HOLBROOKE Il prossimo anno tocca a Saddam di Paolo Mastrolilli

HOLBROOKE Il prossimo anno tocca a Saddam IN AFGHANISTAN SERVE UN CONTINGENTE DI PACE INTERNAZIONALE HOLBROOKE Il prossimo anno tocca a Saddam intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK KANDAHAR e U regime dei taleban hanno i giorni conta¬ ti. Al Qaeda e Bin Laden spari¬ ranno daUa faccia deUa Terra, il turno deU'Iraq verrà l'anno pros¬ simo con l'appoggio degU euro¬ pei, e l'il settembre potrebbe aprire una nuova fase storica nei rapporti tra Stati Uniti e Cina, a patto che Pechino conce¬ da l'autonomia al Tibet. Ri¬ chard Holbrooke era noto per essere un diplomatico «outspo- ken», ossia chiacchierone, quan¬ do era ambasciatore americano all'Orni: figuriamoci ora che è tomato ad essere un cittadino privato. Noi europei lo conoscia¬ mo per U negoziato in Bosnia, ma la sua carriera era comincia¬ ta come giovanissimo assisten¬ te segretario di Stato per l'Asia, durante l'amministrazione Car¬ ter, e queUa zona del mondo resta una delle sue passioni principaU. Venerdì sera, appe¬ na rientrato da un viaggio in Cina dove ha incontrato U presi¬ dente Jiang Zemin, Holbrooke si è sottoposto aUe domando di un seminario suUa guerra in Afghanistan, organizzato a New York daU'Asia Society. Come procede la campa¬ gna, secondo lei? «In Afghanistan molto bene. La'-caduta di Kandahar è solò questione di* tempo, e con essa lafine delferegime dePtàlèban^Al-Qàedà » già smembrata, almeno in quel¬ la regione, e credo che pre¬ sto potremo dimenticarci an¬ che di Bin Laden». Però... «Però non dobbiamo ripete¬ re l'errore commesso alla fine dell'invasione sovieti¬ ca, quando perdemmo inte¬ resse nell'Afghanistan e de¬ cidemmo di abbandonarlo. Non possiamo permettere che l'Alleanza del Nord la faccia da padrone, atteg¬ giandosi a forza liberatrice di Kabul e del paese. Senza l'aiuto dell'aviazione ameri¬ cana non sarebbero andati da nessuna parte, e dobbia¬ mo far pesare il nostro ruolo, imponendo la presen¬ za di un contingente inter¬ nazionale di pace. Ogni gior¬ no che passa senza questo contingente, l'Alleanza raf¬ forza la sua presa sul paese, e ciò pone le basi per una nuova guerra civile a breve scadenza». Gli americani non voglio¬ no fare parte della forza di pace, e gli afghani non sembrano ansiosi di vedere gli europei sul loro territorio. «Capisco il generale Franks: lui non vuole truppe stranie¬ re tra i piedi, fino a quando non avrà completato la sua missione, che comprende la sconfitta definitiva dei tale¬ ban e la cattura di bin Laden. La forza di pace, però, può essere schierata nelle zone ormai liberate e fuori dal conflitto. Dovreb¬ be essere costruita sul mo¬ dello di quella intervenuta a Timor Est, autorizzata dall' Onu ma guidata dall'Austra¬ lia, con l'aiuto di altri paesi volontari. In Afghanistan, il ruolo dell'Australia dovreb¬ be assumerlo la Turchia, unico paese islamico della Nato e influente potenza regionale». Condivide la gestione della- guerra da parte del presidente Bush? «Accetto la sua retorica, a patto che non ci aspettiamo una vittoria come quella del Golfo. Non ci saranno para¬ te, e lo sforzo contro il terrorismo dovrà essere co¬ stante, sviluppandosi a vari livelli». L'Iraq sarà il prossimo obiettivo? «La mia percezione persona¬ le è che lo prenderemo di mira l'anno prossimo. L'am- mmistrazione sta già prepa¬ rando il terreno, dicendo che non servono le.prove'dj un collegamento con gli at¬ tentati dell'll settembre. Saddam è un individuo peri¬ coloso, e di sicuro sta appro¬ fittando dell'assenza degli ispettori Onu per ottenere armi di distruzione di mas¬ sa. Se ha intenzione di usar¬ le, mettendo a rischio la sopravvivenza del suo regi¬ me, non posso dirlo. Ma penso che non sia il caso di correre il rischio e restare a vedere». Un attacco all'Iraq non frantumerebbe la coali¬ zione internazionale? «Su questa operazione speci¬ fica perderemmo il sostegno della Cina e della Russia. Al momento anche gli europei, con in testa la Francia, sono contrari. Ma io sono sicuro che se l'amministrazione riu¬ scirà a costruire bene il suo caso, alla fine ci seguiranno nella distruzione di Sad¬ dam». Lei ha appena incontra¬ to Jiang Zemin: perché sostiene che Stati Uniti e Cina hanno un'occasio¬ ne storica di cambiare la dinamica dei loro rap¬ porti? «Perché la guerra al terrori¬ smo ha ricostruito un inte¬ resse strategico comune. Ne¬ gli ultimi trent'anni i nostri rapporti hanno vissuto due fasi. La prima va dalla visita segreta di Kissinger negli Settanta fino al 1989, ed è caratterizzata da una colla¬ borazione basata sull'inte¬ resse reciproco di contenere l'Urss. La seconda va dal 1989 e Tiananmen fino all'11 settembre, ed è carat¬ terizzata da una tensione crescente per la scomparsa dell'interesse strategico co¬ mune. La minaccia del terro¬ rismo ora ci consente di costruire una nuova allean¬ za,1 perché i leader cinesi la sentono sulla loro pelle. L'unico vero ostacolo resta il Tibet. Se Pechino non concederà l'autonomia, l'ala moderata che fa capo al D'alai Lama perderà la lea¬ dership, aprendo la strada ad un movimento violento sul modello del Uck nel Kosovo. Naturalmente l'Oc¬ cidente non risponderebbe facendo alla Cina quello che ha fatto alla Serbia, ma la Repubblica Popolare vivreb¬ be una lacerante guerra in¬ terna, nel più completo isola¬ mento internazionale». La caduta di Kandahar è solo questione di tempo, e con essa la fine del regime dei taleban Al Qaeda è già smembrata, almeno in quella regione, e credo che presto potremo dimenticarci anche di Bin Laden Per quanto riguarda Baghdad l'Amministrazione Usa sta già preparando il terreno dicendo che non servono le prove di un collegamento con MI settembre.Certo perderemo il sostegno di Russia e Cina ma I l'Europa ci sarà li presidente iracheno Saddam Hussein fa pratica con un lanciagranate al tempo della guerra Iran-Iraq In alto, l'ex ambasciatore Richard Holbrooke In una caricatura di David Levine