Qala-i-Jangi Cinque errori per un massacro

Qala-i-Jangi Cinque errori per un massacro mmmm •RIGIONIERI SOTTO UN DOPPIO FUOCO Qala-i-Jangi Cinque errori per un massacro reportage arding, TJsdall, Watt, Nortón-Taylor MAZAR-I-SHARIF UN'UNICA, orribile, atrocità può fornire il momento-sim¬ bolo di una guerra: il massacro di My Lai, in Vietnam; i resti carbonizzati dei soldati irache¬ ni a Mutla ridge, appena fuori dal Kuwait; forse, per questa guerra afghana, la sanguinosa conclusione dell'assedio alla for¬ tezza ottocentesca di Qala-i- Jangi, alle porte di Mazar-i-Sha- rif. Le immagini dei soccorritori che si aprono la strada attraver¬ so i cadaveri dei prigionieri taleban hanno sconvolto tutto il mondo. Almeno 175 prigionie¬ ri sono stati uccisi: tanti sono i corpi finora recuperati dalla Croce Rossa. Mentre cresce la pressione su Gran Bretagna e Stati Uniti per aprire un'inchiesta sulla strage, il «Guardian» ha rico¬ struito in modo dettagliato gli eventi di quei giorni: una serie di errori catastrofici che, come ha detto in una intervista al «Guardian» il comandante anti- taleban che aveva negoziato la resa dei taleban, sono comincia¬ ti- con un errore di dalcolo americano. Amir Jan, un comandante pashtun passato alle forze anti taleban all'inizio di quest'anno, aveva detto che sarebbe stato assai improbabile che i guerri¬ glieri stranieri taleban - soprat¬ tutto arabi, pakistani e uzbeki - per la loro resa formale andasse¬ ro da Kunduz a Mazar-i-Sharif, la città del signore'del^ guerra Rashid Dostum. si ipotizzava piuttosto che si sarebbero arre¬ si a Erganak, 20 Km a Ovest di Kunduz. Invece camminarono tutta la notte nel deserto e alle 3 del mattino arrivarono nei pres¬ si di Mazar. Il mullah Faizal, il comandante taleban di Kun¬ duz, aveva detto ai guerrigheri stranieri che dovevano deporre le armi, ma non aveva precisato che sarebbero stati fatti prigio¬ nieri. «Loro pensavano che, una volta arresisi all'Alleanza del Nord, sarebbero stati rilasciati - ha detto Amir Jan al"Guardian" -. Non pensavano che sarebbero stati gettati in una cella». Mentre i soldati americani preparavano i collegamenti sa¬ tellitari, i soldati fedeli al gene¬ rale Dostum si disponevano in posizione d'attacco. Dopo tre o quattro ore di negoziati, i com¬ battenti taleban accettarono di arrendersi una seconda volta - ma soltanto a Amir Jan, del quale si fidavano per via delle sua radici pashtun e dei suoi precedenti taleban. A quel pun¬ to la milizia di Dostum comin¬ ciò a disarmare i taleban e a impilare le loro armi su un carro verde. Il generale Dostum aveva preso accordi per portare i prigionieri alla base aerea sovietica di Mazar-i-Sharif, rac¬ conta ancora Amir Jan, ma le forze speciah americani aveva¬ no posto il loro veto, dicendo che la pista poteva servire per operazioni militari. Il generale Dostum decise allora di portare i prigionieri nella sua fortezza personale alle porte di Mazar, Qala-i-Jan- gi. Nelle precedenti due settima¬ ne alcuni ufficiali americanavevano segretamente passato parecchie ore nel complesso, e sapevano che era pieno di armpesanti. Ciò nonostante dissero sì al progetto improvvisato dDostum e i prigionieri finirono stipati in cinque camion. Said Kamal, il capo della sicurezza del generale Dostum, fece perquisire i prigionieri dei primtre camion ma poi, calate le tenebre, lasciò perdere quelldegli altri due. Una decisione che si rivelò poi disastrosa. Il generale Dostum intanto era partito per Kunduz, mentril convoglio di prigionieri raggiungeva Qala-i-Jangi, dov'errimasta una scarna guarnigione. Nader Ali, il capo dellpolizia di Dostum, tentò nuovamente ^perquisire i taleban -|-ma"a sorpresa un prigionierazionò il detonatore di ungranata che aveva nascosto su di sé, trascinando nella mort Ali e un altro uomo di Dostum. Quella notte altri otto taleban si fecero saltare in aria e fu chiaro che un certo numero di loro possedeva ancora granate. «Capii che erano pericolosi - racconta ancora il comandante Amir Jan - e pensammo che fosse megUo legare loro le mani e portarli nelle celle sotterra¬ nee». L'indomani arrivarono al¬ cuni uomini della Croce Rossa, per controllare che i prigionieri fossero trattati umanamente, registrare i loro nomi e prende¬ re messaggi per le loro famiglie. Anche due. uomini della Cia, Johnny «Mike» Spann e «Dave» avevano ricevuto*istruzioni di passare al setaccio i taleban per scoprire gli uomini di Bin laden e Al Qaeda. Erano arrivate an¬ che due troupe tv - l'agenzia Reuters e la rete tedesca Ard - che si trovavano nel comparto prigionieri, insieme a Dave e Mike che avevano cominciato a interrogare i sospetti. Alle 11.25 i primi guerriglieri taleban furono portati sul prato della cittadella e le guardie legarono i primi otto, racconta Amir Jah: «I prigioiiièri pensa¬ rono che li avremmo fucilati e attaccarono una delle guardie, prendendole il fucile». Pensaro¬ no anche che i giomalisti tv fossero soldati americani venu¬ ti per filmare la loro esecuzio¬ ne. Così un altro prigioniero afferrò Mike e fece esplodere un'altra granata, trascinandolo con sé nella morte. La Cia dà del fatto un'altra versione, secondo la quale gli avrebbero sparato in un altro momento. A quel punto scoppiò l'infer¬ no: i prigionieri attaccarono cinque guardie e presero le loro armi, mentre i giornalisti corre¬ vano a ripararsi. Dave riuscì a fuggire solo dopo aver sparato, e ucciso, un taleban. Scoppiò una vera e propria battagha tra i prigionieri, che ora avevano il controllo della fortezza e si erano approvvigionati nell'ar¬ meria, e i soldati che si trovava¬ no nel quartier generale di Do¬ stum, 300 metri più in là. «Da¬ ve» riuscì a telefonare all'amba¬ sciata, americana in Uzbeki¬ stan: «ABKiamo perso il control¬ lo della situazione. Mandate elicotteri e truppe». L'appello funzionò. Alle 3,30 gli aerei mandati dal Pentagono spararono una decina di missili direttamen¬ te tra i taleban. Tutti raggiun¬ sero l'obiettivo, tranne uno. Nella confusione, almeno die¬ ci prigionieri riuscirono a fuggire. Il giorno successivo i taleban superstiti, alcuni armati di lan¬ ciarazzi, opposero una forte re¬ sistenza mentre i B-52 passava¬ no e ripassavano sulle loro te¬ ste. Allarmati dalla resistenza dei taleban, il martedì arrivaro¬ no alla base ulteriori forze spe¬ ciah, che consigliarono all'Alle¬ anza di stanare gli ultimi tale¬ ban versando olio nel seminter¬ rato e dando fuoco. Occorsero un intero serbatoio e ripetuti bombardamenti per finirli. Il mercoledì l'Alleanza ripre¬ se il controllo della fortezza e il giovedì si scoprì che un taleban era ancora legato nel sotterra¬ neo, sopravvissuto mangiando la carne dei cavalli. Frattanto era arrivato il generale Dostum, che fece il giro della fortezza e vide tutto l'orrore della batta¬ gha. Un fotografo dell'Associa- ted Press fotografò in un campo i corpi di almeno cinquanta juerriglieri taleban con le mani egate da sciarpe e i soldati dell'Alleanza che le rubavano tagliandole dai polsi o preleva- vano capsule d'oro dai denti dei cadaveri. Washington ha cercato di lavarsi le mani dell'accaduto, dicendo che responsabile dei prigionieri era l'Alleanza del Nord. Ma un gruppo di avvocati ha già promesso battaglia: a Qala-i-Jangi sono stati violati i diritti umani garantiti dalla Convenzione di Ginevra. Su due punti: il trattamento degradan¬ te dei taleban, quando sono stati legati, e la spropositata potenza di fuoco dispiegata con¬ tro di loro dai caccia americani. In discussione c'è anche il comportamento dei due uomini della Cia, «incredibilmente stupi¬ do e non professionale», come dice Adam Roberts, un'autorità di Oxford nell'ambito del diritto di guerra. Furibondo per la mor¬ te di «Mike» Spann - il primo americano morto nella guerra d'Afghanistan, almeno a quanto si sa - il direttore della Cia, George Tenet, ha accusato i tale¬ ban di omicidio premeditato: «Si sono ribellati per uccidere». Portati via gii ultimi cadave¬ ri, la battaglia si è spostata in America e in Inghilterra, dove i governi hanno respinto la ri¬ chiesta di un'indagine da parte di Amnesty International. Tut¬ to finirà probabilmente in nul¬ la. Alla Camera dei Comuni, il premier Tony Blair ha dovuto rispondere a una sola domanda sull'Afghanistan: chi sfamerà adesso Marjan, il leone guercio dello zoo di Kabul? Copyright The Guardian Sbaglio fatale: due camion di taleban che si erano arresi a Kunduz non furono perquisiti Così le armi entrarono nella fortezza e furono utilizzate per la rivolta Quando furono portati fuori dalle celle per gli interrogatori pensarono che volessero fucilarli. Allora uno attaccò una guardia, un altro innescò una granata ^f) Sabato 24 novembre Circa 300 soldati taleban vengono portati alla fortezza di Qala-i-Jangi, che ne ospita già altrettanti nelle proprie celle sotterranee Domenica 25 novembre h. 11,15: L'agente della Cia «Mike» interroga i prigionieri per scoprire tra di loro gii uomini di m\ Al Qaeda. I prigionieri lo attaccano, sopraffanno le guardie dell'Alleanza e prendono il controllo ^^ del settore Nord-occidentale L'altro agente della Cia, «Pavé», si rifugia nell'edificio principale insieme ad alcuni giomalisti Circa 600 prigionieri taleban fanno razzia nelle due armerie, impadronendosi di ogni genere di munizioni e attaccando i soldati dell'Alleanza del Nord nel settore Sud-orientale h. 14: Arrivano 9 americani delle forze speciali e 6 britannici delle Sas e dal tetto della casa del guardiano segnalano ai bombardieri dove colpire h. 16: comincia il bombardamento americano, che prosegue per tutta la notte Lunedì 26 novembre mattina: i soldati dell'Alleanza del Nord piazzano un carroarmato sulla torre della fortezza Nord-orientale - . ^ l ' h. 10,53: un mìssile vagante americano colpisce il muro Nord, facendo esplodere il carro armato: tre americani e molti mujaheddin sono feriti ® mezzanotte: nuovo bombardamento amerìcai^^eHimiggeTe lue Una esplode, provocando un enorme incendio Martedì 27 novembre Mattina: ì taleban cominciano a cedere. Ne sopravvive una cinquantina, che si sfama uccidendo i cavalli. Dalle torri e dai camminamenti i soldati dell'Alleanza del Nord sparano sui prigionieri. Il settore Sud-occidentale è coperto di prigionieri morti, mentre molti dei sopravvissuti sono ancora prigionieri, legati, nelle celle sotterranee . Un carro armato dell Alleanza elei Nord penétrTneTsett e spara a raffica contro i magazzini, per uccidere gli ultimi superstiti SANGUE E POLVERE L'AC 130 AMERICANO ARRE IL FUOCO NEL CQRTILE^IIRÀNDO Al PRIGIONIERI TALÉBAN i ENTRAMBE LE ARMERIE VENGONO UISTRUTTE, UNA ESPLODE DELL'ALLEANZA DEL NORD, COLPITO DA UN MISSILE VAGANTE USA o TORRE SUD LA FORTEZZA DI QALA-I-JANGI Epoca: costruita intorno al 1885 Lunghezza: 500 metri Altezza mura: 20 metri Uso: scuderia dei cavalli dei comandanti locali