragaz¬ zino pianista dì notevole talento, teppisti, albergatori truffaldini mu¬ niti di Kupat Kerem Eajémet (la cassettina dì latta per le offerte IONE no voli ' doniste), bambine ele¬ ganti e maliziose, amanti, intellettuali. Personaggi assai diver¬ si tra dì loro. Con una caratteristica comune : sono tutti ebrei. Con sarcasmo e implacàbi¬ le oggettività, Gregor von Rezzori sì mette a nudo. Rac¬ conta D suo sgradevole antisemiti¬ smo, ereditato col sangue, con ì pregiudizi, con ì racconti famiglia¬ ri, guardando gh ebrei orientali avvolti nei caffetanì e nei lunghi cernecchi, ma anche secolarizzati, capad di intraprendere mestieri, dì maneggiare il denaro, mentre le ammuffite fortune degh aristocrati- d d sdoghevano con l'avvento della modernità. Un sentimento «ri¬ tratto in una sua inquietante spon¬ taneità - dice Magris -, quasi inno¬ cente perché naturale, e quindi tanto più oggettivamente colpevo¬ le». Un sentimento capace dì conte¬ nere sia disprezzo, sìa amore. Addo¬ mesticato dahe regole della buona educazione. Che non sfocia mai nella barbarie nazista dei campì di stenninio. Ma che anche dopo l'olo¬ causto non riesce a ribaltarsi in un senso dì comprensione totale, in un senso di colpa duraturo per non aver fatto nulla per impedire la tragedia. - Gregor von Rezzori nacque nel 1914 a Czernowitz, da una famiglia che aveva nel sangue l'orgoglio tedesco del sacro romano impero, e parentele italiane, turche, austria¬ che. Studiò disordinatamente archi¬ tettura a Bucarest, Vienna, Berlino, e restò sempre uno snob disancora¬ to dalle esigenze della vita pratica. Ebbe tre mogh. Concepì romanzi (alcuni molto belli come La morte di mio fratello Abele o Edipo vince a Stalingrado). Scrìsse per radio e giornali. Abbozzò schizzi e disegni. Lavorò per il cinema. Come attore (per esempio accanto a Brigitte Bardot in Vivo Maria/) o come sceneggiatore (per Schlondorff o Àkos Rathonyì). Dopo lungo girova¬ gare, scelse l'Italia, tonificante co¬ me «un bagno caldo per- un clo¬ chard)). E morì nel 1998, nella sua residenza toscana di Donninì. Von Rezzori è nato quando l'im¬ pero multietnico sì stava sgretolan¬ do. Non può aveme dunque la nostalgìa dì chi ha vìssuto diretta¬ mente la sua complessità. Ma non può nemmeno prescindeme, aven¬ do respirato l'aria della Bucovìna che «comprendeva seipopoh, quat- tordid religioni, diciassette lingue». Appartiene a quel filone mitteleuro¬ peo dì Kraus e Musil, Broch e Maral, che ha saputo raccontare storie minime e gigantesche, impre¬ gnate con la banale dolorosità della vita. Von Rezzori scrive con sarca¬ smo e nostalgia, con crudeltà e amore. Senza prendere posizione. Incidendo nella pagina bianca veri¬ tà scomode e sgradevoli, senza im¬ pegni morali, lasciando che sia il lettore a capire e formulare un giudìdo dì valore. E' convinto che la Storia non vada sempre avanti. Bensì che spesso devii, s'attorcigh, ritorni su se stessa. Il mondo asbur¬ gico appartiene al passato. E' tra¬ montato. Ma sembra essere anche straordinariamente vicino. Perché la brutalità dei regimi e il seme dell'odio razziale non muoiono mai. E nei testamenti cartacei dì quella letteratura, forse, si può ancora scovare l'antìdoto dell'intelligenza alla violenza della politica e dell'or¬ goglio etnico. Gregorvon Rezzori Memorie di un antisemita trad. diM. CocconìPolle E. Dell'Anna Ciancia, Guanda, pp301; L. 32.000 ROMANZO Gregorvon Rezzori fu uno tra gli ultimi testimoni e cantori della MittelEuropa: nacque nel 1914 a Czernowitz, mori in Italia nel 1998 RECENSIONE Bruno Ventavoli
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